Negli ultimi giorni il tribunale di Latina ha emesso una sentenza importante in un caso di violenza sessuale su una minore. La condanna a quattro anni di reclusione per A.C.Z., residente nella provincia di Roma, arriva dopo un procedimento giudiziario segnato da prove di rilievo, tra cui un video girato proprio dalla vittima. Il filmato, lungo circa tre minuti, ha permesso di ricostruire gli atti contestati all’imputato e ha giocato un ruolo cruciale per il giudizio finale.
Un video chiave: come la testimonianza della vittima ha influito sul processo
La ragazzina, spinta dalla paura di non essere creduta, ha deciso di registrare con un tablet alcuni episodi di violenza. Le immagini, acquisite dal tribunale, hanno dato un peso notevole alle accuse e sono state uno degli elementi centrali della sentenza. Nel video, si vedono chiaramente momenti in cui l’imputato compie atti sessuali, confermando quanto denunciato dalla minore e dai suoi familiari.
Questa testimonianza audiovisiva ha rotto il muro del silenzio che avvolge spesso casi simili. Anche grazie al coraggio della vittima che, nonostante la giovane età , ha voluto lasciare tracce concrete di quanto subiva. La Procura ha sottolineato l’importanza di questa prova, che ha permesso di portare avanti l’intero procedimento con maggiore incisività .
La difesa non ha potuto contestare con forza la presenza di questo video ai fatti emersi anche durante le udienze. Si tratta di un elemento che ha rafforzato le accuse della pubblica accusa e che ha convinto il tribunale a confermare la richiesta di condanna.
Ricostruzione delle accuse e testimonianze in aula
Il processo si è svolto nell’arco di diverse udienze, con l’ascolto di molti testimoni. Tra questi, la madre della minore ha dichiarato dettagliatamente cosa era accaduto dal 2016 al 2022, periodo in cui si presume si siano consumati gli abusi. Ha descritto come la bambina, inizialmente troppo piccola per capire cosa stava succedendo, fosse stata poi raggiunta da una consapevolezza dolorosa quando è cresciuta.
Secondo l’accusa, A.C.Z. avrebbe obbligato la vittima a subire e persino a assistere ad atti sessuali. Un episodio specifico segnalato risale a quando la ragazzina aveva appena 10 anni, allorché l’imputato le avrebbe alzato la vestaglia per toccarla nelle parti intime. La vicenda si è consumata in un ambiente domestico, aggravando la situazione sia per il clima di fiducia tradita, sia per la vulnerabilità della minore.
I genitori della vittima, assistiti dall’avvocato Veronica Terelle, si sono costituiti parte civile, chiedendo giustizia per la figlia. La denuncia è stata sporta non solo dalla madre ma anche dall’ex marito, il padre della bambina. Il quadro di testimonianze, prove e ricostruzioni ha guidato il tribunale a riconoscere la responsabilità dell’imputato.
La sentenza e i suoi riflessi nella provincia di latina
Il collegio penale del tribunale di Latina ha accolto pienamente la richiesta della pubblica accusa, emettendo una condanna a quattro anni di reclusione per A.C.Z. L’uomo dovrà scontare la pena per i reati commessi durante i sei anni indicati dal capo d’imputazione.
Questa sentenza rappresenta un momento significativo nella lotta contro gli abusi su minori in provincia di Latina. Il caso sottolinea anche il ruolo fondamentale che le nuove tecnologie possono avere nel delineare prove concrete, soprattutto quando le vittime non trovano immediatamente ascolto.
Le autorità locali mantengono alta l’attenzione sulla tutela dei minori e sulla sensibilizzazione contro questi crimini. L’esito di questo processo dimostra come la giustizia possa arrivare anche in situazioni complesse e delicate, confermando l’importanza di denunciare e documentare ogni episodio di violenza.
