La sperimentazione della nuova legge per il riconoscimento della disabilità italiana sta rivelando problemi concreti e crescenti, specialmente in alcune province pilota come Frosinone. I numeri raccolti nei primi mesi del 2025 mostrano un calo significativo delle domande presentate e lunghe attese per il rilascio delle certificazioni. Questi dati fanno emergere una situazione di difficoltà per molte persone fragili, che rischiano di perdere l’accesso a sostegni fondamentali. Il caso di Frosinone è la punta dell’iceberg di una procedura che sembra incepparsi, tra difficoltà organizzative e ostacoli pratici.
Nella provincia di Frosinone il confronto tra i dati di metà 2024 e metà 2025 evidenzia un crollo marcato delle richieste di riconoscimento della disabilità. Le domande sono passate da 6.348 a 4.469, un calo di quasi il 30%. È una variazione significativa, che indica come non si tratti di fluttuazioni normali o stagionali, ma di un problema radicato. Le persone in stato di fragilità spesso hanno bisogno di ottenere velocemente queste certificazioni per accedere a pensioni, assegni o servizi di cura. Qui invece il sistema sembra rallentare in modo preoccupante.
Non è solo il numero delle domande ad allarmare, ma soprattutto il fatto che oltre il 65% delle richieste presentate non ha ancora ricevuto risposta. Dei 4.469 cittadini che hanno iniziato il processo, solo 1.584 hanno già ottenuto il certificato unico. Più di tremila persone restano senza un esito, di fatto escluse dal diritto a cui hanno diritto, e questo genera un quadro di incertezza che danneggia famiglie e individui. Questa situazione non è rimasta inosservata alle organizzazioni sindacali che rappresentano i lavoratori e le fasce più deboli della popolazione.
La CGIL di Frosinone Latina ha stretto il campo delle difficoltà in due fattori principali. Il primo riguarda il nuovo certificato medico introduttivo, che deve accompagnare ogni domanda. Questo documento è diventato obbligatorio solo col nuovo sistema e comporta tempi lunghi per essere compilato correttamente. Molti medici di base non lo redigono più, spingendo le persone verso specialisti privati. Questo si traduce in costi non sostenibili per chi già vive in perdita di reddito o con problemi sanitari. La dipendenza da professionisti privati accresce disuguaglianze sociali e rallenta l’intero percorso.
Il secondo punto riguarda l’assenza di un coordinamento tra INPS, medici e strutture sanitarie. La mancanza di un confronto e di un sistema integrato fa aumentare i tempi di attesa e provoca disomogeneità tra territori. In molte zone, la gestione delle pratiche si blocca per mancanza di informazioni chiare o di procedure condivise. Questo crea un sistema frammentato dove la garanzia del diritto dipende da fattori casuali o dalla volontà di singole persone, non da un processo certo e uniforme.
La CGIL insiste sulla necessità di un intervento immediato dell’Ordine dei Medici di Frosinone, che finora non ha colmato i vuoti nella procedura di rilascio dei certificati medici introduttivi. L’organizzazione sindacale chiede che si coinvolgano i medici di base per ridurre i ritardi e che si stabilisca un prezzo calmierato per la redazione di questi certificati a livello provinciale. In questo modo anche chi ha pochi mezzi potrebbe iniziare il percorso senza essere costretto a spese ingenti.
Giuseppe Massafra, segretario generale della CGIL Frosinone Latina, parla di negazione di un diritto costituzionale. Senza certificato non si può nemmeno accedere ai sostegni che lo Stato prevede per i disabili e questo lascia molte persone in una condizione di esclusione sociale e sanitaria. La mancanza di una rete di supporto e di un sistema semplice rischia di aumentare le disuguaglianze, soprattutto in un contesto provinciale dove già i servizi sono spesso carenti o lenti. Le richieste della CGIL puntano a riaprire un dialogo vero tra istituzioni e lavoratori.
Nonostante i dati negativi, il governo ha annunciato l’intenzione di allargare la sperimentazione ad altre undici province a partire da settembre 2025. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni tra i sindacati e le associazioni che operano a tutela dei diritti delle persone disabili. CGIL Frosinone Latina sottolinea che il sistema, così com’è, produce esclusione e difficoltà, non tutela i più fragili. Passare dalla sperimentazione a un modello operativo senza risolvere i problemi strutturali rischia di peggiorare la situazione.
Chi vive quotidianamente queste difficoltà teme che l’allargamento possa ripetere gli stessi errori o crearne di nuovi in territori dove la sanità e l’ente previdenziale sono già sotto pressione. La richiesta è quella di fermare l’escalation e aprire confronti con tutti gli attori coinvolti. Solo un percorso trasparente e condiviso può garantire un sistema accessibile e giusto. L’assenza di risposte rapide e organizzate mette a rischio centinaia di migliaia di persone che da questa certificazione dipendono per il sostegno economico e l’assistenza.
Da ogni angolo d’Italia arrivano segnalazioni di rallentamenti e disservizi simili, e il caso di Frosinone dà un esempio concreto di cosa accade dentro un sistema che fatica a tenere il passo con le esigenze di chi ha diritto a un supporto pubblico. Le decisioni assunte nel prossimo futuro saranno fondamentali per non aggravare la condizione di chi necessita di riconoscimenti per vivere meglio.
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