Un anno è passato dalla morte di satnam singh, il bracciante agricolo indiano che si è spento il 19 giugno 2024 all’ospedale San Camillo di Roma. La sua storia, segnata da abbandono e sofferenza, ha lasciato un segno profondo nella comunità di Latina. Il caso ha riacceso l’attenzione sulle condizioni di lavoro nei campi e sulle difficoltà quotidiane di chi vive ai margini della legge. Nonostante gli sforzi per combattere il fenomeno, la situazione resta critica e la memoria di satnam singh continua a essere un richiamo per richieste di giustizia e integrazione.
Satnam singh, originario dell’India, lavorava nei campi senza avere un permesso di soggiorno né un contratto regolare. L’incidente mortale avvenne vicino alla sua abitazione: il braccio rimase tranciato da una macchina agricola per l’irrigazione e, invece di ricevere immediato soccorso, il “datore di lavoro” lo lasciò accanto a una cassetta, abbandonandolo in condizioni disperate. Dopo due giorni di agonia è deceduto all’ospedale San Camillo di Roma.
Questa morte ha portato alla luce il problema dello sfruttamento nei confronti di lavoratori immigrati irregolari. Satnam non è stato protetto né assistito, vittima di una realtà in cui il lavoro nero e le condizioni disumane si intrecciano con l’assenza di diritti fondamentali. Il dramma di quel giorno è diventato simbolo di una lotta ancora aperta contro chi usa la disperazione di queste persone per guadagnare.
Il comitato Percorsi di Umanità – per una Latina Solidale ha espresso vicinanza alla famiglia di satnam singh e alla comunità Indiana, sollecitando un rapido intervento della giustizia per individuare i responsabili e garantirne la punizione. L’associazione propone di conservare la memoria di questa tragedia attraverso una forma concreta e pubblica.
Tra le soluzioni in campo, c’è quella di piantare un albero in suo ricordo in uno dei parchi cittadini, un gesto simbolico che coinvolgerebbe anche la comunità Sikh locale. Questa iniziativa dovrebbe avvenire nell’autunno 2025 e rappresentare un segno tangibile di solidarietà e ricordo.
Il comitato chiede anche il ripristino della scultura in bronzo che celebra la lotta contro il caporalato e la difesa della legalità. Questa opera, collocata sopra un cippo di marmo nella zona delle autolinee di Latina, era stata rubata nel marzo 2024, lasciando un vuoto in un luogo simbolico per la città.
A un anno dall’incidente, la realtà dello sfruttamento agrícolasi è cambiata poco. Marco Omizzolo, docente dell’università La Sapienza e sociologo esperto di questi temi, segnala che i controlli si sono intensificati. Recentemente sono stati scoperti dieci lavoratori irregolari nelle campagne di Latina. Però, la mancanza di regolarizzazione e la precarietà persistono.
Gli immigrati senza permesso di soggiorno faticano a trovare lavoro e restano in condizioni di povertà crescente. Chi invece ha un contratto, si vede spesso pagare salari inferiori alle ore effettivamente lavorate, con una paga media che si aggira tra i 4,5 e 5 euro all’ora. Questo tipo di sfruttamento economico si aggiunge a quello più evidente legato all’assenza di tutele.
Il problema resta ampio e diffuso. Lo sfruttamento nel lavoro agricolo, soprattutto in un territorio come quello di Latina, è ancora una piaga che richiede attenzione costante. L’attività dei caporali continua a incidere su migliaia di persone, mentre la mancanza di un sistema di controllo efficace rende difficile interrompere il fenomeno.
Uno degli aspetti sottolineati dal comitato è la necessità di promuovere non solo controlli e repressione, ma anche l’integrazione sociale della comunità migrante. A Latina, la convivenza e l’accoglienza passano attraverso il dialogo e la partecipazione attiva.
Come segnalato, venerdì 20 giugno si svolgerà la “Festa dei Mondi” all’arena del museo Cambellotti. L’evento coincide con la Giornata mondiale del Rifugiato e vedrà la presenza di numerose associazioni e cooperative impegnate nell’accoglienza. Sarà un momento per rafforzare legami, ascoltare storie e costruire una rete di supporto.
Questo tipo di iniziative punta a dare voce ai migranti, favorire la convivenza e contrastare discriminazioni e isolamento. Solo con la costruzione di legami solidi e la presenza su più livelli si possono affrontare le criticità legate al lavoro irregolare e allo sfruttamento.
Il caso di satnam singh resta un monito forte, che spinge a mantenere alta l’attenzione e agire con strumenti concreti. La città di Latina si trova a fronteggiare una realtà delicata, fatta di diritti negati e conflitti sociali. Occorre rispondere con azioni mirate e una presenza costante sul territorio.
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