Un uomo di 64 anni ha perso la vita all’aeroporto di fiumicino a causa di una caduta mentre lavorava sul tetto di un’officina. L’episodio, avvenuto in un’area ad alta frequentazione e sotto responsabilità di diverse ditte in subappalto, ha riacceso il dibattito sulle condizioni di sicurezza nei cantieri e sui rischi associati alle attività in quota. Le cause precise dell’incidente sono ancora al vaglio degli inquirenti, ma emergono subito i dubbi sull’uso corretto dei dispositivi anticaduta.
Le dinamiche dell’incidente e le prime verifiche
L’incidente si è verificato durante un intervento sul tetto di un’officina localizzata all’interno dell’aeroporto di fiumicino. L’uomo, impegnato in lavori affidati a una ditta in subappalto, è caduto da un’altezza significativa. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per determinare le cause esatte della caduta, se si è trattato di un problema tecnico, di un errore umano o di una mancanza nelle misure di sicurezza.
Il sindacato cgil di roma e del lazio ha posto immediatamente l’attenzione sull’eventuale assenza o errato impiego dei dispositivi anticaduta, strumenti fondamentali per prevenire tragedie come questa. Si tratta di imbragature, linee vita o altri dispositivi che limitano le conseguenze di eventuali cadute. Al momento, non è chiaro se fossero presenti e se fossero stati utilizzati in modo corretto.
Oltre all’episodio specifico, questa morte sul lavoro solleva domande più ampie sulle procedure di sicurezza che dovrebbero essere garantite soprattutto in luoghi complessi come gli aeroporti, dove le attività si svolgono in presenza di numerosi operatori e committenti diversi.
La protesta della cgil e le richieste di maggiore sicurezza sul lavoro
La cgil ha definito la vicenda “una tragedia” e ha espresso con forza il proprio cordoglio per la perdita del lavoratore. Il sindacato ha chiesto che venga fatta rapidamente chiarezza su quanto successo, sottolineando come incidenti del genere confermino che “è nella catena degli appalti e dei subappalti che si muore sul lavoro”.
Il tema principale evidenziato è la responsabilità nella gestione della sicurezza in quei lavori affidati a ditte terze, spesso con minori garanzie. Secondo la cgil servono regole migliori negli appalti, soprattutto per garantire un controllo più stretto sulle condizioni di lavoro. La maggiore responsabilizzazione delle committenti dovrebbe spingere i vari soggetti a verificare direttamente l’effettiva sicurezza delle lavorazioni.
La richiesta del sindacato non riguarda solo la denuncia del fatto accaduto, ma un appello alla mobilitazione generale per evitare nuove morti sul lavoro in futuro. Serve maggiore attenzione da parte delle imprese, più controlli e interventi efficaci per la tutela dei lavoratori, a partire dalla protezione in quota.
Dati sugli infortuni nel lazio e impatto dell’incidente
Il caso di fiumicino si inserisce in un quadro preoccupante riguardo agli infortuni sul lavoro nel lazio. Nei primi cinque mesi del 2025, secondo i dati ufficiali raccolti, sono stati denunciati oltre 17 mila infortuni, con un incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli incidenti mortali accertati nello stesso arco di tempo sono arrivati a 29, un numero alto rispetto alla popolazione lavorativa e alla regolamentazione vigente.
L’incidente odierno, quindi, conferma la persistenza di un problema legato alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Non si tratta soltanto di numeri, ma di vite spezzate, spesso in situazioni prevenibili. Le aziende, anche quelle committenti, non devono rimanere passive ma assumere un ruolo attivo per fermare questa scia di tragedie.
Nel contesto aeroportuale, la sicurezza dovrebbe essere un impegno prioritario, vista la complessità e le responsabilità d’insieme. Gli enti preposti e le organizzazioni sindacali continuano a premere affinché gli interventi sugli appalti siano seguiti da una reale applicazione delle norme di sicurezza, per evitare che incidenti come quello di fiumicino si ripetano.