Una manifestazione si è svolta ieri sera in piazza Sannazaro a Napoli in risposta ai bombardamenti degli Stati Uniti in Iran, con numerosi gruppi e associazioni riuniti per chiedere la fine delle ostilità e denunciare l’intervento militare. Il presidio ha evidenziato il malcontento verso le politiche internazionali che coinvolgono anche l’Italia.
Il raduno ha visto la presenza di diverse realtà politiche e sociali: Potere al Popolo, Usb, Collettivo Autorganizzato Universitario, Opg Je so pazzo e Rete dei Comunisti. Ogni gruppo ha portato le proprie bandiere, un segno di unità contro la guerra ma anche delle diverse sensibilità che si uniscono su un tema comune. Tra le bandiere spiccavano quelle della Palestina e quelle dei sindacati, sottolineando il legame tra conflitti internazionali e lotte locali.
L’atmosfera era carica di tensione e determinazione, con vari striscioni a chiarire le rivendicazioni dei manifestanti. La simultaneità di sigle diverse ha dato forza al messaggio contro l’espansione militare e le conseguenze politiche che possono ricadere sull’Italia in termini di sicurezza e militarizzazione.
Uno dei momenti più suggestivi è stata l’esposizione di una gigantografia con la foto di Giorgia Meloni e Donald Trump, entrambi con il pollice alzato. Sopra l’immagine, la scritta “Bruciamo gli accordi della guerra” ha catturato l’attenzione dei presenti e della stampa. Questo simbolo resta un monito sul ruolo politico internazionale dei due leader, indicati come fautori di politiche di guerra.
Lo striscione dell’Usb con la scritta “Abbassare le armi, alzare i salari. Disarmiamoli” ha espresso richieste concrete e controculturali rispetto al crescente militarismo. I manifestanti hanno reso evidente la contrapposizione tra esigenze di sicurezza e bisogni sociali concreti, auspicando uno spostamento delle risorse dal comparto militare a quello civile.
Giuliano Granato, portavoce di Potere al Popolo, ha parlato di illegittimità degli attacchi statunitensi contro l’Iran, definiti “fuori dal diritto internazionale”. Granato ha insistito sull’idea che l’aumento delle spese militari, promosso dall’Onu, rappresenta un rischio concreto per l’Italia, soprattutto alla luce dell’alleanza con gli Stati Uniti.
Ha specificato che il nostro paese non dovrebbe consentire l’uso delle basi militari sul suo territorio per supportare operazioni di guerra condotte da èstati esteri, particolarmente Stati Uniti e Israele, indicati come responsabili di “guerra criminale”. Questo appello chiede un cambio netto di politica, mettendo in discussione il ruolo dell’Italia come piattaforma per interventi militari esterni.
Al termine del presidio in piazza Sannazaro, i partecipanti si sono spostati verso piazza della Repubblica, davanti al consolato degli Stati Uniti. Questa marcia ha voluto segnalare direttamente il legame tra le autorità americane e i bombardamenti, puntando il dito contro le decisioni prese a Washington.
Il gruppo di manifestanti è apparso compatto, anche se composto da realtà diverse. La presenza di striscioni e bandiere ha mantenuto viva la tensione civile e politica intorno al tema della guerra e dei suoi effetti sul territorio nazionale. In questa azione pubblica, molti hanno voluto dare una risposta netta alla escalation militare, chiedendo soluzioni alternative e rispetto per la pace.
L’iniziativa a Napoli si inserisce in un contesto internazionale già segnato da forti divisioni sull’intervento statunitense in Medio Oriente e sottolinea come anche in Italia il tema della guerra tocchi nervi scoperti, coinvolgendo opinioni pubbliche e forze politiche di diverso orientamento.
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