A Ceccano, nel caffè letterario Sinestesia, si tiene oggi, sabato 5 luglio 2025, la presentazione del libro di Piero Perone “Giancarlo Siani. Terra nemica”, pubblicato da San Paolo edizioni. L’opera ripercorre la vicenda di Giancarlo Siani, il giornalista assassinato dalla camorra nel 1985, e l’impegno di un gruppo di cronisti che ha cercato di far luce sulla sua morte. Il libro si inserisce nella ricorrenza dei quarant’anni dall’omicidio e richiama l’attenzione su una pagina tragica e ancora in parte nascosta della cronaca italiana.
L’uccisione di Giancarlo Siani, avvenuta la sera del 23 settembre 1985 a Napoli, resta uno dei crimini mafiosi più inquietanti della storia recente italiana. Per lunghi anni è calato un silenzio pesante sul caso, che fin dall’inizio presentava un movente delicato, difficile da scoprire davvero. Il libro di Perone torna a raccontare quelle ore e i mesi successivi descrivendo il clima di intimidazione e isolamento in cui Siani operava.
Il giornalista aveva solo 26 anni, senza un contratto stabile, ma decise di scavare a fondo nelle connessioni tra politica e criminalità organizzata. Al momento di morire, sembrava già circondato da sospetti e minacce crescenti. Il libro ha l’intenzione di mostrare la sua determinazione nel denunciare verità “invisibili”, in una “terra nemica” dove la paura dominava e la solidarietà mancava.
Negli anni successivi all’omicidio, per otto anni, il caso sembrò avvolto in un silenzio impenetrabile. Quei lunghi anni rappresentano un vuoto di giustizia e di conoscenza nella storia italiana. Nel 1993 una svolta arrivò con l’arrivo al quotidiano il Mattino di Sergio Zavoli, maestro della comunicazione, e Paolo Graldi, esperto di mafia e terrorismo. Il loro arrivo diede impulso a un’inchiesta parallela a quella della magistratura, guidata da un ristretto gruppo di cronisti detto “pool Siani”.
Questa squadra si mise sulle tracce di indizi spesso ignorati, facendo luce su temi nascosti dall’omertà. Scoprirono, tra l’altro, che un manoscritto scritto da Siani, nella fase finale della sua ricerca, era sparito prima di poter essere pubblicato. Da quel momento si cercò di capire la verità, anche se molte piste furono imboccate solo a metà, lasciando il mistero in parte irrisolto.
Pietro Perone, autore del libro, è un giornalista con quasi 40 anni di esperienza al Mattino di Napoli. Ha raccontato la cronaca italiana, in particolare i rapporti tra politica e criminalità organizzata, e ha seguito direttamente l’inchiesta sul delitto Siani.
Da sempre residente a Napoli, Perone conosce profondamente le contraddizioni della città, tra bellezza e difficoltà sociali, e affronta con rigore le verità più dure di questa realtà. Non evita di definire le cose con chiarezza e senza giri di parole.
Oltre a “Giancarlo Siani. Terra nemica”, Perone ha scritto altri libri dedicati alla città e ai suoi protagonisti. Tra questi “Pino Daniele: Napoli e l’anima della musica, dal Mascalzone latino a Giogiò”, una biografia del celebre cantautore napoletano, pubblicata sempre da San Paolo edizioni. In passato ha anche raccontato la figura del vescovo Riboldi, che negli anni ’80 si oppose apertamente alla camorra, in volume intitolato “Don Riboldi 1923-2023, il coraggio tradito”.
La sua capacità di scavare nelle storie più difficili ha aiutato a mantenere vive queste memorie, contro dimenticanze e superficialità.
La presentazione di oggi vede la partecipazione di figure appartenenti al mondo politico, culturale e familiare legate alla storia di Giancarlo Siani. Saranno presenti Paolo Siani, fratello di Giancarlo e già deputato, che porta la testimonianza diretta della vicenda familiare.
All’incontro prende parte anche Andrea Querqui, sindaco di Ceccano, città che ospita l’evento. Presenti inoltre Colombo Massa, consigliere comunale, e la poetessa Lara Schaffler, che contribuiranno con riflessioni su memoria e impegno civile.
Modera la serata lo scrittore Diego Protani, che segue da anni temi di attualità e cultura.
L’appuntamento nel caffè letterario Sinestesia si propone come un momento di confronto e ricordo, per mantenere viva la memoria di un giovane cronista ucciso, ma anche per rilanciare il ruolo del giornalismo coraggioso nel nostro paese.
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