Il vaccino Vaxzevria di Astrazeneca è stato al centro di numerose discussioni dal suo lancio per contrastare il coronavirus. Tra le reazioni avverse segnalate, la sindrome di Guillain-Barré è stata riconosciuta come possibile effetto raro. La vicenda di un uomo di 70 anni, colpito da questa patologia dopo la somministrazione del vaccino, ha spinto la commissione medica ospedaliera di Padova a certificare il nesso causale. Ecco cosa significa tutto questo e quali sono i passi da seguire per chi si trova in una situazione simile.
Vaxzevria, prodotto da Astrazeneca in collaborazione con l’università di Oxford, è stato uno dei primi vaccini approvati contro Sars-CoV-2. Il suo impiego è stato caratterizzato da diverse variazioni nel tempo: dopo l’autorizzazione iniziale, è stato limitato a soggetti fino a 55 anni, sospeso per valutazioni regolatorie, poi raccomandato agli over 60, quindi di nuovo esteso ai giovani tra 18 e 55, e infine riservato nuovamente agli over 60.
Il vaccino funziona tramite un vettore virale e si è evidenziato un ampio spettro di possibili effetti collaterali. Nella maggior parte dei casi, gli effetti sono lievi o moderati, come febbre, cefalea o dolori articolari e muscolari, che si risolvono in qualche giorno senza cure particolari. Altre reazioni riguardano risposte allergiche che in casi estremi possono diventare shock anafilattico o fenomeni vaso-vagali come svenimenti. I rari effetti gravi includono trombosi combinate a una riduzione delle piastrine nel sangue e la sindrome di Guillain-Barré.
Proprio questa sindrome autoimmune, che colpisce il sistema nervoso e può causare paralisi, è al centro di attenzione in relazione alle vaccinazioni COVID. L’Agenzia italiana del farmaco segnala che, pur essendo un evento molto raro dopo vaccino, è necessario un monitoraggio attento per diagnosticarla abilmente e intervenire in modo tempestivo.
La sindrome di Guillain-Barré si manifesta con l’attacco del sistema immunitario ai nervi periferici. Le prime avvisaglie coinvolgono mani e piedi con sensazioni di formicolio, debolezza muscolare e dolori neuropatici. Nei giorni successivi, questi sintomi si estendono e peggiorano includendo l’intero arto e anche i muscoli del respiro, della masticazione e della vista.
In fase avanzata la malattia può portare a paralisi degli arti, difficoltà nel camminare, parlare, respirare e masticare. L’incidenza in Europa varia tra 1,2 e 1,9 casi ogni 100.000 abitanti, con un picco tra giovani adulti di 15-35 anni e persone nella fascia d’età 50-75 anni.
La gravità di questa condizione impone una rapida attenzione ai primi segnali per ridurre rischi ulteriori. La diagnosi precoce, con il supporto di esami neurologici, permette di iniziare cure di supporto adeguate e, quando possibile, trattamenti che possono limitare il peggio.
In Italia la vaccinazione è considerata un trattamento sanitario con finalità doppia: proteggere sia chi viene vaccinato sia la comunità contro la diffusione del virus. Da questa premessa nasce un sistema di garanzie per chi dovesse subire danni a causa della vaccinazione.
Le due opzioni legali sono l’indennizzo e il risarcimento. L’indennizzo, disciplinato dalla legge 210 del 1992, si distingue per il fatto che non richiede la prova di colpa né l’illiceità del fatto. L’evento dannoso può verificarsi anche se tutto è stato fatto correttamente, per via di reazioni avverse imprevedibili. In questi casi, la persona danneggiata ha diritto a un assegno mensile vitalizio che copre il danno subito.
Il risarcimento, invece, si basa sull’articolo 2043 del codice civile ed è legato alla dimostrazione di un comportamento illecito o negligente.
Nella pratica, chi sviluppa la sindrome di Guillain-Barré o altre complicazioni gravi dopo la vaccinazione deve rivolgersi agli enti preposti, raccogliendo documentazione medica e presentando la richiesta imbastita secondo le norme vigenti.
Un episodio emblematico è quello di un cittadino di Ferrara, 70 anni, che ha sviluppato la sindrome di Guillain-Barré dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca il 14 aprile 2021. La commissione medica ospedaliera di Padova ha confermato il legame diretto tra vaccino e malattia.
La situazione sanitaria del paziente si è complicata al punto che non riesce più a muoversi autonomamente ed è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Per questo motivo, gli è stato riconosciuto un assegno mensile di 6.400 euro, a titolo di indennizzo, che gli assicura un sostegno economico per il resto della vita.
Questo caso segna un precedente importante: dimostra che le tutele previste dallo Stato si attivano quando sussistono evidenze scientifiche e giuridiche. Permette di comprendere che, nel rispetto delle regole, chi subisce danni rari ma gravi da vaccino può accedere a meccanismi di riparazione.
Chi sperimenta sintomi insoliti e persistenti dopo la vaccinazione deve rivolgersi immediatamente a un medico. La tempestività nel riconoscere patologie come la sindrome di Guillain-Barré è fondamentale per avviare un percorso di cura efficace.
In caso di diagnosi di danno grave correlato alla vaccinazione, si consiglia di rivolgersi ai centri specializzati o ai medici legali per ottenere certificazioni che supportino eventuali richieste di indennizzo o risarcimento.
La documentazione medica deve essere accurata, comprensiva di dettagli sulla tempistica dei sintomi rispetto alla vaccinazione e sulle cure adottate. È consigliato contattare anche gli uffici regionali competenti per informazioni sulle procedure esatte da seguire.
Le autorità sanitarie continuano a monitorare gli effetti post-vaccinazione per aggiornare le indicazioni e garantire la massima sicurezza alla popolazione, sempre bilanciando i rischi con i benefici del contrasto alla pandemia.
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