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Questura di bologna, perquisizione corporale arbitraria su manifestante di extinction rebellion: indagato il commissario

L’episodio risale a luglio 2024, durante una protesta di Extinction Rebellion a Bologna, quando una manifestante fu costretta a una perquisizione corporale integrale nei locali della questura. Il giudice per le indagini preliminari ha definito quell’azione “arbitraria e umiliante”, chiedendo l’iscrizione nel registro degli indagati per il sostituto commissario coinvolto. Questa vicenda ha acceso un dibattito sul trattamento riservato ai manifestanti durante eventi pubblici e sulla tutela dei diritti fondamentali.

La perquisizione corporale a bologna e la denuncia della manifestante

Nel luglio 2024, durante il G7 Scienza e Tecnologia in Piazza Maggiore a Bologna, un gruppo di ventuno manifestanti di Extinction Rebellion è stato trasferito in questura dopo una protesta pacifica. Tra queste persone, una donna è stata sottoposta a una perquisizione corporale totale in un bagno ritenuto sporco e sgradevole. Le fu chiesto di spogliarsi completamente e di eseguire movimenti come piegamenti, mentre un agente controllava la ricerca di eventuale materiale di propaganda.

La donna ha subito un forte disagio per questo trattamento, e ha sporto denuncia contro il sostituto commissario responsabile dell’operazione. Inizialmente la procura aveva avanzato richiesta di archiviazione, ma la manifestante, con il supporto del suo avvocato e di Extinction Rebellion, ha contestato questa decisione. Il giudice per le indagini preliminari di Bologna ha poi accolto la sua opposizione, riconoscendo che l’azione svolta non era conforme alla legge e presentava carattere vessatorio, umiliante e illegittimo.

La decisione del gip e i rilievi sulla legalità della perquisizione

L’ordinanza del gip ha chiarito che la perquisizione corporale ordinata non rientrava nei casi previsti dalla normativa, quindi risultava arbitraria. La giustificazione fornita dalla questura, cioè la ricerca di strumenti potenzialmente usabili per atti autolesionistici, è stata definita senza fondamento e non prevista da alcuna legge. Il giudice ha inoltre sottolineato che nessuna “prassi” delle forze dell’ordine può giustificare metodi illegittimi o umilianti come quelli utilizzati.

Questo provvedimento si pone come un richiamo forte all’osservanza delle leggi e al rispetto della dignità delle persone durante le operazioni di polizia, anche in contesti di ordine pubblico complessi. L’ordinanza conferma che l’abuso di potere e le perquisizioni arbitrariamente eseguite devono essere condannate e portate alla luce.

Episodi analoghi in italia e la risposta delle autorità

Simili episodi sono emersi anche a Brescia a gennaio 2025, quando una manifestazione di Extinction Rebellion si è conclusa con il fermo prolungato di ventitré persone e perquisizioni corporali a sette donne. Questo ha riacceso la discussione sull’uso di tali misure nei confronti dei manifestanti e sui limiti imposti dalla legge.

Il ministro dell’interno, Piantedosi, ha descritto quelle perquisizioni come “pratiche operative consentite e prescritte in alcune circostanze”, spiegando che le procedure erano state svolte “nella piena regolarità”. Ma questa versione contrasta con quanto stabilito dall’ordinanza del gip di Bologna, che mette in evidenza la possibilità di abuso in questi interventi.

Il ruolo della polizia e le criticità nella gestione delle proteste

Le forze di polizia devono garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti di chi si trova sotto la loro custodia. Nel caso di Bologna emerge un chiaro problema nella gestione dell’ordine pubblico, con metodi che superano i limiti previsti dalla legge e ledono la dignità personale. Extinction Rebellion ha sottolineato che questo tipo di abusi rischia di minare i principi democratici, aumentando la sfiducia tra cittadini e forze dell’ordine.

Queste vicende mostrano come, in contesti di protesta, il bilanciamento tra mantenimento dell’ordine e salvaguardia dei diritti sia essenziale. Denunciare e portare avanti processi trasparenti su questi episodi è fondamentale per evitare il ripetersi di azioni illegittime. L’attenzione pubblica su tali casi resta alta, mentre si attendono sviluppi sull’indagine aperta a Bologna.

Monica Ghilocci

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