Il museo del tessuto di prato festeggia mezzo secolo di attività con una mostra che ripercorre la figura di loriano bertini, imprenditore e collezionista pratese la cui donazione ha dato il via al museo nel 1975. L’esposizione, aperta dal 3 luglio al 21 settembre, valorizza il ruolo di bertini nel preservare e diffondere il patrimonio tessile e artistico, mettendo in mostra anche la collaborazione con altri importanti enti culturali italiani.
Nel 1975, il museo del tessuto di prato ha aperto le sue porte grazie a una collezione unica di oltre 600 tessuti antichi donata da loriano bertini, nato nel 1930 e scomparso nel 2019. Bertini, originario di prato, era noto non solo come imprenditore nel settore tessile ma anche come un grande appassionato e collezionista d’arte. La sua raccolta ha costituito il nucleo fondante della struttura museale dedicata a uno degli aspetti culturali più caratteristici della città.
La donazione ha rappresentato un contributo essenziale alla salvaguardia di manufatti storici provenienti da epoche diverse e ha tracciato l’identità del museo. La varietà e la qualità dei tessuti raccolti includono velluti, damaschi e broccatelli che vanno dal XIV al XVIII secolo, oltre a ricami e pezzi provenienti dall’Impero ottomano. Bertini vedeva nell’accesso pubblico a questa collezione un modo per diffondere conoscenza e bellezza legata al tessile, un settore che ha segnato profondamente la storia economica e sociale di prato.
La mostra organizzata in occasione del cinquantesimo anniversario si è avvalsa della collaborazione con la Biblioteca nazionale centrale di firenze, sottolineando l’ampiezza degli interessi collezionistici di bertini. Non si tratta solo di tessuti ma anche di pezzi legati a un patrimonio artistico più vasto, come maioliche rinascimentali e volumi rari. Tra questi, libri illustrati da artisti del XX secolo ora custoditi presso la biblioteca fiorentina.
Bertini ha infatti donato opere importanti anche ad altre istituzioni italiane, come il gabinetto disegni e stampe degli Uffizi e il museo della ceramica di montelupo. La mostra espone alcune maioliche montelupine del Cinque-Seicento, provenienti dal deposito temporaneo concesso dal museo della ceramica. Tra gli oggetti visibili ci sono orcioli, crespine e scodelle, testimonianze dirette delle tecniche artistiche e ceramiche del territorio toscano.
Questo ampliamento lessicale permette di comprendere quanto il collezionista pratese abbia voluto tracciare un ponte tra diverse forme d’arte, legate sia al mondo del tessile che a quello della ceramica e dell’editoria artistica.
La rassegna offre uno sguardo approfondito su una selezione di tessuti pregiati appartenenti alle collezioni di loriano bertini, come velluti provenienti da firenze, venezia e genova, lampassi e broccatelli. Tra i pezzi più rari ci sono due libri con pagine realizzate in tessuto jacquard, costruiti con filati di seta che presenti eccezionale finezza.
Il primo libro è un testo di preghiere tessuto da J.A. Henry, riconosciuto con il grand prix all’esposizione universale di parigi del 1889. Il secondo, dal titolo “La Marseillaise”, contiene la partitura dell’inno nazionale francese realizzata con tessuto prodotto dalla maison lione chatel & tassinari. Questi manufatti mostrano la capacità di intrecciare materiali e arte attraverso una tecnica tessile che si presta anche a funzioni decorative e simboliche, oltre al valore estetico.
I documenti tessili in mostra rappresentano un duplice valore: sono specchio della storia materiale ma anche di un approccio culturale che lega artigianato, musica e fede. Bertini ha saputo raccogliere pezzi capaci di dialogare con più linguaggi e che oggi rappresentano un patrimonio difficile da replicare.
Il museo ha deciso di dedicare a bertini una sala intitolata al patrimonio storico, mantenendo viva la testimonianza del suo contributo alla città di prato. Il gesto di donare i tessuti originari a pochi anni dalla trasformazione in museo ha segnato una svolta anche culturale e sociale per l’area pratese.
L’istituzione continua a custodire e promuovere questo lascito, che oltre a rappresentare un’eredità materiale mette al centro il valore del dono come impegno verso la diffusione della conoscenza. L’esempio di bertini resta un punto di riferimento per chi lavora nel campo della conservazione del patrimonio artistico. Dopo 50 anni, il museo del tessuto si presenta come un luogo dove il passato tessile incontra l’arte e la storia locale, con un occhio all’apertura verso altre forme d’arte che hanno contribuito a costruire il tessuto culturale della regione.
Il museo mantiene così un profilo storico e culturale riconosciuto in Italia e all’estero, testimoniando una storia partita da un gesto fondamentale e oggi arricchita da collaborazioni importanti come quella con la Biblioteca nazionale di firenze e altri musei toscani.
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