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Il governo sollecitato a sostenere l’uso dei contratti di fiume per la tutela dei corsi d’acqua italiani

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L’onorevole Aldo Mattia ha depositato una risoluzione alla Commissione ambiente della Camera dei deputati, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo dei contratti di fiume nella gestione del territorio e nella tutela delle risorse idriche. Il documento sottolinea la necessità di incrementare il coinvolgimento del governo e di promuovere una mobilitazione diffusa degli attori locali per favorire interventi concreti su fiumi importanti come il Sacco e il Cosa. Si punta anche a inserire queste politiche nei piani regionali per lo sviluppo sostenibile, collegandole agli indirizzi internazionali dell’Onu e dell’Unione europea entro il 2030.

Una nuova spinta per i contratti di fiume come strumento di gestione ambientale

I contratti di fiume sono patti di collaborazione tra enti pubblici, comunità locali, associazioni e altri soggetti interessati alla gestione di un bacino fluviale. Questo modello punta a coordinare interventi di riqualificazione, tutela e valorizzazione delle rive e dell’acqua, coinvolgendo chi vive direttamente il territorio. L’onorevole Mattia ha evidenziato come, nel contesto attuale, questi strumenti non abbiano ancora raggiunto la loro piena efficacia. Molti programmi restano fermi per mancanza di un’azione condivisa e costante, oppure risultano incompleti perché alcune azioni previste non vengono attuate.

Un focus su sacco e cosa

Nel caso specifico dei fiumi Sacco e Cosa, attraversati da diverse criticità ambientali, Mattia ha chiesto che si intensifichi la mobilitazione delle comunità locali e degli enti territoriali. L’idea è di recuperare il tempo perso e tradurre in risultati concreti quanto previsto dai contratti di fiume, a partire da piani di azione concordati e ben definiti. L’appello è rivolto ai territori che ancora non hanno individuato programmi di lavoro chiari, ma anche a quelli in cui i programmi esistono ma non sono stati messi in pratica.

Il ruolo del governo e le richieste di supporto tecnico e finanziario

Mattia ha puntato il dito sulla necessità che il governo faccia la sua parte, non solo a parole ma con un impegno tangibile nel coordinamento e nel sostegno delle attività legate ai contratti di fiume. Una parte centrale della risoluzione riguarda l’invito a utilizzare il Programma nazionale di assistenza tecnica “Capacità per la Coesione” 2021-2027, un programma che mette a disposizione risorse e supporto tecnico per rafforzare le pratiche partecipative e la collaborazione tra enti.

Riconoscere un ruolo strutturale ai contratti di fiume

In particolare, l’onorevole ha proposto che ai contratti di fiume venga riconosciuto un ruolo ufficiale e strutturale, simile a quello della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici . Questo permetterebbe di allineare gli interventi fluviali alle normative ambientali vigenti e agli obiettivi nazionali e internazionali sul clima e la sostenibilità.

Altre richieste chiave riguardano la destinazione di una quota delle risorse economiche europee alle attività di riqualificazione fluviale e la promozione di un’azione culturale diretta a inserire nelle scuole, già a partire dall’educazione civica e ambientale, contenuti legati ai contratti di fiume. Un’attenzione particolare è stata posta sullo sviluppo di pratiche partecipative e sull’educazione della popolazione, elementi utili per creare consapevolezza e partecipazione diretta.

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Contratti di fiume e strategie per il futuro sostenibile dell’acqua

La risoluzione guarda anche oltre l’aspetto tecnico e finanziario, concentrandosi sulle opportunità offerte dai contratti di fiume per affrontare problemi di carattere ambientale e idrogeologico. La gestione coordinata dei bacini fluviali può rappresentare uno strumento concreto per prevenire rischi idraulici e dissesti legati all’erosione o alle frane.

Qualità dell’acqua e tutela degli ecosistemi

Inoltre, la qualità dell’acqua e la sua fruibilità sono al centro delle preoccupazioni: riqualificazione delle rive, miglioramento degli ecosistemi e tutela della biodiversità sono temi che i contratti di fiume possono promuovere insieme alle comunità locali. Le azioni proposte dalla risoluzione sono in linea con gli indirizzi contenuti nel documento “Verso un’Europa sostenibile entro il 2030” elaborato dall’Onu e dalla Commissione Europea. Questo legame con le strategie internazionali rafforza il ruolo dei contratti di fiume, inserendoli nel quadro delle priorità nazionali di protezione dell’ambiente.

Alla Camera, la presentazione di questa risoluzione segna una richiesta esplicita di passare da vincoli formali a interventi operativi, puntando su un modello che mette al centro la collaborazione territoriale e il coinvolgimento diretto degli abitanti. Il futuro dei corsi d’acqua del Sacco, del Cosa e di altre aree vulnerabili in Italia sembra passare anche da questo tipo di impegno collettivo e istituzionale, che può tradurre buone intenzioni in risultati visibili.

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