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A Frosinone uomo agli arresti domiciliari trasferito in carcere per ripetute chiamate al pronto soccorso

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A Frosinone un uomo con precedenti penali, già sottoposto a arresti domiciliari, ha messo in moto un meccanismo continuo di chiamate ai soccorsi e accessi al pronto soccorso. L’attività, concentrata negli ultimi due mesi, ha coinvolto ambulanze, personale medico e forze dell’ordine, generando una situazione anomala che ha portato a una decisione del tribunale locale: il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’aggravamento della misura cautelare, con la custodia in carcere.

Frequenti chiamate al 118 e accessi in ospedale senza motivi clinici rilevanti

Gli agenti delle Volanti di Frosinone, guidati dal dirigente Gianluca Di Trocchio, hanno verificato che l’uomo ha chiamato i soccorsi ripetutamente, talvolta anche più volte al giorno. Le chiamate riguardavano disturbi vari, mai specificati chiaramente, che hanno portato all’intervento di ambulanza e al trasporto nel pronto soccorso dell’ospedale Spaziani. In molti casi il ricovero o il trattamento si sono risolti senza rilievi clinici significativi, con dimissioni rapide.

Secondo le verifiche svolte dalla Polizia, l’uomo sembra aver sfruttato questi ricoveri temporanei per aggirare le restrizioni imposte dagli arresti domiciliari. Non a caso, molte delle visite in ospedale coincidevano con gli orari di pranzo e cena, sollevando il sospetto che consultasse i servizi sanitari anche per consumare pasti, approfittando della situazione.

Questa modalità ha comportato un uso frequente e non giustificato delle ambulanze e ha richiesto continui controlli da parte di polizia o carabinieri, chiamati a verificare il rispetto delle prescrizioni imposte dalla misura cautelare in corso.

Interventi delle forze dell’ordine e pressione sul sistema sanitario locale

L’intervento delle forze dell’ordine è stato continuo e ha sorvegliato ogni accesso presso il pronto soccorso. I controlli avevano l’obiettivo di accertare che l’uomo rispettasse gli obblighi di legge, ma alla luce della frequenza e dell’apparente mancanza di motivazioni cliniche valide, la Polizia ha allertato la Procura della Repubblica. La situazione stava infatti creando disagi non solo ai reparti ospedalieri, ma anche ai servizi di emergenza, impegnati a intervenire ripetutamente per richieste giudicate sospette.

Il personale medico, nei casi registrati, si è trovato a concludere rapidamente gli esami con dimissioni senza diagnosi cliniche rilevanti. Questo ha causato interrogativi e malcontento tra gli operatori, consapevoli che un uso improprio delle risorse vitali del sistema sanitario pubblico mette a rischio la disponibilità per emergenze reali.

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La presenza simultanea di ambulanze, medici e forze dell’ordine ha determinato una pressione anomala, a scapito di altre urgenze andate nel frattempo gestite con risorse limitate. Lo slancio continuo di questa attività ha portato le autorità a considerare la situazione sotto un profilo anche giudiziario.

Decisioni del tribunale e aggravamento della misura cautelare

Dopo aver raccolto tutte le informazioni e valutato i profili di abuso del sistema di emergenza e delle restrizioni domiciliari, la Procura ha deciso di formale richiesta per l’aggravamento della misura cautelare a carico dell’uomo. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Frosinone ha accolto la richiesta, ordinando il trasferimento in carcere.

La decisione ha segnato un passaggio netto, con l’obiettivo di bloccare una serie di comportamenti che aveva assunto una frequenza inquietante e che rischiavano di compromettere sia l’efficienza del pronto soccorso sia la credibilità del sistema giudiziario. L’uomo, protagonista di questa vicenda surreale, dovrà ora affrontare la custodia in carcere, mentre la gestione delle risorse pubbliche tornerà a un ritmo più ordinato.

Questa storia testimonia le conseguenze di un uso improprio dei servizi di emergenza e delle misure giudiziarie alternative. Gli enti coinvolti, dalla polizia al personale ospedaliero, si sono trovati a gestire un carico di lavoro non previsto e che ha richiesto interventi formali per porre fine alla situazione.

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