Il problema delle morti sul lavoro torna a colpire l’Italia nel 2025 con un numero di vittime superiore a quello dello scorso anno. La confederazione unitaria di base accusa il governo di aver adottato una politica che mette a rischio la sicurezza dei lavoratori, riducendo gli strumenti di controllo e prevenzione. Le richieste di interventi più rigorosi restano inascoltate, mentre le condizioni di lavoro peggiorano in molti settori. In questo quadro, la cub lancia l’allarme e sollecita una mobilitazione nazionale per fermare la strage silenziosa che coinvolge operai, tecnici e lavoratori di ogni età e mestiere.
Secondo la cub, le morti sul lavoro nel corso del 2025 hanno superato quelle registrate nell’anno precedente. A preoccupare, oltre ai numeri, sono le ragioni alla base di questa crescita: la precarietà lavorativa, la deregolamentazione delle norme di sicurezza e la logica economica basata sul massimo risparmio. Operai e facchini, giovani in cerca di occupazione o pensionati che continuano a lavorare per necessità, sono le vittime più colpite da questa realtà.
La confederazione sottolinea come la riduzione dei fondi destinati agli ispettorati del lavoro abbia praticamente svuotato la capacità di controllo sul territorio. Senza adeguati ispettori, molte aziende agiscono senza rispetto delle direttive per la sicurezza, approfittando delle falle nelle verifiche e mantenendo impunità per le violazioni. Questa situazione crea un circolo vizioso che alimenta incidenti e infortuni gravi, spesso letali.
Non solo, la formazione in materia di sicurezza sul lavoro è stata indebolita, rendendo i lavoratori meno informati sui rischi e meno preparati a prevenirli. La cub evidenzia che questa situazione deriva da scelte di politica economica che privilegiano una produzione a basso costo e sacrificano la vita umana.
La confederazione unitaria di base ha avanzato richieste concrete per affrontare la situazione drammatica nel campo della sicurezza nei luoghi di lavoro. Tra le principali, segnala la necessità di aumentare la presenza degli ispettori sul territorio con un loro potenziamento effettivo, con numeri adeguati per controllare davvero le condizioni operative delle aziende.
Chiede anche l’introduzione di pene più severe e certe per chi viola le norme di sicurezza, superando le attuali forme di impunità che permettono agli inadempienti di proseguire senza conseguenze rilevanti. Inoltre, si punta al blocco dei subappalti a cascata, una pratica diffusa che spesso mina la responsabilità diretta delle aziende principali sulla sicurezza dei lavoratori coinvolti.
Un altro punto centrale riguarda il rafforzamento del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, che dovrebbero avere potere reale e strumenti per intervenire efficacemente nelle aziende. Queste figure sono fondamentali per segnalare situazioni a rischio e per rappresentare le esigenze dei lavoratori nei confronti degli enti e delle istituzioni.
La cub denuncia che il governo in carica, invece di adottare questi provvedimenti, continua con iniziative mediatiche che non cambiano la situazione reale. Il rischio è che, dietro queste apparenze, si proceda allo smantellamento delle tutele esistenti, esponendo ancora di più i lavoratori a pericoli evitabili.
La confederazione unitaria di base ha espresso cordoglio per le vittime e solidarietà alle famiglie colpite da queste tragedie. Allo stesso tempo ha rilanciato l’appello all’unità tra lavoratori e lavoratrici per opporsi a un sistema che, a loro giudizio, continua a produrre morti e infortuni evitabili.
La cub invita a costruire una mobilitazione nazionale per fermare questa escalation di incidenti e per ottenere cambiamenti concreti nelle politiche di sicurezza sul lavoro. Ritiene necessario un impegno comune che coinvolga tutte le figure del mondo del lavoro, senza distinzioni, per mettere in discussione un modello produttivo che pesa soprattutto sui più deboli.
In questa prospettiva, la confederazione punta a fare pressione sulle istituzioni affinché si rivolgano con maggiore attenzione alle condizioni materiali dei lavoratori, introducendo norme più rigide e strumenti di controllo efficaci. La richiesta di una partecipazione attiva dei lavoratori alla gestione della sicurezza sottolinea il bisogno di un cambiamento dal basso, capace di incidere sulle pratiche e sulle responsabilità di aziende e istituzioni.
La crescita delle morti sul lavoro nel 2025 potrebbe segnare un punto di svolta se questa mobilitazione riuscirà a trasformarsi in azioni tangibili. Senza interventi mirati, invece, il rischio è che la stretta sui costi e la riduzione delle tutele continuino a causare vite spezzate nelle fabbriche, nei cantieri e in tanti altri luoghi di lavoro.
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