Gli episodi di presunto nonnismo avvenuti il 4 aprile 2018 al Comani di Latina hanno portato alla denuncia di sei piloti accusati di violenza privata e lesioni. Il processo ha visto ieri la testimonianza diretta degli imputati, che hanno descritto un tradizionale «battesimo dell’aria», un rito di passaggio nel contesto militare. La vicenda coinvolge anche la giovane Giulia Schiff, vittima di queste pratiche che, secondo l’accusa, sarebbero andate oltre la goliardia e si sarebbero trasformate in vere e proprie violenze.
Il rito del battesimo dell’aria spiegato dagli imputati
I sei piloti finiti sotto processo hanno cercato di giustificare il «battesimo dell’aria» come una tradizione condivisa e goliardica, parte dell’iter d’ingresso nella comunità dei piloti. Durante l’udienza, ognuno ha raccontato la propria esperienza personale di questa cerimonia, descrivendola come una serie di pacche e schiaffi, intesi come segni di un rito collettivo e non di violenza reale. Un imputato ha dichiarato: «Ricordo di aver partecipato al battesimo di Giulia: le ho dato delle pacche con la mano aperta, era tutto euforico, una festa».
Il gesto della giovane Schiff, che si sarebbe divincolata scalciando, è stato definito un riflesso naturale e non un segno di volontà di opporsi al rito. L’accusa contesta che questa descrizione minimizzi l’effetto delle azioni, che per la giovane sono state fonte di disagio e lesioni. Le difese hanno fatto visionare due video relativi ai battesimi di altri piloti per sostenere che si trattasse di prove che tutti superavano, con spirito di festa e senza elementi di coercizione.
Il racconto di chi condivideva la stanza con giulia schiff
Tra gli imputati, anche una pilota che condivideva la stanza con Giulia Schiff ha preso la parola in tribunale. Ha raccontato di un rapporto personale positivo con la giovane, senza percepire che avesse timori o angosce riguardo agli episodi di nonnismo. Riferisce che, sì, Giulia aveva detto «basta» a un certo punto del battesimo, ma questo veniva paragonato a momenti di fastidio comuni, come quando si fa la ceretta.
La stessa pilota ha ricordato che dopo la serata del battesimo Giulia le aveva suggerito di fare attenzione a dove mettevano le mani, ma comunque non mostrava un disagio evidente. Questa testimonianza punta a mostrare che, per lei e per altri, il battesimo veniva vissuto come un momento rituale senza conseguenze psicologiche o fisiche rilevanti, anche se l’opinione della parte lesa e dell’accusa ha tutt’altra lettura.
Le immagini che documentano i battesimi e le testimonianze in aula
Durante l’udienza sono stati proiettati video che mostrano le prove superate da altri piloti nel rito del battesimo dell’aria. Un imputato ha spiegato che anche la Schiff, come molti, aveva detto «basta» durante la cerimonia, definendolo un comportamento comune e parte del gioco. Racconta addirittura di un episodio, avvenuto due giorni dopo, quando Giulia avrebbe colpito con dei ramoscelli un compagno: un gesto che sarebbe stato parte del rapporto scherzoso tra colleghi.
In questo quadro, le difese hanno puntato a rappresentare il battesimo come un momento di integrazione, una prova simbolica che accompagnava il percorso per diventare piloti, un passaggio da «pinguini» ad «aquile» come viene raccontato nel linguaggio usato all’interno. Le accuse, invece, mantengono che la goliardia abbia superato i limiti della consentita e abbia causato danni oltre la ritualità. Il processo proseguirà con altre testimonianze e verifiche delle responsabilità individuali.