Nel cuore della Maiella orientale, in provincia di Chieti, prende forma un progetto per rilanciare coltivazioni di vitigni rari e antichi, abbandonati da decenni. Queste iniziative nascono con l’intento di proteggere un patrimonio culturale e naturale modellato da generazioni di contadini, attraverso convenzioni che coinvolgono Bio Cantina Sociale Orsogna, il Parco nazionale della Maiella e diversi comuni locali. Sono interessate in particolare aree montane e pedemontane, dove si conservano varietà uniche come la “Ghiuppitte de Mundeneire” e la “Middialonghe“. Il progetto mira a ricostruire un tessuto agricolo e paesaggistico profondamente legato alla storia e all’economia locale.
Nelle zone di Montenerodomo, Lama dei Peligni, Civitella Messer Raimondo e Altino, si coltivano da sempre vitigni che rischiano di sparire. Nomi come “Ghiuppitte de Mundeneire“, “Middialonghe” e “Uva Dellacea” testimoniano varietà autoctone coltivate in condizioni di montagna, dove l’agricoltura intensiva non ha mai preso piede. Questi vitigni rappresentano un lascito di pratiche agricole artigianali e di una cultura contadina che si è tramandata nei secoli. Il lavoro di recupero mira a mettere in luce questo patrimonio, non solo per salvaguardare piante rare, ma anche per difendere un paesaggio che proprio grazie alla viticoltura ha mantenuto la sua forma e la sua identità.
Le convenzioni pronte alla firma tra Bio Cantina Sociale Orsogna, Parco nazionale della Maiella e i Comuni coinvolti, puntano a sostenere queste coltivazioni. L’obiettivo è rafforzare un modello agricolo rispettoso dell’ambiente, capace di rivitalizzare terreni spesso abbandonati o incolti. Il progetto non si limita a una gestione agricola, ma si estende alla tutela del paesaggio e della biodiversità che ne deriva, interpreti di un patrimonio umano e naturale unico.
A Taranta Peligna e Lama dei Peligni, è stata siglata una specifica convenzione che prevede l’invecchiamento di vini ottenuti da antichi vitigni dentro la Grotta del Cavallone. Questo luogo non è solo una meraviglia naturale, ma anche un sito letterario riconosciuto per aver ispirato “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio. La grotta si trova lungo la Valle di Taranta, meta turistica consolidata, dove la cultura locale, la natura e la tradizione agricola si incontrano.
L’uso della grotta per l’invecchiamento dei vini è parte del progetto “Pe’ nin perde la sumente”, pensato per mantenere viva la biodiversità. La Bio Cantina Sociale Orsogna, promotrice del progetto, ha una lunga esperienza in viticoltura biologica e biodinamica, con una rete di 300 soci che coltivano 1.500 ettari di vigneto nel territorio abruzzese. L’intento è coniugare la produzione vinicola alle specificità del territorio, rispettando il suo ritmo naturale e le caratteristiche dei vitigni antichi.
Bio Cantina Sociale Orsogna svolge un ruolo centrale nell’iniziativa, da anni impegnata nel recupero di vitigni a rischio scomparsa. Questi includono il “Nero antico di Pretalucente“, la “Vedovella” e la “Verdacchiona“, coltivati in comuni come Gessopalena e Roccamontepiano. Le nuove convenzioni nascono per ampliare questo lavoro anche su altre varietà e territori, partendo dalla Maiella orientale.
Camillo Zulli, enologo e direttore della cantina, ha spiegato come questi vitigni portino con sé un sapere agricolo specifico e un modo di vivere legato alla terra. Le coltivazioni nelle zone montane sono state conservate quasi intatte, proprio perché l’agricoltura intensiva non ha mai dominato questi luoghi. Il progetto valorizza non solo le piante ma anche l’esperienza di contadini che hanno mantenuto viva questa tradizione, con metodi attenti alla sostenibilità e al rispetto del territorio.
L’impegno del Parco nazionale della Maiella, insieme ai sindaci dei Comuni coinvolti, crea una rete di lavoro per sostenere la produzione agricola legata ai vitigni antichi. Luciano Di Martino, direttore del parco, ha sottolineato come questa collaborazione serva a recuperare terreni abbandonati e a riportare attività agricole in un’area che fa parte della Strategia nazionale per le aree interne . Il lavoro promosso mira a contrastare lo spopolamento, offrendo un’alternativa economica che si basi su un’agricoltura compatibile con l’ambiente circostante.
Le attività agrosilvopastorali tradizionali sono considerate fondamentali per mantenere viva la presenza umana sui monti. Il progetto infatti guarda alla Maiella orientale anche come a un territorio da proteggere tramite lo sviluppo di pratiche agricole di nicchia, rispettose della biodiversità. L’obiettivo è fermare il declino delle zone interne, portando avanti un modello che combini produzione e valorizzazione ambientale.
La presentazione delle nuove convenzioni si è svolta alla Banca del germoplasma di Lama dei Peligni. Vi hanno partecipato, oltre a rappresentanti della Bio Cantina Sociale Orsogna e del Parco nazionale della Maiella, i sindaci dei Comuni coinvolti e l’etnobotanico Aurelio Manzi. La presenza di figure istituzionali ha evidenziato l’interesse comune nel valorizzare le risorse locali attraverso il recupero di vitigni poco conosciuti.
Tra i partecipanti figurano Tiziana di Renzo, sindaco di Lama dei Peligni e vicepresidente del Parco nazionale della Maiella, Angelo Piccoli, sindaco di Montenerodomo, Danilo D’Orazio, sindaco di Civitella Messer Raimondo, Vincenzo Muratelli di Altino, e Francesco Piccone di Taranta Peligna. Questo sostegno politico e tecnico conferma la volontà di tutelare alle radici un sistema di coltivazione che conta su una forte identità locale e su pratiche tradizionali rigorosamente radicate.
Il legame forte tra agricoltura, biodiversità e paesaggio è al centro di questa iniziativa che mira a consolidare il legame fra uomo e territorio nelle aree montane della Maiella orientale.
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