Amadeo Peter Giannini ha lasciato un’impronta indelebile nella storia americana. Senza il suo sostegno finanziario, molti capolavori del cinema come “Biancaneve”, “Via col vento” e “La vita è meravigliosa” non sarebbero esistiti. Non solo Hollywood deve a lui alcune delle sue prime opere di successo, ma anche la città di San Francisco deve gran parte del suo sviluppo, incluso il famoso Golden Gate Bridge, a una delle sue idee: mettere il credito a portata di tutti, non solo dei ricchi. La sua storia sta tornando alla luce grazie a iniziative di commemorazione locali e a un documentario dedicato firmato da un giovane regista italiano.
Amadeo Peter Giannini è nato nel 1870 a San José, in California, da genitori genovesi immigrati. Crescendo in un’epoca in cui le banche tradizionali concedevano prestiti solo ai ricchi o agli imprenditori affermati, Giannini ha visto un’opportunità diversa. La sua idea era semplice e radicale: offrire servizi finanziari agli esclusi dal sistema, agricoltori, immigrati e donne che prima dovevano sempre avere la firma del marito per aprire conti correnti. Nel 1904 fonda la Bank of Italy, una realtà che diventerà la Bank of America, la più grande banca commerciale degli Stati Uniti.
Nel 1906, dopo il terremoto che rase al suolo San Francisco, Giannini si presentò tra le macerie con un banchetto di legno per prestare soldi a chi voleva ricostruire. Rifiutò le garanzie materiali e puntò sulla fiducia, dando credito a chi nessun’altra banca avrebbe considerato. Questo gesto non fu solo un supporto economico, ma un segnale di speranza per tutta la città. Da lì in avanti, la sua banca sostenne intere famiglie, le piccole imprese e le nuove comunità di immigrati, trasformandosi in un volano per la crescita economica di vaste fasce della popolazione.
A distanza di molti anni dalla sua morte, avvenuta 76 anni fa, la comunità di San Francisco ha voluto ricordare l’opera di Giannini con una targa nel quartiere italo americano di North Beach. Dal 2023, l’associazione San Francisco Little Italy posiziona placche in bronzo lungo i marciapiedi, dedicandole a figure che hanno fatto la differenza nella storia della città e della comunità italo americana. Il riconoscimento dato a Giannini è considerato un simbolo di come un singolo individuo possa dare forza a intere generazioni con la sua visione.
Gina von Esmarch, presidente dell’associazione, ha definito la targa come “un vero e proprio faro, non solo un omaggio ma un punto di riferimento.” La presenza di questo segno fisico nel quartiere richiama continuamente il legame tra radici culturali e lo spirito di resilienza, progresso e innovazione che ha guidato gli sforzi di Giannini. In un’epoca dove spesso si guarda al passato con superficialità, questo riconoscimento serve a mantenere viva una storia importante, fatta di coraggio e apertura verso chiunque volesse migliorare la propria condizione.
Davide Fiore, un regista torinese trasferito nella Bay Area nel 2017, ha dato nuova linfa alla memoria di Giannini realizzando “A Little Fellow”, un documentario che ha raccolto l’approvazione della famiglia dell’imprenditore e ha ricevuto premi importanti, tra cui al Coliseum International Film Festival di Roma e al Cinequest della Silicon Valley. L’opera ha saputo riaccendere l’interesse su una figura che rischiava di essere dimenticata.
Fiore ha raccontato come tutto è cominciato da una passeggiata per le strade di San Francisco, dove ha notato una piccola targa quasi nascosta. Da quel momento ha avviato un’inchiesta lunga, cercando testimoni, consultando archivi storici e passando ore con le nipoti di Giannini. Il titolo rimanda al nucleo centrale della filosofia di Giannini, il “piccolo risparmiatore”, ovvero chi oggi viene considerato periferico ma che all’epoca si trovava ai margini di ogni sistema finanziario.
Nel documentario emergono testimonianze commoventi, come quella del fotografo Alessandro Baccari che ricordava un consiglio del banchiere: “mantenere il proprio nome e non vergognarsi delle proprie origini.” Fiore sottolinea con chiarezza l’attualità di quelle parole, mentre ricorda come Giannini volesse un sistema bancario più giusto, lontano dalle disuguaglianze economiche e sociale troppo marcate.
Accanto al racconto storico, il documentario di Fiore richiama una riflessione concreta sul ruolo delle grandi aziende e dei loro dirigenti. Giannini credeva che i profitti non dovessero essere accumulati indiscriminatamente ma destinati a restituire valore alla collettività. Il suo modello di banca era rivolto a servire la comunità, sostenendo chi lavorava ogni giorno per costruire la propria fortuna.
Questo principio risuona oggi in un contesto dove le disparità fra chi guadagna cifre enormi e chi si occupa della produzione restano evidenti. Fiore evidenzia come si possa ripensare il ruolo della finanza e del capitale partendo da un esempio concreto di quasi un secolo fa. La storia di Giannini invita a considerare la banca non solo come un’istituzione di profitto ma come un elemento per il progresso collettivo.
Il lascito di Amadeo Peter Giannini è visibile ancora oggi, nei film che hanno segnato la cultura americana, nelle infrastrutture di San Francisco e nella vita di migliaia di persone che hanno potuto accedere al credito grazie a lui. Il suo nome torna in scena, ricordandoci cosa può significare mettere davvero la comunità al centro dell’attività economica.
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