Il ministero della Salute ha inviato alla Conferenza unificata Stato-Regioni il nuovo piano d’azione nazionale per la salute mentale, corso dal Tavolo tecnico per la salute mentale, che copre il periodo 2025-2030. Tra le priorità spicca la salute mentale perinatale, un tema reso urgente dall’aumento dei disturbi depressivi legati a gravidanza e post-partum, in particolare dopo gli effetti della pandemia. Il documento contiene misure specifiche per prevenzione, diagnosi e trattamento in questa fase delicata della vita.
I dati raccolti mostrano livelli preoccupanti di depressione tra le donne in gravidanza e nel post-partum. Prima della pandemia, la prevalenza di disturbi depressivi nel periodo prenatale oscillava tra il 15 e il 20 per cento, mentre in quello post-partum si attestava tra il 16 e il 18 per cento. Queste cifre diventano più alte nei paesi a basso o medio reddito. In Italia, secondo i dati aggiornati, le donne a rischio di depressione perinatale erano l’11 per cento nel 2019, ma nel 2022 questa quota ha subito un’impennata, toccando il 25 per cento.
L’aumento è in parte riconducibile alle tensioni provocate dalla pandemia e dai lunghi periodi di isolamento che hanno aggravato condizioni di ansia e depressione. Questi disturbi non danneggiano soltanto la donna, ma influenzano anche lo sviluppo del bambino. Il rischio di parti prematuri e di basso peso alla nascita cresce in presenza di depressione o ansia materna. Inoltre, studi osservano ripercussioni sulle capacità cognitive e sul comportamento del bambino, dall’infanzia all’adolescenza.
Per affrontare la problematica, il Pansm 2025-2030 propone l’introduzione di screening universali già dal primo trimestre di gravidanza. Questo consente di individuare precocemente i disturbi dell’umore e valutare quali donne presentano fattori di rischio particolari. Tra questi, ci sono la storia familiare di disturbi psichiatrici, poliabortività, bambini nati prematuri o con condizioni di disabilità, gravidanze nate da tecniche di procreazione medicalmente assistita e situazioni di fragilità sociale.
Lo screening non sarà un semplice test, ma parte di un percorso articolato che collega diagnosi, monitoraggio e trattamenti su misura. L’obiettivo è prevenire l’aggravarsi dei sintomi, erogare supporto psicologico e attivare interventi tempestivi, evitando così ricadute o complicanze durante e dopo la gravidanza.
Il piano riconosce nei servizi consultoriali un ruolo centrale nel percorso di supporto alla salute mentale perinatale. Questi servizi dovranno essere potenziati per offrire corsi preparatori alla nascita dedicati non solo alla gestione tecnica del parto, ma anche agli aspetti emotivi e psicologici. I genitori potranno accedere a interventi informativi, psicoeducativi e formativi volti a migliorare la loro capacità di affrontare le sfide emotive legate al periodo perinatale.
Nei casi più complessi, il piano prevede la predisposizione di ricoveri specifici nel periodo perinatale. Questi ambienti ospedalieri dovranno garantire la cura della madre senza separarla dal neonato. Il modello proposto insiste sulla creazione di Unità madre-bambino, strutture dedicate a sostenere la formazione di un attaccamento sano e sicuro fin dai primi giorni di vita. Questo approccio punta a ridurre l’impatto negativo dei disturbi mentali sulla relazione genitore-figlio e a favorire uno sviluppo armonico sin dall’inizio.
L’invio del piano alla Conferenza Stato-Regioni rappresenta il passaggio successivo verso l’approvazione ufficiale, che determinerà l’avvio degli interventi sul territorio nazionale. L’attenzione dedicata alla salute mentale perinatale riflette l’urgenza di rispondere ai bisogni crescenti di madri e bambini in questa fase delicata.
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