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Herbie hancock incanta udine con un concerto tra jazz classico e sperimentazione al festival udin&jazz

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Il piazzale del castello di udine ha ospitato ieri sera un evento atteso: la prima esibizione in città di herbie hancock, uno dei nomi più importanti della musica jazz. La serata, inserita nel cartellone della 35/a edizione di udin&jazz, ha visto il noto pianista e tastierista statunitense accompagnato da un ensemble d’eccezione. Nonostante qualche goccia di pioggia, il concerto ha coinvolto il pubblico presente con un mix di brani nuovi e pezzi storici, segnando un momento di grande intensità musicale e condivisione.

L’esordio di herbie hancock a udine e la formazione in scena

Alla prima esperienza dal vivo davanti al pubblico di udine, herbie hancock ha espresso subito il suo apprezzamento per la location definendola “bellissimo posto”. Sul palco insieme a lui, musicisti con lunga esperienza che hanno dato sostanza alla performance. Tra questi, il trombettista terence blanchard, ormai riconosciuto come una pietra miliare nel jazz contemporaneo; il bassista james genus, noto per la sua versatilità tra generi; la chitarra di lionel loueke, capace di portare influenze africane; e jaylen petinaud alla batteria, giovane e talentuoso protagonista della ritmica. Questo quartetto ha permesso a hancock di muoversi tra momenti di pura improvvisazione e passaggi ben orchestrati.

Esibizioni individuali e improvvisazioni

Ogni musicista ha avuto spazi per esibirsi attraverso assoli calibrati e sezioni dialogate. Hancock ha spesso lasciato libero l’intervento dei compagni, rafforzando così il lavoro di squadra e permettendo di sprigionare l’energia tipica del jazz dal vivo. Il clima creato si è dimostrato accogliente nonostante le condizioni atmosferiche avverse, dimostrando che anche una pioggia leggera può lasciare spazio alla musica e alla passione di grandi artisti.

Il repertorio: omaggi, pezzi storici e sperimentazioni sonore

Il concerto di herbie hancock ha percorso diversi decenni della sua lunga carriera musicale, senza perdere mai coerenza e intensità. Tra le tracce eseguite, un omaggio a wayne shorter, celebre sassofonista scomparso nel 2023, ha sorpreso il pubblico. Hancock ha scelto “footprints”, un brano che rappresenta un capitolo importante nella storia del jazz. Questo momento ha espresso profonda riverenza verso una figura leggendaria e sottolinea il valore della memoria nelle arti musicali.

Ritorno agli anni ’70 con gli headhunters

Il viaggio musicale è poi tornato agli anni ’70 con “actual proof”, pezzo nato con la formazione degli headhunters. Hancock ha ricordato quella fase spiegando come sia stato un punto di svolta sia per lui sia per l’intero genere jazz, grazie all’introduzione di elementi funk e groove hard. La serata ha così bilanciato passato e presente, passando da tecniche più classiche a spunti di avanguardia.

Particolare attenzione è stata data anche alla sperimentazione sonora. Hancock ha sfruttato un sintetizzatore vocale per dialogare direttamente con il pubblico, trasmettendo messaggi di unità e speranza. Questi momenti hanno mostrato la capacità dell’artista di superare la musica pura, includendo riflessioni sociali e umanitarie senza mai perdere il ritmo. Così, il concerto si è trasformato anche in un momento di riflessione collettiva supportata dall’arte.

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Il finale carico di energia e il messaggio per il pubblico

A chiudere la serata ci sono stati tre brani molto ritmati, eseguiti in medley: “hang up your hang ups”, “rockit” e “spider”. Questa parte finale ha colpito per il suo ritmo incalzante, grazie anche a un assolo di keytar di herbie hancock che ha acceso l’entusiasmo in platea. Gli applausi convinti hanno accompagnato la performance, evidenziando come il musicista abbia saputo tenere alta l’attenzione fino alla fine.

Durante l’evento, hancock ha ricordato che ogni individuo è speciale e prezioso, ribadendo un messaggio di inclusione e rispetto reciproco. “Quante famiglie ci sono sul pianeta terra? Una!”, ha detto, invitando a guardare oltre le differenze e a prendersi cura degli altri in modo universale. Questo saluto finale ha lasciato un senso di comunità e forza condivisa che ha caratterizzato tutta la serata.

Il concerto si è concluso tra applausi e l’affetto del pubblico, con herbie hancock che ha aperto la possibilità di tornare a udine per nuove occasioni musicali. La città e il festival udin&jazz si confermano così un luogo importante per ospitare artisti di calibro internazionale, in grado di collegare la tradizione jazzistica a una visione aperta e contemporanea.

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