L’operazione condotta oggi dai carabinieri di Froinone ha portato all’arresto di tre persone accusate di tentata estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, tortura e porto abusivo di armi. Una vicenda che ha radici in un debito legato allo spaccio di stupefacenti e che si è trasformata in una serie di episodi violenti culminati nel sequestro di un giovane in un quartiere di Froinone. Le indagini, dirette dalla procura antimafia di Roma, hanno smantellato una rete criminale attiva nel territorio.
Tutto è cominciato nel gennaio 2025 con una denuncia presentata da un giovane di Arce, piccolo comune della provincia di Froinone. Il ragazzo ha raccontato ai carabinieri di essere stato preso di mira da un gruppo di persone legate al mondo dello spaccio, attive nel complesso popolare noto come “il casermone” di Froinone. La vicenda prende le mosse da un debito di 1600 euro contratto qualche anno prima per l’acquisto di sostanze stupefacenti. A partire dalla fine del 2024 la vittima ha subito minacce e intimidazioni continue.
Le aggressioni non si sono limitate alle parole: gli estorsori si sarebbero impossessati dell’auto della madre del giovane, una Fiat Panda, per aumentare la pressione psicologica. Questi atti hanno determinato un clima di terrore che ha spinto la vittima a rivolgersi ai carabinieri di Arce, cercando protezione. Le pressioni sono andate avanti con intensità crescente, fino a sfociare in un episodio di violenza estrema nei primi giorni del 2025.
L’episodio più drammatico è avvenuto la sera dell’8 gennaio 2025. Secondo il racconto del giovane, un gruppo di tre o quattro persone ha fatto irruzione nella sua abitazione di Arce, lo ha costretto con la forza a salire in auto e lo ha portato al “casermone” di Froinone. Una volta arrivati al sesto piano del complesso popolare, il ragazzo è stato legato con una corda alla ringhiera di un balcone e lasciato lì per tutta la notte.
Durante questo periodo è stato minacciato con una pistola e malmenato violentemente. Le aggressioni gli hanno provocato ferite da taglio alle braccia e contusioni che i medici hanno valutato guaribili in trenta giorni. Questo trattamento, descritto dalla vittima come una vera e propria tortura, aveva lo scopo di ottenere il pagamento del debito ancora pendente. Un’aggressione che ha lasciato tracce evidenti, confermate anche dalle testimonianze raccolte.
Le forze dell’ordine hanno avviato un’indagine approfondita affidata al nucleo investigativo del comando provinciale di Froinone. Hanno acquisito le dichiarazioni di familiari e conoscenti della vittima, raccogliendo elementi cruciali sulla dinamica dei fatti. Sono stati analizzati i tabulati telefonici degli indagati e fatti sopralluoghi nel “casermone” per confermare la presenza e i movimenti dei sospetti.
Emergono anche elementi contraddittori: anche se il giovane è riuscito a rimborsare quasi tutto il debito tramite pagamenti in denaro, le minacce sono continuate senza sosta. Questo dettaglio ha fatto ipotizzare agli investigatori una pressione sistematica e continuativa, che oltre al debito estorceva anche il controllo sul territorio. L’attività investigativa si è concentrata su tre persone, due uomini e una donna, tutte di nazionalità italiana e ritenute coinvolte nelle azioni criminali.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma su richiesta della direzione distrettuale antimafia. Gli arrestati sono stati portati in carcere su ordine dell’autorità giudiziaria e sono al momento a disposizione. Questa operazione mette in luce come alcune aree degradate di Froinone continuino a essere teatro di episodi violenti e attività illegali legate allo spaccio e al controllo del territorio.
Il “casermone” rappresenta un punto critico dove si intrecciano tensioni e dinamiche criminali difficili da azzerare. Non è la prima volta che questa zona diventa protagonista di fatti simili. Le forze dell’ordine continuano a monitorare la situazione per evitare che episodi di questo genere si ripetano, consapevoli della necessità di intervenire anche sul tessuto sociale che alimenta questi giri.
Il procedimento resta nelle fasi iniziali, e secondo la legge gli arrestati mantengono la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Le indagini promettono di scoprire tutti i passaggi di questa vicenda che ha scosso la comunità locale. Nel frattempo, gli arresti rappresentano un passo concreto nel contrasto a fenomeni criminali radicati nel territorio.
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