La traviata torna a raccontare una storia di sofferenza e isolamento, questa volta con un approccio che mette al centro il corpo e la psiche della protagonista. La regista slovacca Sláva Daubnerová guida la nuova produzione all’interno del Caracalla Festival di Roma, svelando un allestimento che ridà voce e profondità a Violetta, figura simbolo di marginalità e stigma sociale. A luglio 2025, le Terme di Caracalla ospitano uno spettacolo che unisce musica, teatro e danza in uno scenario carico di suggestioni storiche e contemporanee.
Nel lavoro di Daubnerová, il corpo distrutto di Violetta diventa più di una condizione fisica: si fa emblema della sua psiche tormentata da abusi infantili e dalla vita di prostituzione. La protagonista, fragile ma resistente, rappresenta una donna che ha dovuto trasformare la propria femminilità in uno strumento di sopravvivenza. Questa lettura si sviluppa lungo tutta la narrazione, che assume toni drammatici e intensi, capaci di evocare sia la solitudine che la sofferenza di chi vive ai margini della società.
Il lavoro riprende la storia vera di Alphonsine Plessis, giovane francese del 1800 che, venduta dal padre a un uomo anziano, si ritrovò a dover lottare per la propria esistenza a Parigi. Daubnerová sottolinea come la bellezza e la femminilità, viste da Alphonsine e poi da Violetta, si tramutino in risorse da sfruttare per ottenere uno spazio in un mondo ostile. La parola “traviata” indica proprio la condizione di “caduta” della donna, giudicata e isolata per le sue scelte e per la malattia. Il racconto segue il punto di vista della protagonista, spaziando in momenti onirici e deliranti che prefigurano la morte.
Il legame tra eros e thanatos emerge nelle scene in cui Violetta si getta nell’amore con Alfredo, l’ultimo disperato tentativo di sottrarsi all’annientamento, un riflesso dell’istinto umano più profondo. Questo intreccio segna l’opera con una tensione emotiva forte e realistica, capace di coinvolgere chi guarda sotto un nuovo sguardo, meno romantico e più crudo.
Regista avanguardista nel teatro sperimentale slovacco, Sláva Daubnerová approda in Italia con un linguaggio che rompe schemi e proibizioni. È una voce autonoma, centrata sull’analisi della femminilità nei suoi aspetti più dolorosi e controversi. Il direttore artistico del Caracalla Festival, Damiano Michieletto, ha scelto proprio lei per portare in scena un titolo che non poteva prescindere dall’essere raccontato attraverso la figura femminile.
Daubnerová ha avuto una crescita intensa dal 2020, dedicandosi con rigore alle regie d’opera. Ha rivisitato testi come Manon Lescaut di Puccini al Teatro Nazionale di Praga, trasformando il dramma in una denuncia sociale che mette in evidenza il peso di norme e ruoli. La forza del destino di Verdi ha preso corpo a Essen, raccontando la guerra da una prospettiva intima e femminile, mentre a Bratislava ha reinterpretato La piccola volpe astuta di Janáček, un racconto cupo di sfruttamento e distruzione umana.
Queste esperienze hanno affinato il suo stile e la visione profonda. Per La traviata a Roma, Daubnerová si avvale di una squadra di collaboratori di rilievo: Alexandre Corazzola per le scene, Kateřina Hubená per i costumi, Ermanno Sbezzo che firma le coreografie per il corpo di ballo diretto da Eleonora Abbagnato, e Alessandro Carletti alle luci. Il coro è guidato da Ciro Visco, un gruppo che completa un ambiente teatrale pensato per immergere lo spettatore in una dimensione fortemente emotiva e psicologica.
Il ruolo di Violetta è affidato a Corinne Winters, premiata nel 2025 come miglior cantante femminile con l’Oper! Award. Winters ritorna sulla scena romana dopo i suoi successi in Suor Angelica, Dialogues des Carmelites e Káťa Kabanová. La sua interpretazione promette di mostrare una Violetta intensa ed espressiva, capace di unire tecnica vocale e carica emotiva.
Accanto a lei, Piotr Buszewski interpreta Alfredo. Buszewski è noto per il suo debutto con l’Opera di Roma dello scorso anno e porta esperienza e presenza scenica per dare spessore al personaggio. Luca Micheletti veste il ruolo di Germont: oltre al canto, porta in scena un’interpretazione complessa, grazie anche al suo lavoro recente da regista. La sua doppia esperienza arricchisce la resa del padre di Alfredo, sempre al centro del conflitto con Violetta.
Nelle repliche del 1 e 3 agosto, Hasmik Torosyan è Violetta e Oreste Cosimo interpreta Alfredo. Gustavo Castillo sostituisce Micheletti nelle serate del 27 luglio e 2 agosto. Le recite si svolgono tra il 23 e il 27 luglio e dall’1 al 3 agosto, in un calendario che lascia spazio a diverse sfumature di interpretazione, offrendo pubblici differenti occasioni di confrontarsi con la storia e con il suo messaggio.
Lo spettacolo si sviluppa con scene curate, costumi che riflettono la realtà e le contraddizioni del XIX secolo, movimenti coreografici che accompagnano la narrazione senza mai distogliere l’attenzione dalle voci, e un gioco di luci che sottolinea stati d’animo e tensioni. Così, il Caracalla Festival arricchisce la propria programmazione con un titolo che rivisita radicalmente un classico, interrogandosi sulle persone dietro i ruoli e sulle trame che segnano le vicende umane.
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