L’inchiesta aperta dalla Procura di Latina riguarda un caso di smaltimento illecito di rifiuti interrati nell’area dell’ex Frigomarket Pacifico. I carabinieri forestali hanno scoperto pannelli isolanti nascosti sotto terra, in un sito industriale dismesso a via Carrara. L’attenzione si concentra anche sugli iter amministrativi autorizzativi, che potrebbero amplificare le responsabilità della società che detiene l’area. Nel 2025, questa vicenda apre un nuovo capitolo sulla gestione dei rifiuti industriali contaminati nel territorio pontino.
scoperta dei rifiuti interrati nel sito ex Frigomarket Pacifico
Il caso è emerso durante le operazioni di controllo svolte dai carabinieri forestali del Nipaaf nella zona industriale di via Carrara a Latina. L’area, un tempo occupata dall’ex Frigomarket Pacifico, era oggetto di lavori che hanno portato alla rimozione di vecchi pannelli isolanti dalle vecchie celle frigorifere. Le verifiche hanno portato alla luce pannelli isolanti, frammentati e mischiati a terra, in parte già ammassati all’esterno dell’area. Questi materiali, classificati come rifiuti speciali, erano stati interrati illegalmente, creando così una discarica abusiva sotto il suolo del sito.
La scoperta non si limita a un semplice abbandono. Secondo quanto raccolto durante le indagini, la pratica di occultare interrati questi rifiuti non è stata comunicata né gestita secondo le normative vigenti. Il materiale, potenzialmente pericoloso, presenta rischi concreti per l’ambiente e la salute pubblica, vista la natura degli isolanti impiegati nelle vecchie celle frigorifere. La presenza di rifiuti pericolosi, inoltre, aggrava la posizione della società proprietaria o affidataria del sito, che ora dovrà rispondere del reato di gestione illecita di rifiuti e dell’eventuale danno ambientale connesso.
Criticità nelle procedure amministrative e autorizzative
Un elemento particolarmente rilevante dell’inchiesta riguarda l’autorizzazione concessa dal Comune di Latina ai lavori nell’area. La pratica amministrativa utilizzata è stata una Cila, una comunicazione d’inizio lavori semplificata, che però non prevedeva alcun obbligo di bonifica né indicava quali imprese avrebbero eseguito i lavori. Di fatto, l’intervento è stato eseguito “in economia”, cioè senza esternalizzazioni e rapporti formali con datori di lavoro esterni.
Questa forma di gestione, pur regolare sotto un certo aspetto amministrativo, non ha previsto alcun filtro o controllo preventivo sul tipo di attività svolta, né sulla presenza o meno di rifiuti pericolosi nel terreno. Un dettaglio che rischia di pesare in modo significativo sul profilo di responsabilità penale e amministrativa della società. La mancanza di indicazioni sull’impresa esecutrice e la non previsione della bonifica, in un’area industriale dismessa e potenzialmente contaminata, apre interrogativi sulla diligenza e il controllo nell’uso del sito.
sviluppi giudiziari e possibili interventi della Procura
I materiali rinvenuti sotto terra sono stati posto sotto sequestro probatorio dalla Procura di Latina, guidata dal pubblico ministero Giuseppe Miliano. La richiesta di convalida del sequestro verrà presentata al giudice per le indagini preliminari nelle prossime settimane. Il giudice dovrà valutare la fondatezza degli elementi raccolti e confermare il sequestro dell’area, decisione che rappresenta un passaggio fondamentale prima di eventuali ulteriori provvedimenti.
L’attenzione ora si focalizza sulle azioni che la Procura potrà adottare riguardo alla bonifica del sito. La contaminazione da rifiuti speciali, anche pericolosi, impone misure urgenti per ripristinare l’area e impedire ulteriori danni ambientali o rischi sanitari. L’obbligo di bonifica potrà coinvolgere direttamente la società responsabile, con possibili sanzioni penali e amministrative. Le indagini proseguiranno anche per accertare se vi siano ulteriori responsabilità a carico di altre figure coinvolte nei lavori o nella gestione del sito.
Attenzione sull’uso di procedure burocratiche semplificate
Il caso dell’ex Frigomarket Pacifico mette in luce le difficoltà di controllo sulle operazioni edilizie e ambientali in aree industriali dismesse, evidenziando come procedure burocratiche semplificate possano nascondere situazioni di grave irregolarità. La vicenda resta sotto stretta osservazione da parte degli enti preposti e richiama alla necessità di vigilare con rigore su tutti gli interventi che riguardano rifiuti pericolosi e contaminazioni ambientali.