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area di Ponza, continua a salire il livello di idrocarburi nonostante sequestro e indagini in corso

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L’emergenza ambientale intorno alla centrale di Ponza non accenna a placarsi. Nonostante l’area sia sotto sequestro da parte della Procura di Cassino e le indagini siano aperte da ormai più di un anno, le concentrazioni di idrocarburi nell’acqua restano ben oltre i limiti di sicurezza. I dati aggiornati a giugno 2025 mostrano un peggioramento preoccupante della situazione, con valori molto superiori a quelli precedenti e al livello massimo consentito dalle norme.

Dati arpa confermano aumento preoccupante degli idrocarburi in acqua

Le analisi più recenti effettuate dall’Arpa nel giugno scorso fanno emergere un quadro ambientale aggravato. La concentrazione di idrocarburi nelle acque vicino alla centrale di Ponza è arrivata a 70.994 microgrammi per litro , ben distante dal limite massimo fissato a 350 ug/l. Questo dato segna un netto rialzo rispetto ai 63.400 ug/l rilevati nel 2019. L’incremento rilevato nel corso degli anni indica una fase di contaminazione persistente e in espansione.

Gli idrocarburi rappresentano sostanze inquinanti di origine principalmente petrolifera e industriale. La loro presenza in concentrazioni elevate nell’ambiente acquatico compromette la qualità delle acque, la vita marina e la sicurezza degli ecosistemi circostanti. Le autorità ambientali sottolineano che valori così elevati rappresentano un pericolo concreto anche per le popolazioni che vivono nell’area.

Il sequestro e l’inchiesta sui lavori edilizi

Il sito di Giancos, nella zona della centrale, è stato posto sotto sequestro nel 2023 dalla Procura di Cassino. L’azione giudiziaria è stata decisa dopo che i carabinieri del Nipaaf hanno avviato accertamenti per accertare cause e responsabilità del crescente inquinamento.

La società proprietaria del sito, Sep spa, è finita sotto la lente dell’autorità giudiziaria per aver avviato lavori edilizi non autorizzati nella cosiddetta “zona rossa R4”. Quest’area è classificata come a rischio elevato per crolli, ed è vietato intervenire con opere edilizie senza autorizzazioni speciali. I lavori di ristrutturazione realizzati non hanno pertanto rispettato le norme di sicurezza e tutela ambientale vigenti.

Questi interventi, sospetti di aver contribuito al peggioramento della contaminazione, hanno acceso ulteriori riflettori sull’area. Le analisi tecniche in corso mirano a chiarire eventuali legami tra l’attività edilizia e la diffusione degli idrocarburi nelle acque.

Quadro ambientale tra sicurezza e rischio di nuovi danni nell’area costiera

L’inquinamento nella zona di Ponza prosegue in un contesto che presenta già limiti structuralmente pericolosi. La zona R4 indica la presenza di condizioni che compromettono la stabilità del territorio, una minaccia concreta per qualsiasi intervento umano. Monitorare le conseguenze ambientali e i rischi di possibili nuovi crolli è diventato essenziale per tutelare l’area e le comunità limitrofe.

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Le criticità non si fermano al livello delle acque contaminato. Ci sono timori per l’eventuale impatto sulla spiaggia di Giancos, punto d’incontro tra natura e attività umane. L’eventuale rilascio continuo di idrocarburi potrebbe compromettere flora e fauna locale, danneggiando ecosistemi fragili e già sofferenti.

In questo scenario, anche la tenuta del sistema costiero richiede attenzione. Il rischio di cedimenti ed episodi di erosione si accompagna a quello da contaminazione chimica, suggerendo la necessità di interventi più severi e mirati.

Ricerca di soluzioni e responsabilità nell’inchiesta aperta

Le indagini della Procura di Cassino si concentrano non solo sull’origine e la responsabilità del rilascio degli idrocarburi ma anche sulle condizioni di attività non autorizzate sul territorio. Il caso di Sep spa è al centro dell’attenzione, ma il procedimento potrà eventualmente coinvolgere altre parti, se emergessero nuovi dati o elementi.

Le autorità ambientali e giudiziarie collaborano per frenare l’inquinamento in corso e avviare azioni di bonifica. Questi passi si rivelano però complessi e lenti, come mostrano i dati aggiornati.

Nel frattempo la struttura resta sotto sequestro, e ogni attività sul sito è bloccata. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale e tutelare chi vive e lavora nei dintorni, ma la realtà mostra come il problema resti ancora aperto e critico.

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