Il procedimento ‘Il principe e la scheda ballerina’, nato dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha segnato un capitolo importante nella lotta contro l’influenza del clan dei casalesi a Casal di Principe. Il caso coinvolse oltre 60 persone tra politici, amministratori e imprenditori accusati di collusioni con la criminalità organizzata. Dopo anni di processi, la Corte di Appello di Napoli ha emesso alcuni verdetti definitivi che modificano pesantemente le sentenze di primo grado, tra condanne ridimensionate, assoluzioni e prescrizioni.
Il procedimento ha avuto origine da accuse di legami instaurati tra il clan dei casalesi e figure politiche e civili di Casal di Principe. Tra gli imputati più noti c’è Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia durante il governo Berlusconi. Per lui pesava il sospetto di aver favorito l’ottenimento di un finanziamento, mai effettivamente erogato, destinato alla costruzione di un centro commerciale chiamato “il principe”, considerato interesse del clan. Questo progetto, che avrebbe creato un nesso economico tra politica e criminalità organizzata, però, non è mai decollato. La Corte di Appello ha confermato l’assoluzione definitiva di Cosentino, ritenendo insufficienti le prove per condannarlo. In passato, la Cassazione aveva parzialmente annullato alcune sentenze di primo grado, rinviando gli atti ad altre sezioni della Corte d’appello, il che ha allungato i tempi del processo e modificato diversi capi di accusa.
Tra le persone condannate, spicca la figura dell’ex sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, la cui pena è stata ridotta a quattro anni, due mesi e venti giorni. In primo appello, invece, Cristiano era stato condannato a sei anni e otto mesi di carcere. Anche Luigi Corvino ha visto la sua pena abbassarsi a cinque anni e quattro mesi. Giovanni Lubello, ex genero di un noto capoclan, è passato da cinque anni di reclusione a tre anni e sei mesi. Altre due persone, Demetrio Corvino e Arturo Cantiello, hanno ricevuto condanne più lievi di un anno e otto mesi con sospensione condizionale della pena. Queste decisioni sottolineano come i giudici abbiano riconsiderato il ruolo e la responsabilità di alcuni imputati rispetto a quanto stabilito in primo grado.
La Corte di Appello ha ribaltato alcune condanne emettendo assoluzioni con formula piena per cinque imputati. Mirella Cirillo e un secondo Luigi Corvino, entrambi condannati a quattro anni al primo appello, sono stati assolti. Hanno ottenuto la stessa decisione anche Eleonora Alfieri, Vincenzo Schiavone e Vincenzo Falconetti, che in primo grado avevano ricevuto condanne variabili da due a tre anni. Per Luca e Gennaro Diana, condannati a due anni, la corte ha invece dichiarato la prescrizione del reato. Inoltre, sono stati estinti i procedimenti per Sebastiano Ferraro e Antonio Cantiello, deceduti nel frattempo. Questi sviluppi modificano in modo significativo il quadro giudiziario e mettono fine alle posizioni di alcuni imputati.
Con la sentenza della Corte di Appello di Napoli, il procedimento “Il principe e la scheda ballerina” sembra avviarsi verso la conclusione, almeno per quanto riguarda molte posizioni chiave. Resta però aperta la possibilità che la Procura o alcune parti coinvolte presentino ricorso in Cassazione, soprattutto per le decisioni che modificano condanne precedenti o decretano assoluzioni. Se dovessero arrivare nuovi ricorsi, il processo potrebbe riprendere vita in altri gradi giudiziari. Lo svolgimento di questo iter giurisprudenziale rappresenta un osservatorio importante per il contrasto alla criminalità organizzata nel territorio campano, confermando quanto sia complesso e articolato questo tipo di indagini e processi.
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