L’istituto penale per minorenni di Nisida, a Napoli, ospita 73 giovani detenuti, un numero leggermente superiore alla capienza formale. Samuele Ciambriello, garante regionale delle persone private della libertà personale, insieme a membri dell’osservatorio campano sulle condizioni dei detenuti, ha visitato la struttura per accertare lo stato delle condizioni interne e raccogliere impressioni dirette dai ragazzi. Emerse diverse criticità legate agli spazi inagibili e alle situazioni detentive, che evidenziano la necessità di interventi urgenti e mirati.
L’istituto di Nisida ha una capienza prevista di circa 70 posti, ma attualmente accoglie 73 giovani, con alcuni spazi però inutilizzabili per problemi di inagibilità. Tra questi, una struttura esterna che ospitava cinque ragazzi impegnati in attività lavorative sull’isola è stata chiusa da mesi e non è stata ancora ripristinata. Si tratta di un’area che potrebbe facilitare autonomie importanti per i ragazzi detenuti, ma che rimane inutilizzata. In aggiunta, un reparto interno, dismesso da tempo e dotato anche di un teatro, attende ristrutturazioni ormai da molto tempo. Questi elementi incidono sulla qualità della vita e sulla possibilità di usufruire degli spazi comuni.
Gli spazi che si potrebbero impiegare per attività socio-educative rimangono così inutilizzabili, limitando le opportunità di confronto e svago all’interno dell’istituto. Dall’osservazione della struttura emerge il problema di una sottovalutazione nella gestione degli ambienti che dovrebbero accogliere minorenni in un momento complesso delle loro vite. Sapendo che le condizioni dei luoghi influiscono sul percorso di recupero, la situazione segnalata mette in evidenza una certa trascuratezza nella cura degli ambienti.
L’istituto accoglie prevalentemente minorenni: 44 su 73 sono ancora sotto i 18 anni; gli altri 29 sono giovani adulti. All’interno di questo gruppo, 12 ragazzi sono stranieri mentre 61 posseggono la cittadinanza italiana. Solo 23 dei ragazzi scontano una pena definitiva, mentre la maggioranza, cioè 50 giovani, si trovano lì in seguito all’applicazione di una misura cautelare.
La distinzione tra detenuti ha un peso sul tipo di trattamento e sulle dinamiche interne alla struttura. I minori infatti necessitano di un’attenzione particolare sia sotto il profilo educativo che psicologico. La presenza di tanti giovani adulti insieme a minorenni crea una convivenza delicata, che deve essere regolata a dovere per evitare tensioni e garantire sicurezza.
La variabilità delle situazioni giudiziarie e la composizione eterogenea del gruppo mettono sotto pressione le risorse educative e di sorveglianza. Un approccio personalizzato diventa indispensabile per rispondere alle esigenze di ciascuno, soprattutto in un contesto che si vorrebbe riabilitativo.
Una delle attività raccontate durante la visita riguarda i pasti del venerdì, in cui i detenuti dei reparti primo e terzo si ritrovano insieme a mangiare la pizza. Questa viene preparata da alcuni ragazzi impegnati in tirocini formativi con un ente esterno, un esempio pratico di inclusione e formazione lavorativa.
La socialità attorno al cibo rappresenta un momento importante per i ragazzi, un’occasione per uscire dalla routine del carcere e stringere rapporti più distesi. Al garante Ciambriello è stato chiesto specificatamente un tavolo da ping-pong, elemento che potrebbe migliorare il tempo libero di molti, stimolando la socializzazione e l’attività fisica.
Le richieste dei ragazzi e l’attenzione alla dimensione ludica rivelano la necessità di più spazi e attività dedicate, indispensabili per mantenere un equilibrio psico-fisico in contesti di detenzione giovanile. La presenza di tirocini fornisce anche una prospettiva concreta di reinserimento fuori dalla struttura.
La visita ha compreso alcune camere detentive, tra cui il reparto isolamento disciplinare. Qui era ristretto un ragazzo minorenne e le condizioni della cella sono state descritte come “gravemente fatiscenti”. Le mura e i pavimenti sporchi, l’assenza di arredi tranne una branda fissata al pavimento con materasso e lenzuola, hanno destato preoccupazione. Il bagno attiguo, costituito solo da wc, lavandino e piatto doccia in acciaio, era separato dalla stanza da una porta di ferro rotta.
Situazioni del genere sollevano questioni sul rispetto dei diritti fondamentali e sulle condizioni minime di vivibilità in un luogo di privazione della libertà. La cella di isolamento si configura come un ambiente molto duro, ma non dovrebbe presentare disagio che possa aggravare ulteriormente lo stato psicologico di chi vi è ristretto.
Il garante regionale ha preannunciato la prossima stesura di una relazione dettagliata destinata alla direzione dell’istituto e al dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Questo documento dovrebbe porre l’attenzione sulle necessità di miglioramento e seguire il percorso delle richieste segnalate durante la visita.
La visita del garante regionale campano e dell’osservatorio ha messo in evidenza le difficoltà materiali e organizzative dentro l’istituto penale per minorenni di Nisida. La situazione degli spazi inagibili, la gestione di un gruppo misto di minorenni e giovani adulti, insieme alle condizioni di alcune celle, richiede interventi concreti per garantire un ambiente più umano e funzionale. Il dialogo con i ragazzi e l’attenzione alle loro esigenze costituiscono un passaggio importante in questo percorso.
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