La mattina del 15 marzo 2025 si è svolto presso il tribunale di cassino l’interrogatorio di gianluca quadrini, consigliere provinciale e ex presidente della XV comunità montana di arce. L’atto rappresenta un momento chiave dell’inchiesta che ha coinvolto più persone in una presunta rete di uso illecito di fondi pubblici e irregolarità in appalti e contratti di lavoro. Il procedimento sta facendo emergere dinamiche complesse che coinvolgono politica, amministrazione locale e operatori economici tra ciociaria e ferentino.
L’interrogatorio di quadrini è stato disposto nel quadro della riforma nordio, introdotta nel 2023 per rafforzare il diritto di difesa degli indagati prima che il giudice per le indagini preliminari decida misure cautelari. Durante l’udienza, il consigliere provinciale ha risposto alle domande di gip e procura sulle accuse mosse a suo carico. La procura di cassino ha chiesto l’applicazione di misure restrittive, tra cui divieto di dimora e obbligo di presentazione, in seguito agli elementi raccolti dalla guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta complessa su reati finanziari e amministrativi.
Quadrini, figura politica nota nel territorio, guida anche il gruppo consiliare che ancora oggi rappresenta una fetta importante del consiglio provinciale. Il suo precedente incarico alla comunità montana di arce – ente intermedio pubblico impegnato in progetti di sviluppo montano – si intreccia ai fatti oggetto di indagine. Il gip deve ora valutare la fondatezza delle ipotesi accusatorie e stabilire se motivi di cautela impongano limiti alla libertà personale di quadrini.
Sette persone risultano indagate per ipotesi di reato che vanno dalla truffa aggravata alla falsa fatturazione, tutti riferiti a pratiche anomale nella gestione di risorse pubbliche. Tra gli indagati figurano manager di società pubbliche o in house, avvocati, imprenditori e lo stesso quadrini. Secondo l’accusa, la rete avrebbe organizzato il trasferimento di denaro pubblico verso soggetti vicini al gruppo politico di quadrini, violando le norme su trasparenza e affidamenti.
Le indagini hanno documentato contratti fittizi e pagamenti senza corrispondenti prestazioni effettive, finalizzati a finanziare attività non istituzionali. Questa metodologia avrebbe consentito un uso improprio dei soldi destinati a progetti territoriali e servizi pubblici, indebolendo risorse e fiducia nelle amministrazioni locali. Il procedimento fa luce su procedure apparenzialmente regolari, ma costruite per nascondere irregolarità e preferenze politiche.
Gli accertamenti hanno evidenziato che alcune dipendenti di società partecipate dalla provincia di frosinone risultavano impiegate con contratti di lavoro mal gestiti. Per la procura, queste persone non svolgevano attività nelle sedi ufficiali, ma operavano come collaboratrici personali di quadrini. In pratica, sarebbero state incaricate di compiti di natura politica e promozionale, distogliendole dal ruolo istituzionale.
La documentazione acquisita riporta pagamenti e rimborsi per quasi cinquemila euro basati su firme, fogli di presenza e relazioni false. I dirigenti di società partecipate avrebbero autorizzato queste spese, ignorando o coprendo le irregolarità. Ciò configura per la procura un danno erariale e una distorsione nell’utilizzo di risorse pubbliche, con evidenti ripercussioni sulla trasparenza e la correttezza amministrativa.
“Questa situazione rappresenta un danno grave alle casse pubbliche e mina profondamente la fiducia dei cittadini,” ha dichiarato un portavoce della procura.
Un ulteriore problema riguarda l’attività didattica di quadrini come docente presso un istituto tecnico di ferentino. Nel periodo sotto osservazione, quadrini risultava assunto per 18 ore alla settimana ma avrebbe beneficiato di permessi istituzionali per 48 ore mensili, giustificati con la carica di consigliere provinciale delegato. Il punto è che questa delega era cessata prima e non comunicata né all’istituto né al ministero dell’economia.
La procura sostiene che questa omissione ha ingenerato un errore nell’attribuzione dei permessi, causando un danno economico pubblico. Il caso mostra come la mancata trasparenza sulle posizioni ricoperte possa determinare l’uso improprio di benefici riservati agli incarichi pubblici, con un impatto sul bilancio scolastico e statale.
Gli investigatori hanno trovato una serie di appalti affidati a cooperative connesse ad alcuni indagati per lavori di sviluppo in comuni montani tra 2019 e 2020, per quasi novantamila euro. Le attività previste dai contratti, però, sembrano non essere mai state realizzate. Nel materiale consegnato alla pubblica amministrazione erano presenti fogli di presenza retrodatati e firme irregolari, oltre a rapporti finali modificati o firmati da persone non coinvolte.
Alcune collaboratrici menzionate nei contratti non avrebbero mai svolto le prestazioni indicate. Una delle difese del sistema si basava su fatture false, emesse con l’ausilio di un avvocato ora indagato per questo motivo. L’inchiesta sottolinea come documentazioni contraffatte abbiano favorito l’erogazione di fondi pubblici destinati a progetti mai realizzati.
Tra i documenti sequestrati figurano anche email e messaggi che attestano la complicità tra gli indagati per la creazione di false evidenze cartacee.
La procura di cassino continua a raccogliere documenti, ascoltare testimoni e consultare dati bancari per approfondire i comportamenti degli indagati. Nei prossimi giorni potrebbe arrivare la decisione del gip sulle misure cautelari personali e interdittive, considerate necessarie vista la gravità delle accuse e la ripetitività delle condotte contestate.
L’interrogatorio di quadrini rappresenta una fase cruciale per definire la posizione dell’ex presidente della comunità montana e se il quadro probatorio imponga l’adozione di provvedimenti restrittivi. Nel frattempo la vicenda continua a provocare riflessioni anche in ambito politico e amministrativo nella provincia di frosinone, con possibili conseguenze sull’assetto locale.
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