Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che punta a contrastare i reati ambientali nella terra dei fuochi. Il testo introduce misure penali più rigide per chi inquina e stanzia 15 milioni di euro per le attività di bonifica nel 2025. L’obiettivo è fermare i roghi tossici e i traffici illeciti di rifiuti, tutelando la salute pubblica e il territorio.
Il decreto legge e le nuove pene contro i reati ambientali
Il decreto approvato al governo vuole rafforzare la lotta contro chi danneggia l’ambiente nel territorio colpito dalla terra dei fuochi. Tra le novità spicca l’arresto anche in flagranza differita per reati gravi come disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti. Chi abbandona o gestisce rifiuti senza autorizzazione rischia pene più dure, che arrivano fino alla sospensione della patente o al fermo del veicolo.
Il provvedimento introduce poi l’esclusione dall’Albo dei gestori ambientali per imprese che non rispettano le regole. Per contrastare l’abbandono di rifiuti da veicoli, il decreto autorizza l’uso di immagini provenienti dalla videosorveglianza. Un altro punto importante concerne l’amministrazione giudiziaria delle aziende coinvolte in attività inquinanti, soprattutto se legate alla criminalità organizzata.
Un giro di vite deciso nel contrasto ambientale
Queste misure attuano un giro di vite deciso, puntando a colpire tutti gli aspetti del danno ambientale presenti nella terra dei fuochi. La possibilità di arresto in flagranza differita permette di intervenire anche se non si coglie in tempo reale il reato. L’introduzione di controlli video e la stretta sulle imprese mira a bloccare le attività illecite alla radice.
15 milioni di euro per le prime bonifiche e le risorse future
Oltre alle modifiche al codice penale, il decreto autorizza la spesa di 15 milioni di euro destinati alla rimozione dei rifiuti e all’avvio delle bonifiche per il 2025. La gestione di questi fondi è affidata al commissario unico, il generale Giuseppe Vadalà. Le risorse rappresentano il primo passo concreto per ripulire il territorio dai cumuli di materiali tossici e per mettere in sicurezza le aree colpite.
Si prevede che questi fondi vengano integrati nei prossimi mesi con ulteriori stanziamenti dedicati alle bonifiche e alla messa in sicurezza dei siti. Gli interventi sono indispensabili per prevenire nuovi incendi e limitare l’impatto sulla salute dei residenti, già esposti a rischi importanti da anni.
Un impegno atteso da comunità e istituzioni
La destinazione di denaro pubblico alle bonifiche era una richiesta ormai urgente da parte delle comunità locali e delle istituzioni. Solo con fondi certi sarà possibile programmare un lavoro di pulizia esteso e continuativo. Il decreto punta quindi a far partire subito le operazioni, anche se la sfida resta complessa sul fronte operativo.
Reazioni politiche e critiche al decreto
Il provvedimento ha ricevuto commenti positivi da parte dei parlamentari campani della maggioranza. Raffaele Cerreto, di Fratelli d’Italia, ha definito il decreto come un rafforzamento decisivo dell’azione dello Stato nella terra dei fuochi. Secondo lui ora chi inquina pagherà in modo chiaro, creando un precedente importante per il futuro.
Anche Alessandra Zinzi della Lega ha sottolineato l’importanza di mantenere l’impegno sulle risorse per la rimozione dei rifiuti. Per lei i lavori di bonifica non devono fermarsi e queste prime somme sono un buon segnale.
Critiche dalla Cgil e le sfide operative
Qualche criticità arriva invece dalla Cgil, rappresentata dal segretario confederale Pino Gesmundo. Il sindacato giudica positivo l’inasprimento delle pene, ma denuncia una mancanza di politiche efficaci per il recupero e la bonifica. Secondo loro il decreto non risolve il problema di fondo, lasciando aperte molte esigenze operative e finanziarie.
Questi giudizi riflettono le difficoltà di affrontare un problema complesso e radicato, dove all’impegno penale deve affiancarsi una pianificazione concreta delle azioni di pulizia e ripristino del territorio. Sarà necessario monitorare gli sviluppi nelle prossime settimane per valutare l’impatto reale del decreto nelle aree coinvolte.