Carmine Lanni, di Sant’Elia Fiumerapido e residente a Castrocielo, ha compiuto un’impresa che ha mescolato dolore, fatica e determinazione. Durante il Cammino di Santiago in bicicletta, una caduta gli ha causato lesioni gravi, ma lui non si è fermato. Il viaggio di oltre 850 km, tra strade sterrate e paesaggi variegati, si è trasformato in una sfida personale dove la volontà ha avuto la meglio sugli ostacoli fisici.
La partenza e l’avvio del cammino in bici
Carmine ha deciso di affrontare il Cammino di Santiago con uno spirito sportivo, non solo come pellegrinaggio ma come una vera prova fisica. Preparandosi bene, ha scelto di percorrere il tragitto in bicicletta, macinando chilometri ogni giorno. I primi momenti sono stati caratterizzati da un ritmo regolare tra campi coltivati, piccoli borghi antichi, sentieri immersi nei boschi. Incontri con altri pellegrini a piedi hanno aggiunto un senso di comunità alla sua esperienza.
Gli eroi del cammino
Carmine li ha chiamati “eroi”, persone provenienti da diverse nazioni ma accomunate dallo stesso desiderio di arrivare a Santiago. La partenza è stata quindi piena di entusiasmo e fiducia, senza immaginare che ben presto tutto sarebbe cambiato.
La caduta e le prime difficoltà
Il momento decisivo è arrivato con una distrazione che ha portato Carmine a cadere dalla bici. La caduta ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo difficile. Le prime visite mediche hanno mostrato una forte contusione a polsi e avambracci. Il dolore era così intenso che il semplice gesto di risalire in sella rappresentava una sfida.
La sfida del dolore
Carmine ha fatto affidamento su antidolorifici per riuscire a pedalare ancora, ma la fatica aumentava lungo il percorso. Le vibrazioni del terreno, spesso sterrato, e le discese ripide hanno aggravato la sofferenza. La spensieratezza dei primi giorni si è trasformata in resistenza fisica e mentale. Il Cammino ha assunto così una natura diversa, fatta di sopportazione e fatica continua, ma Carmine non ha ceduto.
Arrivare a santiago tra dolore e soddisfazione
Dopo undici giorni di viaggio, Carmine ha concluso il Cammino di Santiago, coprendo un totale di 856 km con un dislivello di oltre 13.200 metri. Il traguardo è diventato il simbolo di un successo conquistato a costo di grande dolore fisico.
La forza della resilienza
La gioia per aver raggiunto la meta ha preso il posto della fatica e ha dato un senso profondo a tutta la sofferenza. Carmine ha raccontato che trasformare la prova in risultato gli ha dato energie nuove, dimostrando come la resilienza possa superare ogni limite. Durante quei giorni finali gli ostacoli sono diventati uno stimolo in più per andare avanti, non un motivo per arrendersi.
Il rientro in Italia e le conseguenze dell’infortunio
Una volta tornato a casa, Carmine ha scoperto di non aver ancora misurato tutta la gravità della caduta. Le radiografie hanno rivelato fratture a entrambi i polsi e ai gomiti, lesioni ben più serie di quelle inizialmente diagnosticate. La situazione ha imposto un intervento medico e l’installazione di una protesi al gomito sinistro, che rimarrà a vita come testimonianza di quell’esperienza.
Un segno indelebile
Carmine convive oggi con questa condizione, portando con sé il segno tangibile dell’impresa compiuta. Nonostante i danni fisici, ha trovato una lezione preziosa: “la forza di volontà può sostenere l’uomo anche nelle difficoltà più dure”. Quella bicicletta, quella strada e quel traguardo rappresentano un ricordo vivo e concreto, sostenuto da una determinazione che non si è mai spenta.