L’ingresso massiccio delle tecnologie digitali ha rivoluzionato il lavoro di intelligence, forze dell’ordine e magistratura. Durante un convegno tenutosi al Palazzo di Giustizia di Napoli, i massimi dirigenti dei servizi di informazione italiani hanno discusso le sfide di un contesto in profonda trasformazione. Il confronto ha messo a fuoco problemi tecnologici, regolamentari e di risorse umane, mentre l’Europa tenta di rilanciare il proprio ruolo nel gioco globale della sicurezza digitale.
Il convegno al palazzo di giustizia di napoli e i protagonisti del dibattito
Il 2025 al Palazzo di Giustizia di Napoli ha visto la presenza dei vertici dei servizi di sicurezza italiani. Alla discussione hanno partecipato Vittorio Rizzi, direttore del Dis , Bruno Valensise, guida dell’Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Interna , e Giovanni Caravelli, direttore dell’Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Esterna . Si sono uniti a loro Bruno Frattasi, direttore dell’agenzia nazionale per la cybersicurezza, e Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli. Il confronto ha affrontato le trasformazioni indotte dal digitale e le nuove minacce a cui far fronte.
La scelta di Napoli come sede non è casuale: la città rappresenta un punto nevralgico del contrasto alla criminalità organizzata e terreno di una crescente attenzione alle tecnologie informatiche come strumenti di prevenzione e repressione. Il dialogo fra i dirigenti ha rivelato come il digitale abbia introdotto scenari complessi, con attacchi informatici e spionaggio sempre più sofisticati.
La posizione dell’europa e la dichiarazione di bruno frattasi sul gap tecnologico
Bruno Frattasi, dal palco del Palazzo di Giustizia, ha illustrato un quadro netto sull’Europa. Nonostante lo sforzo regolamentare per gestire l’intelligenza artificiale, l’Europa resta indietro dal punto di vista tecnologico. Il gap con le altre grandi potenze mondiali si allarga, rendendo difficile competere su scala globale. Frattasi ha sottolineato che “la partita sembra persa in partenza” a causa di questa disparità tecnologica.
Restano però in mano all’Europa e all’Italia le regole del gioco sul piano normativo. I colossi americani, per esportare i loro sistemi, dovranno rispettare le normative europee. Questo ruolo normativo rappresenta un’opportunità concreta da valorizzare, passaggio delicato per creare un equilibrio tra potenza tecnologica e supervisione etica delle nuove tecnologie.
La riflessione di Frattasi si inserisce in un contesto globale dominato da Stati dove le tecnologie digitali sono strumenti di controllo e potere politico, mentre in Europa si cerca un equilibrio tra sviluppo e rispetto dei diritti. La strada per rinforzare la competitività tecnologica resta lunga ma il sistema legislativo europeo costituisce un elemento di forza.
Gli aspetti tecnici e umani nelle agenzie di informazione: parole di caravelli e valensise
Durante il convegno Caravelli e Valensise hanno approfondito i risvolti pratici di queste trasformazioni. La tecnologia si sviluppa rapidamente e richiede aggiornamenti continui sia nei dispositivi sia nelle competenze degli operatori. Tecniche di raccolta, analisi e protezione dei dati devono tenere il passo con strumenti sempre più avanzati usati da avversari, spesso appartenenti a regimi autoritari.
Il ricambio e la formazione del personale rappresentano un tassello chiave. Sono necessari profili specializzati, capaci di leggere i flussi informativi digitali, riconoscere minacce nascoste e agire tempestivamente. Valensise ha insistito sul bisogno di risorse dedicate, che possano innovare il lavoro dell’intelligence in modo concreto e non solo teorico.
L’aggiornamento tecnologico non è soltanto questione di mezzi ma coinvolge la mentalità operativa e la capacità di adattarsi a uno scenario in continua evoluzione. Solo con queste basi le agenzie potranno continuare a difendere l’interesse nazionale in un mondo digitale complesso e sempre più esposto a attacchi sofisticati.
La sfida del dis nel proteggere la sovranità italiana in un ecosistema digitale in crescita
Il direttore del Dis, Vittorio Rizzi, ha sintetizzato la sfida con parole precise: la tutela della sovranità economica, politica e industriale italiana contro attori ostili, spesso Stati non democratici o autarchici. La missione si svolge sempre nel rispetto delle leggi e delle norme, ma l’ambiente digitale si amplia quotidianamente in maniera esponenziale.
Le minacce attuali si muovono in un ecosistema globale che mescola crimini informatici, spionaggio industriale e interferenze politiche. Rizzi ha ricordato che la complessità è aumentata, e per questo le attività di intelligence devono crescere in capacità e tempestività. Il peso politico e strategico degli strumenti digitali è in costante aumento, così come le potenzialità di danno in caso di violazioni.
In questa cornice, la sicurezza si declina su molteplici fronti, dalla protezione delle infrastrutture critiche al contrasto alla disinformazione, fino alla sorveglianza sui flussi digitali di interesse nazionale. Il Dis si trova al centro di un gioco delicato, in cui ogni azione deve mantenere il giusto equilibrio tra sicurezza e rispetto delle libertà. La sfida è aperta e richiede strumenti nel presente, con uno sguardo lungo verso il futuro della sicurezza italiana.