La regione Abruzzo si trova davanti a un bilancio in bilico, con tagli pesanti e pochi segnali di ripresa per i settori culturali e sociali. La bozza dell’assestamento di bilancio per il 2025-2027, in discussione nelle commissioni regionali e in Consiglio, mette in luce un quadro difficile, soprattutto per la cultura. Le risorse a disposizione non riescono a coprire le esigenze di enti storici, istituzioni culturali e altri settori chiave. La situazione si aggrava con le ulteriori riduzioni imposte dal Patto di Stabilità nazionale, che penalizzano Abruzzo a partire dal 2026, con effetti concreti e preoccupanti.
Silvio Paolucci, capogruppo Pd in Consiglio regionale d’Abruzzo, denuncia la mancata ripresa delle risorse perse nei bilanci precedenti. I tagli derivanti da difficoltà legate alla sanità regionale e dal Patto di Stabilità dettato dal Governo Meloni raggiungono cifre ingenti, con un impatto diretto sulle casse pubbliche territoriali. La bozza attuale prevede appena 4 milioni di euro in più per il 2025, insufficienti a fronteggiare spese fisse e costi di gestione. Al tempo stesso, dal 2026 al 2027, si profilano 17 milioni di euro in meno per la Regione.
Queste riduzioni, spiega Paolucci, non riguardano solo “numeri”, ma rappresentano un vero peso per tutte le realtà che già soffrono mancanze. Le risorse tagliate, in particolare quelle per il settore culturale ma anche agricoltura e consorzi di bonifica, non trovano alternativa all’interno del bilancio regionale. Il gioco delle risorse è complicato dal deficit del Servizio sanitario regionale, una voragine finanziaria che assorbe buona parte delle risorse disponibili, impedendo agli enti locali di intervenire altrove.
Il quadro relativo alla cultura è tra i più preoccupanti. La mancanza di fondi si traduce in tagli confermati per il 2025 che colpiscono soggetti storici come il teatro Marrucino, la Fondazione Michetti, il Premio Penne, la Film Commission e istituti culturali importanti come la Perdonanza Celestiniana o l’Istituto Tostiano. Nessuna voce sembra essere stata valorizzata o rafforzata nel documento attuale.
Questa situazione lascia scoperte molte iniziative e istituzioni che rappresentano un patrimonio non solo artistico ma anche identitario per l’Abruzzo. La politica regionale, nonostante i richiami di opposizione come quelli di Paolucci, non incide ancora su questa dinamica, e la mancanza di una strategia credibile fa crescere i timori su un ulteriore impoverimento del settore. La funzione culturale, essenziale per la vivacità delle comunità locali e l’attrazione turistica, rischia di essere affossata da scelte rigide e orientate più a far quadrare i bilanci che a tutelare il capitale sociale.
Dietro i numeri dell’assestamento di bilancio emergono i problemi legati al deficit sanitario che Abruzzo si porta dietro. Le richieste di fondi per coprire le perdite del Servizio sanitario regionale del 2025 peseranno sui conti del 2026, obbligando la Regione a spostare importanti risorse dagli introiti derivanti dalle maggiorazioni fiscali. Questo trasferimento di risorse crea un ulteriore nodo che limita la capacità di intervenire sulle altre emergenze, in particolare su cultura e agricoltura.
Paolucci sottolinea che questa situazione ha portato i tecnici a non poter rilasciare pareri favorevoli per un’assestamento che tenga conto di quei tagli, considerando l’impossibilità di chiudere il bilancio senza sacrifici. Oltretutto, non sembrano essere previste manovre per reintegrare i fondi già sottratti in precedenza, lasciando molti settori senza copertura su un arco temporale piuttosto lungo.
Al momento, non è chiaro se il Consiglio regionale presenterà emendamenti per correggere almeno in parte questa situazione. Paolucci immagina che ciò potrebbe accadere, ma resta scettico sulle possibilità pratiche di modifica perché la Giunta ha preferito non sottoporre una proposta più coraggiosa ai tecnici per la valutazione. Le leggi di bilancio regionali restano così catturate da una logica di contenimento dei costi, imposta da vincoli esterni, che costringe a scegliere tra emergenze tutte pesanti.
Il futuro delle istituzioni culturali abruzzesi appare incerto. Tagli così rilevanti mettono a rischio non solo eventi annuali ma anche la stessa sopravvivenza di enti e fondazioni storiche, che contribuiscono a mantenere viva la memoria e l’identità del territorio. Lo stato delle risorse e la mancanza di strategie alternative traducono questa situazione in un vero “termometro” della crisi finanziaria che continua a colpire i servizi pubblici regionali, con effetti che si ripercuotono su tutta la popolazione.
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