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flash mob di Legambiente a Napoli contro la povertà da caldo nei quartieri più difficili

Il problema della cosiddetta “cooling poverty”, cioè la povertà da raffrescamento, è emerso con forza a Napoli durante un flash mob organizzato da Legambiente. L’evento ha puntato i riflettori sulle disuguaglianze generate dalle ondate di calore che non colpiscono tutta la popolazione nello stesso modo. I dati mostrano come determinati quartieri, con caratteristiche economiche e infrastrutturali diverse, siano esposti a rischi termici molto differenti. L’iniziativa si è svolta con il supporto della Croce Rossa Italiana e ha portato all’attenzione pubblica queste condizioni di disagio ambientale e sociale.

Differenze di caldo tra quartieri ricchi e poveri a napoli

La cronaca di quanto accade nelle zone urbane napoletane evidenzia sostanziali disparità nel modo in cui il caldo si fa sentire tra quartieri periferici e quelli più centrali o agiati. Secondigliano e Vomero rappresentano due facce opposte della stessa città. Secondigliano, con un reddito medio basso, soffre per l’assenza di spazi verdi e di sistemi che aiutino a ridurre la temperatura. Qui ventilazione e supporti fisici sono scarsi o nulli, contribuendo a un aumento diretto del caldo percepito e a un incremento di casi di malessere legati al calore intenso.

Al contrario il Vomero, quartiere benestante del capoluogo campano, presenta condizioni diverse. Parchi come quello della villa Floridiana garantiscono una quota importante di ombra e frescura naturale. Le abitazioni nel Vomero sono spesso dotate di impianti di climatizzazione, il che attenua sensibilmente l’impatto delle temperature elevate. Non è solo una questione economica, ma anche urbanistica: l’architettura e il verde urbano modulano la percezione del caldo.

Il flash mob come forma di denuncia e sensibilizzazione pubblica

Il flash mob si è svolto in una piazza di Napoli, dove gli attivisti di Legambiente hanno voluto far vedere a tutti quanto pesano le differenze nella capacità di affrontare il caldo estremo. È stato esposto un grande termometro con una scala graduata e vari livelli di calore. Partendo da “caldo sopportabile”, la scala saliva fino a indicare la fase di “ebollizione totale”. Questo simbolo serve a mostrare in modo concreto quanto possa diventare insopportabile e pericoloso il caldo soprattutto per chi non dispone di strumenti per rinfrescarsi.

La presenza della Croce Rossa Italiana ha sottolineato il valore sanitario della lotta contro la povertà da raffrescamento. Le ondate di calore non sono solo fastidiose: provocano malori, soprattutto tra anziani e persone fragili, in quartieri meno attrezzati. L’evento ha voluto portare alla luce questa emergenza poco visibile ma molto concreta.

Impatto delle ondate di calore sulle fasce più vulnerabili della popolazione

Le ondate di calore registrano negli ultimi anni un aumento progressivo, sia per durata che per intensità, e questo colpisce in modo diverso le persone. Nei quartieri come Secondigliano, dove mancano aree verdi e sistemi di raffrescamento, il corpo umano deve sopportare temperature elevate senza alcun supporto. Si registrano più frequentemente malesseri, colpi di calore e altre patologie legate alle temperature eccessive. Non a caso, i servizi sanitari in queste zone vedono un aumento delle richieste di soccorso durante queste emergenze climatiche.

Al Vomero invece il rischio è meno marcato. Una progettazione urbana con zone verdi e case dotate di condizionatori aiuta a distribuire meglio il caldo. Anche la ventilazione naturale dalle alture e dagli spazi aperti protegge parzialmente i residenti. Il contrasto tra queste condizioni evidenzia il rapporto stretto tra ambiente costruito e salute pubblica.

Le richieste di legambiente e il ruolo delle istituzioni

Legambiente chiede interventi che riducano queste disuguaglianze ambientali dando priorità a chi si trova in condizioni di maggiore vulnerabilità. Occorre intervenire con piani che aumentino il verde pubblico, diffondano sistemi di raffrescamento naturali e accessibili, e migliorino la qualità degli alloggi, soprattutto nelle aree più disagiate. L’obiettivo è rendere la città più resiliente e meno pericolosa durante i mesi più caldi.

Le istituzioni locali e nazionali sono chiamate a riconoscere che le emergenze climatiche colpiscono più duramente chi ha meno mezzi per difendersi. Un’agenda che includa la riduzione della “cooling poverty” è ormai necessaria per proteggere la salute dei cittadini e ridurre il divario sociale che si manifesta anche attraverso il caldo estremo. Napoli diventa così un caso emblematico in Italia di come il clima si intrecci con le disuguaglianze urbane.

Paolo Ludovichi

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