L’ex stabilimento Pozzi Ginori a borgo Piave, periferia di Latina, è stato investito da un incendio di grosse proporzioni. Le fiamme hanno colpito ancora una volta le cataste di rifiuti ammassati nella vecchia area industriale dismessa, trasformando in cenere l’ennesimo capitolo di una lunga serie di incendi nello stesso sito. Non si tratta di un episodio isolato ma di un evento che si innesta su una storia di abbandono, problemi ambientali e presenze irregolari nel territorio.
L’allarme è scattato rapidamente nella mattinata del 2025, attirando sul posto una squadra dei vigili del fuoco composta da diversi mezzi e un numero consistente di pompieri. La situazione è apparsa subito critica a causa del materiale altamente infiammabile presente all’interno dei capannoni abbandonati. I volontari della protezione civile hanno affiancato i pompieri, supportando le operazioni di spegnimento e bonifica delle aree colpite dal rogo.
Nel sito non erano presenti persone al momento dell’innesco, situazione che ha limitato i rischi per la sicurezza umana. Tuttavia, la presenza di fumo denso e odori intensi ha richiesto attenzione e misure protettive. Il lavoro per domare le fiamme si è protratto per diverse ore, sia per evitare che il fuoco potesse propagarsi ulteriormente, sia per garantire la completa estinzione al fine di scongiurare nuovi scoppi.
L’ex fonderia Pozzi Ginori è da anni al centro di tensioni legate all’inquinamento ambientale e alle carenze nella bonifica dell’area. Il sito, segnalato più volte dalla magistratura, è stato sequestrato a causa dell’accumulo incontrollato di rifiuti pericolosi e della contaminazione delle falde acquifere circostanti. L’incendio ha quindi riaperto l’allarme sulle condizioni del terreno e sul rischio che sostanze tossiche vengano liberate nell’aria.
Le cataste di rifiuti, spesso oggetto di incendi anche in passato, sono il simbolo di un degrado lasciato in eredità a chi vive nella zona. L’assenza di interventi risolutivi si riflette sulla salute pubblica e sull’ambiente, con le ripercussioni che toccano tutta l’area periferica. Le autorità locali e nazionali monitorano con attenzione la situazione ma gli interventi concreti rimangono ancora discussi.
Il territorio dell’ex Pozzi Ginori è frequentato da gruppi di migranti che vivono in condizioni precarie. In più occasioni, i locali abbandonati sono stati occupati abusivamente da persone dedite all’accattonaggio e alla raccolta di materiali dai cassonetti. Anche durante l’incendio, al momento dell’intervento dei soccorsi, all’interno dell’area erano presenti alcuni di questi individui, ma nessuno ha riportato ferite o intossicazioni.
Questa situazione evidenzia un nodo sociale complesso, fatto di marginalità e povertà, difficile da gestire in un luogo lasciato a se stesso. Le autorità stanno tentando di trovare soluzioni per monitorare meglio la zona e intervenire, ma la presenza di queste comunità continua a rappresentare un problema oltre che per la sicurezza, anche per la gestione sociale della città.
I carabinieri della compagnia di Latina si sono mobilitati subito dopo l’allarme per compiere approfondimenti sulla natura dell’incendio. Al momento è difficile stabilire se l’origine sia accidentale o se si tratti di un atto doloso, ma le indagini puntano a ricostruire le dinamiche con attenzione cercando testimoni e tracce sul posto.
Sul sito sono arrivati anche gli operatori del pronto intervento sanitario con un’ambulanza, per garantire assistenza nel caso fossero stati coinvolti dei feriti o persone intossicate. Per fortuna non ci sono state segnalazioni di questo tipo, ma la situazione resta sotto osservazione. Il comune e le forze dell’ordine manterranno alta la guardia su questo punto delicato a presidio della sicurezza dell’area e della città.
L’episodio si inserisce ancora una volta in un quadro di emergenza ambientale e sociale che si trascina da anni e continua a provocare interventi di emergenza ma pochi risultati concreti sul fronte della riqualificazione e della tutela del territorio.
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