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Oltre l’87% conosce le infezioni sessualmente trasmesse ma pochi fanno il test diagnostico

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Le infezioni sessualmente trasmesse rappresentano un problema ancora sottovalutato in italia. Pur conoscendo la maggior parte della popolazione l’esistenza delle IST e dei test diagnostici, la percentuale di persone che si sottopone realmente a tali controlli resta bassa. Dati recenti mostrano come quasi la metà delle persone che non hanno mai fatto un test non sappia neanche a chi rivolgersi. Questo divario tra consapevolezza e azione apre scenari importanti per la prevenzione e la salute pubblica.

Conoscenza diffusa ma bassa adesione ai test diagnostici

Secondo il Report ‘Infezioni Sessualmente Trasmesse: Barriere e soluzioni della diagnosi precoce’, presentato il 2025 a roma, oltre l’87% della popolazione conosce le IST e l’80% sa dell’esistenza di test, ma solo 3 persone su 10 hanno effettivamente effettuato un controllo. Il problema va oltre la semplice ignoranza: quasi la metà di chi non ha mai fatto un test non sa a quale struttura rivolgersi. Questa disinformazione sulle opzioni di screening rallenta le diagnosi tempestive.

Il sistema diagnostico, anche se ben distribuito e capace di fornire referti in 24 ore, non viene sfruttato adeguatamente. Il presidente dell’AMCLI, Pierangelo Clerici, ha sottolineato che il 90% dei casi viene diagnosticato dopo l’infezione, un dato che indica come il potenziale degli strumenti disponibili non venga colto. Solo una piccola fetta, per lo più donne in gravidanza, si sottopone a diagnosi preventiva. Serve quindi un’azione coordinata per sviluppare campagne più incisive, dando un ruolo chiave ai medici di medicina generale e pediatri nella prescrizione dei test.

L’importanza della sensibilizzazione e della formazione agli operatori sanitari

Luca Bello, presidente SIMaST, ha evidenziato la necessità di parlare apertamente di IST, soprattutto con i giovani e nelle scuole. Il messaggio riguarda anche gli operatori sanitari oltre gli infettivologi: ginecologi, dermatologi, medici di medicina generale, ostetriche e farmacisti devono essere preparati a riconoscere e trattare le IST, oltre che parlarne senza tabù.

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità presentano un aumento delle infezioni sessualmente trasmesse nel 2023 del 9% rispetto all’anno precedente e del 17% rispetto al 2021. Questa escalation riguarda soprattutto le IST batteriche come clamidia, gonorrea e trichomonas, spesso asintomatiche e quindi difficili da intercettare senza test mirati. La sifilide, con un alto tasso di diagnosi casuali, rappresenta un rischio serio perché può interessare il sistema nervoso centrale.

Il Centro Operativo AIDS dell’ISS, guidato da Barbara Suligoi, sottolinea la necessità di rafforzare i centri IST sul territorio e promuovere la formazione del personale sociosanitario. Rete e interventi mirati devono raggiungere chi non si sottopone volontariamente al test. La diagnosi tempestiva può evitare complicazioni gravi come infertilità, problemi in gravidanza o un aumentato rischio di contrarre HIV.

I dati che preoccupano: basso numero di test e disinformazione

Nonostante i laboratori italiani siano ben attrezzati per la diagnosi rapida delle IST, la copertura dei test rimane bassa. Nel 2021, solo 11.699 test sono stati eseguiti su una popolazione sessualmente attiva di oltre 37 milioni di persone in italia. Questo divario evidenzia un problema nelle politiche di diffusione e accesso.

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Il documento presentato mette in luce un quadro in cui la mancata consapevolezza pubblica e l’inadeguatezza nell’offerta gratuita di test si intrecciano con barriere culturali e stigma sociale. Clinici intervistati segnalano anche ostacoli di natura normativa e una certa confusione sulla figura medica di riferimento per la diagnosi, con il 60% della popolazione che indica ginecologi o andrologi come primi punti di riferimento, senza però una figura unica.

La risposta dei cittadini verso le informazioni ricevute è insoddisfacente. Quasi il 60% si dice deluso dalle comunicazioni ricevute dal proprio medico. Il 90% denuncia una scarsa attenzione al tema delle IST nei diversi ambiti di informazione e cura.

Raccomandazioni per migliorare la prevenzione e la diagnosi precoce

Il focus group che ha coordinato lo studio ha indicato alcune direttrici per rendere più efficace la risposta sanitaria e sociale al problema delle IST. Prima di tutto, servono campagne informative rivolte soprattutto a giovani e famiglie per stimolare conoscenza e partecipazione. Poi, bisogna potenziare i servizi di screening, garantendo accesso equo a test e consulti precoci.

Gli esperti propongono inoltre piani formativi dedicati agli operatori sanitari per incoraggiarli a un approccio proattivo verso i pazienti. Infine, suggeriscono un modello organizzativo hub&spoke per coordinare i centri di diagnosi e cura, aumentando così la capacità di risposta del sistema.

Queste proposte, illustrate durante l’evento a palazzo san macuto alla camera dei deputati, mettono in evidenza la necessità di un intervento complessivo. Serve un impegno concreto da parte delle istituzioni per contrastare l’aumento delle IST e migliorare la salute sessuale degli italiani, agendo su informazione, accesso e formazione.

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