La Campania resta in cima alla lista delle regioni italiane segnate da reati ambientali, con un aumento significativo degli illeciti rilevati nel 2024. Un report recente conferma come le attività illegali legate all’ambiente continuino a crescere, evidenziando una forte presenza delle ecomafie che da decenni operano nel territorio. La crescita dei reati interessa soprattutto Napoli e Salerno, ma coinvolge tutta la regione in un sistema complesso che comprende anche corruzione e abusi sugli appalti pubblici.
Secondo il report “Ecomafia 2025” di Legambiente, nel 2024 la Campania ha registrato 6.104 infrazioni ambientali, pari a un incremento del 23% rispetto all’anno precedente. Questo significa una media di circa 16,5 reati al giorno. La regione si conferma ancora come la prima in Italia per numero assoluto di illeciti ambientali. La provincia di Napoli è quella con il maggior numero di reati, ben 2.313, seguita da Salerno con 1.321. Bari, che sta entrando più prepotentemente nella classifica, ha superato posizioni precedenti piazzandosi seconda.
Il dato riguarda una varietà di azioni illegali: dallo smaltimento illecito di rifiuti, alle costruzioni abusive, fino al coinvolgimento di clan e gruppi criminali nella gestione di traffici illeciti. Negli ultimi trent’anni, come evidenziato dallo stesso studio, quasi 230 clan hanno agito in Campania, infilando mani in tutte le filiere operative monitorate. Oltre alle cifre, emergono denunce e arresti , insieme a sequestri di beni per 1.431 casi. La Campania non lascia dubbi sull’entità del fenomeno, mantenendo una posizione critica sia per quantità che per la qualità del crimine ambientale.
Il rapporto di Legambiente mette in risalto un altro problema grave: la corruzione legata ad appalti pubblici con ricadute ambientali. Tra maggio 2024 e aprile 2025, sono state censite 88 inchieste giudiziarie per fatti corruttivi che coinvolgono opere pubbliche e gestioni di servizi vitali, come quelli per la raccolta rifiuti o la depurazione delle acque. Questo fenomeno è cresciuto del 17,3% rispetto all’ultimo monitoraggio.
Gli arresti su questo fronte mostrano una hegemonia territoriale con la Puglia in testa , mentre la Campania occupa il secondo posto con 77 arrestati, seguita dalla Lombardia con 61. Questi dati raccontano di un intreccio fra interessi criminali e ampi pezzi dell’amministrazione pubblica, con conseguenze dirette sulla qualità dell’ambiente e sulla salute pubblica. L’enorme quantità di denaro in gioco rende la corruzione una leva fondamentale per l’espansione delle reti malavitose in queste aree.
Il prossimo futuro vede Legambiente impegnata nel proporre un pacchetto di 12 misure specifiche dedicate al contrasto dell’illegalità ambientale. Nel corso della presentazione a Roma del report, la presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato, ha sottolineato come nonostante il lavoro delle forze dell’ordine, magistratura ed enti di controllo, la situazione richieda interventi più decisi.
In particolare, Imparato ha richiamato l’attenzione sull’importanza di continuare a potenziare la legge 68/2015 sugli ecoreati che ha prodotto risultati ma non basta più. Serve espandere gli strumenti di contrasto anche verso le agromafie e l’abusivismo edilizio, fenomeni che aggravano ulteriormente il danno ambientale nella regione. Inoltre, ha indicato la necessità di uniformare il sistema dei controlli su tutto il territorio nazionale per evitare zone lasciate a rischio maggiore. Le proposte puntano a un’azione più coordinata che coinvolga politica e istituzioni, spingendo verso un controllo più rigoroso e costante su questi crimini.
I dati mostrano chiaramente come le ecomafie non siano più una minaccia marginale ma un elemento radicato nel contesto regionale, con un ruolo strategico nel mercato illecito. Le organizzazioni criminali si sono infiltrate in ogni fase, dalla gestione dei rifiuti al mercato del cemento abusivo. Il loro peso economico, unito alla corruzione dilagante, contribuisce a bloccare lo sviluppo sostenibile e a deteriorare l’ambiente urbano e rurale.
Il controllo del territorio si traduce in una presenza continua, con effetti devastanti sulla qualità della vita delle comunità locali. Il coinvolgimento di imprese, funzionari pubblici e amministratori crea un sistema perverso che rende arduo opporsi senza un forte impulso esterno. Dai dati emerge il fronte più critico: Napoli e Salerno, città portatrici di un grave degrado ambientale. Si tratta di un quadro che fotografa una sfida aperta per il 2025 e oltre, con la necessità di un’azione decisa per spezzare la catena di illegalità.
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