Lea Massari, nata Anna Maria Massatani a Roma nel 1933, ha attraversato il mondo del cinema senza mai piegarsi alle regole del successo convenzionale. La sua carriera si sviluppa tra Italia, Francia e Spagna, sempre mantenendo un profilo riservato e distante dalla celebrità. Attrice dallo sguardo intenso e dall’aria sfuggente, ha saputo conquistare il pubblico attraverso ruoli complessi che riflettono una continua ricerca personale. Il suo percorso artistico e umano si conclude nel 2025, lasciando un’eredità di interpretazioni oggi considerate pietre miliari del cinema europeo.
Dalla giovinezza a una scelta critica
Nata il 30 giugno del 1933 nel quartiere Monteverde della capitale, Lea Massari attraversa un’infanzia varia tra Italia, Spagna, Francia e Svizzera, figlia di un ingegnere umbro. Laureanda in architettura, arriva al mondo dello spettacolo quasi per caso grazie all’amicizia di Piero Gherardi, celebre costumista e scenografo. È proprio Gherardi a spingerla a posare come modella e a provare a entrare nel cinema.
La resistenza al convenzionale e il primo film
Questa prima fase segna il rapporto complesso tra Lea e il mondo della recitazione: lei rifiuta di essere trasformata in una tipica “donna prosperosa” come la vorrebbe Fellini per 8 e ½. Il parto artistico vero avviene nel 1954 con “Proibito” di Mario Monicelli, dove interpreta una giovane ragazza sarda. Da qui inizia una carriera che si distingue per la scelta di ruoli forti e non banali, ben lontana dall’immagine delle dive patinate dell’epoca. Nel corso degli anni Cinquanta, Lea affina la sua presenza scenica in film come “I sogni nel cassetto” di Renato Castellani, ulteriormente apprezzati dalla critica.
Passi verso la scena internazionale e teatro
Anni Sessanta e Settanta portano la conferma del talento di Lea Massari, ma anche un suo progressivo allontanamento dal cinema italiano tradizionale. Il primo grande salto è rappresentato da “L’avventura” di Michelangelo Antonioni , dove interpreta il ruolo di una giovane donna che si dissolve senza spiegazioni. Il film segna un punto di rottura: Lea si riconosce in personaggi complessi e misteriosi che riflettono una fuga dal quotidiano.
Contemporaneamente, è fra le prime attrici a frequentare la televisione impegnata, prendendo parte a grandi produzioni come “I promessi sposi” di Sandro Bolchi e “Anna Karenina” nel 1974. Questi anni sono caratterizzati da un doppio impegno sul set e in tv, che le dà grande visibilità e le consente di sviluppare una lunga serie di interpretazioni apprezzate per la loro profondità psicologica.
La consacrazione in francia e spagna
Insoddisfatta delle offerte di Cinecittà e della rigidità dei ruoli in patria, Lea sceglie di lavorare in Spagna con registi come Carlos Saura e Mario Camus, e in Francia con Alain Cavalier. Questi spostamenti segnano una svolta importante: nella nuova scena artistica viene considerata un’attrice completa e poliedrica.
Rifulge in diversi titoli importanti della nuova onda francese come “L’amante” di Claude Sautet e “Soffio al cuore” di Louis Malle. Quest’ultimo crea non poca controversia in Italia, in particolare per il tema dell’incesto, da lei interpretato con grande delicatezza. Attori e registi come Jean Louis Trintignant, Yves Montand e Alain Delon la cercarono spesso per lavori di spessore. In questo periodo Lea, con l’accento francese sul nome, appare meno come un’italiana e più come un’artista europea, apprezzata anche per la capacità di sostenere personaggi segnati da profonde contraddizioni umane.
Significati e teatro a casa
Nonostante il successo fuori dai confini nazionali, Lea torna a recitare in Italia per film significativi come “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini e “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi. A quest’ultimo ruolo è legato anche uno dei principali riconoscimenti nazionali, il Nastro d’argento nel 1979. Il rapporto con l’industria italiana però resta complesso: il suo carattere schivo e il distacco dalle dinamiche di scena la pongono spesso in una posizione marginale rispetto ai riflettori mainstream.
Parallelamente, Lea Massari ha sempre dedicato tempo al teatro. Qui si è distinta in spettacoli come “Rugantino” nel 1962 e “Cerchio segreto del Caucaso” diretto da Luigi Squarzina. Questi ruoli hanno aumentato la sua reputazione di attrice capace di spaziare da ruoli leggeri a performance drammatiche. Lo stesso teatro rappresenta per lei un rifugio, a metà strada tra la vita pubblica e la solitudine che ha voluto mantenere fuori dal set.
Vita privata e isolamento
Lea Massari sposò nel 1963 il pilota Carlo Bianchini, da cui poi si separò nel 2004. Dopo gli anni Ottanta, si allontana progressivamente dal cinema e sceglie di vivere in modo riservato, prima vicino a una spiaggia a Tavolara poi a Roma, sola con alcuni cani che aveva salvato. Il suo carattere burbero e indipendente la proteggeva da qualsiasi esposizione mediatica.
Negli ultimi anni della sua esistenza ha preferito evitare interviste o apparizioni pubbliche, ponendo grande attenzione a mantenere il riserbo sulla propria vita privata. Difensora dei diritti degli animali e vegetariana, il suo impegno fuori dalle scene si è espresso in modo deciso e coerente. Lea Massari ha chiuso la sua carriera dopo “Segreti segreti” nel 1990 ma rimane nel ricordo di molti come una figura unica nel panorama artistico, ancora oggi riscoperta per la sua autenticità e la forza di interpretazioni fuori dal comune.