Il comitato europeo dei diritti sociali ha dichiarato ammissibile il reclamo collettivo contro l’Italia presentato dal centro europeo per i diritti dei rom e dall’associazione 21 luglio. La denuncia riguarda i continui sgomberi forzati a danno delle famiglie rom dell’insediamento di via Carrafiello, a Giugliano in Campania, e la mancanza di soluzioni abitative alternative. Il comitato ha stabilito la necessità di interventi immediati per tutelare la salute e la dignità di circa 120 famiglie, tra le quali ci sono bambini, persone malate e anziani, esposte a condizioni difficili e potenzialmente pericolose.
Il reclamo, presentato l’11 marzo 2025, evidenzia come gli sgomberi ripetuti e forzati in Italia abbiano lasciato le famiglie rom senza un’abitazione adeguata e senza accesso ai servizi essenziali. Le associazioni denunciano la violazione di due articoli della carta sociale europea revisionata: l’articolo 31, che tutela il diritto all’abitazione, e l’articolo E, che vieta la discriminazione. Le autorità italiane vengono contestate per non aver fornito un alloggio alternativo dignitoso alle circa 120 famiglie residenti a via Carrafiello, esponendole a un grave rischio per la salute e la sicurezza, soprattutto per la presenza di bambini e persone con malattie croniche.
Le condizioni nelle quali vivono queste famiglie sono molto dure. Dopo l’ordine di sgombero entro il 30 aprile 2025, molti hanno occupato un terreno vicino, dove vivono in tende e baracche prive di elettricità, servizi igienici, acqua potabile e sistemi di smaltimento dei rifiuti. Questo territorio ricade nella cosiddetta “terra dei fuochi”, area fortemente contaminata da amianto e altri materiali tossici. Alcuni bambini presenti soffrono di tumori, e molti adulti hanno patologie come diabete e problemi cardiaci. Molti minori sono stati costretti a interrompere la scuola a causa di questi trasferimenti forzati.
Đorđe Jovanović, presidente dell’ERRC, ha sottolineato che la politica italiana che mira a “superare il sistema dei campi” non può tradursi in sgomberi indiscriminati che mettono a rischio la vita delle famiglie rom. Ha evidenziato come spesso tali campi siano stati creati illegalmente dalle autorità, e abbia chiesto un intervento rapido e concreto per tutelare i diritti violati. Jovanović ha invitato le autorità italiane a offrire soluzioni abitative temporanee immediatamente, garantendo accesso ai servizi fondamentali.
Anche Carlo Stasolla, a capo di Associazione 21 luglio, ha messo la palla nel campo delle istituzioni, sottolineando la necessità di una risposta reale e sostenibile ai problemi abitativi dell’insediamento di via Carrafiello. Ha annunciato la preparazione di un rapporto dettagliato sulla situazione delle famiglie, strumento utile per avviare percorsi concreti di inclusione e protezione.
Queste organizzazioni hanno documentato i numerosi sgomberi precedenti, fallimenti e mancanze da parte delle autorità di Giugliano e della prefettura nel garantire una sistemazione alternativa. La presenza da oltre 40 anni di queste comunità sul territorio dovrebbe portare a politiche abitative rispettose, ma quella di via Carrafiello rappresenta un caso emblematico di segregazione e discriminazione persistente ai danni dei rom in Italia.
Il 2 luglio 2025 il comitato europeo dei diritti sociali ha reso pubblico il suo responso, dichiarando ammissibile il reclamo n. 244/2025 e ordinando al governo italiano di adottare provvedimenti urgenti per tutelare la salute e la dignità delle famiglie rom coinvolte. Il comitato ha evidenziato che la situazione attuale rischia di causare danni gravi e irreversibili a un gruppo vulnerabile, che include bambini, persone con malattie croniche e altre condizioni di fragilità.
L’istanza impone all’Italia di organizzare un alloggio temporaneo che sia sicuro e dignitoso, con accesso continuo ad acqua potabile, riscaldamento, servizi igienici, elettricità e rifiuti. Questi servizi devono essere garantiti quanto prima, per evitare ulteriori rischi alla salute e peggioramenti delle condizioni di vita.
Il governo italiano ha tempo fino al 15 settembre 2025 per presentare un rapporto scritto che documenti le misure adottate in risposta alla decisione. Le associazioni coinvolte continueranno a seguire da vicino l’evoluzione della vicenda, vigilando perché le disposizioni vengano rispettate e per spingere verso soluzioni stabili e conformi al diritto.
L’attenzione resta alta perché la questione abitativa delle comunità rom in Campania rappresenta il sintomo di disagi più profondi legati alla mancanza di diritti concreti e alla marginalizzazione che ancora colpisce molte minoranze in Italia.
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