Il pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina è stato di nuovo teatro di un episodio violento che mette in luce la fragilità dell’ambiente. Ieri mattina una donna con problemi di tossicodipendenza ha scatenato un raptus, colpendo una guardia giurata con una pietra. L’intervento della polizia ha evitato conseguenze peggiori, ma lo scontro ha riaperto il dibattito sulle condizioni di sicurezza dello staff sanitario e degli addetti alla sorveglianza.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la donna era stata ricoverata temporaneamente al pronto soccorso in stato confusionale, ma senza diagnosi psichiatrica. Dopo una brevissima osservazione, le è stato chiesto di lasciare l’ospedale. All’esterno, però, il suo comportamento è degenerato: ha iniziato a lanciare pietre contro le auto parcheggiate nella zona del triage, provocando allarme tra pazienti e personale.
A quel punto, la guardia giurata, armata e presente per motivi di sicurezza al pronto soccorso, è intervenuta per fermare la donna. Durante la colluttazione la donna ha colpito il vigilante con un grosso sasso, ferendolo lievemente a una mano. L’aggressione ha subito fatto scattare la chiamata al 112. Sul posto è arrivata una pattuglia della Squadra Volante che ha preso in custodia la donna, conducendola in Questura per gli atti del caso. Nonostante questo, durante la permanenza negli uffici di polizia, la donna ha avuto un nuovo scatto d’ira e ha richiesto un altro trasporto in ospedale.
Questa dinamica evidenzia non solo le difficoltà nel gestire pazienti con disturbi complessi già in ospedale, ma delinea anche un quadro di criticità nel mantenimento della sicurezza dentro e attorno alle aree di emergenza.
L’aggressione avvenuta ieri conferma le tensioni quotidiane all’interno del pronto soccorso di Latina, che da tempo registra episodi di violenza contro il personale. Il presidio è spesso preso d’assalto da persone con problemi di tossicodipendenza o condizioni psichiatriche non completamente gestite, creando un ambiente difficoltoso per i lavoratori.
Dalla ferita subita dalla guardia giurata all’assenza di postazioni protette nel triage, emergono problematiche legate alla sicurezza fisica dei dipendenti. Le guardie giurate servono proprio per controllare criticità e ridurre rischi, ma allo stesso tempo risultano in condizioni vulnerabili. Senza protezioni adeguate, come barriere o cabine blindate, si espongono direttamente a situazioni pericolose, come quella di ieri.
La presenza di armi da parte delle guardie giurate solleva anche questioni importanti: un vigilante armato ha l’obbligo di mantenere il controllo senza ricorrere alla violenza, ma non può neppure essere lasciato indifeso davanti a pazienti fuori controllo. La delicatezza di questo equilibrio è al centro della discussione di sindacati e dirigenti ospedalieri, impegnati a trovare soluzioni che garantiscano in primo luogo l’incolumità di tutti.
Dopo l’episodio violento, il sindacato Uil Tucs ha rilanciato l’allarme sulla sicurezza dei lavoratori nella struttura sanitaria. La segreteria ha puntualizzato che queste aggressioni non sono eccezioni, ma eventi ricorrenti che richiedono risposte rapide e concrete. Il sindacato segue da vicino le condizioni lavorative del personale della società Metropol, incaricata di fornire le guardie giurate al pronto soccorso.
Gianfranco Cartisano, segretario del sindacato, ha denunciato la mancanza di postazioni protette per i vigilanti, che spesso devono affrontare situazioni rischiose senza alcuna protezione fisica. Cartisano ha sottolineato che il lavoratore ferito, nonostante il colpo ricevuto, è riuscito a chiamare le forze dell’ordine, evitando così che la situazione degenerasse ulteriormente.
La Uil Tucs ha aperto lo stato di agitazione, minacciando lo sciopero se l’azienda non prenderà subito provvedimenti per garantire la sicurezza. L’obiettivo è evitare altri episodi simili e porre rimedio alle condizioni che espongono i lavoratori a pericoli evidenti. Il caso di Latina si inserisce in un contesto più ampio, in cui numerosi presidi ospedalieri pontini lamentano problematiche analoghe.
Questa presa di posizione evidenzia quanto sia delicata la gestione delle emergenze non solo sul piano sanitario, ma anche dal punto di vista della salvaguardia delle persone impegnate in prima linea.
Il comportamento della donna, arrivata in ospedale in stato confusionale ma non classificata come paziente psichiatrica, mostra le difficoltà nelle procedure di diagnosi e valutazione. I pronto soccorso devono spesso affrontare situazioni in cui pazienti con problemi psichici o legati a dipendenze presentano crisi improvvise.
Una valutazione rapida può portare a dimissioni premature, con il rischio che il paziente manifesti comportamenti violenti una volta all’esterno. Nel caso di Latina, ciò ha avuto conseguenze immediate, con il lancio di pietre contro le auto parcheggiate e l’aggressione al vigilante.
L’organizzazione del pronto soccorso non sempre dispone di risorse o personale specializzato per gestire queste emergenze. Questo crea situazioni di pericolo sia per il paziente sia per gli operatori. Servirebbero protocolli più chiari e percorsi assistenziali dedicati per soggetti con disturbi comportamentali acuti.
Il caso di ieri segnala anche la necessità di migliorare la comunicazione tra ospedale, forze dell’ordine e servizi sociali, affinché i pazienti in stato critico possano ricevere un’assistenza adeguata senza mettere a rischio chi li circonda.
Finché persisteranno queste lacune, episodi di violenza rimarranno una minaccia reale nel pronto soccorso, complicando ulteriormente il già arduo lavoro di chi ogni giorno si trova a gestire emergenze complesse.
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