Lisa Gastoni, nata Elisabetta Gastone, ha segnato il cinema italiano con una carriera intensa ma frammentata, sospesa tra Londra e Cinecittà. La sua presenza ha attraversato decenni, partendo da ruoli di contorno in pellicole di guerra fino a diventare protagonista di film che hanno lasciato un segno, nonostante un lungo ritiro. A 90 anni, il suo percorso riflette le trasformazioni del cinema e della società dagli anni Cinquanta agli anni Duemila.
Lisa Gastoni nasce il 28 luglio 1935 ad Alassio, in Liguria, in una famiglia di albergatori. La sua infanzia è segnata da due figure forti: il padre, un antifascista discreto ma determinato, e la madre, aristocratica e irlandese, che la porta a vivere a Londra dopo la fine della seconda guerra mondiale. Qui, Lisa entra nel mondo dell’immagine attraverso la fotomodella, che si rivela la sua prima porta nel cinema.
Il suo debutto arriva nel 1954 con “Operazione commandos”, un film bellico diretto da Lewis Milestone in cui recita accanto a nomi come Dirk Bogarde e Akim Tamiroff. Questo ruolo, benché marginale, apre la strada a una serie di interpretazioni in pellicole prevalentemente anglo-americane. Tuttavia, non sembra particolarmente interessata al cinema in quel momento, piuttosto considera questa esperienza come un passaggio necessario. Nel corso degli anni Cinquanta, prende parte a 22 film, lavorando con registi riconosciuti come Val Guest e Ken Annakin, soprattutto in produzioni B, tipiche del cinema britannico di quegli anni.
L’approdo a Cinecittà si verifica quasi per caso, dettato dalla sua bellezza particolare: occhi verdi, volto mediterraneo e una fisicità che si adatta ai canoni di quel periodo. La produzione italiana la accoglie nel filone dei film in costume, molto popolari nello scenario della “Hollywood sul Tevere”. Così Gastoni recita in ruoli da regina o femme fatale, un’immagine che rimane impressa nella mente del pubblico.
Nel 1961 partecipa a “Le avventure di Mary Read” di Umberto Lenzi e da lì la sua carriera si dipana con ruoli sempre più importanti. Nel 1962 Joseph Losey la sceglie per “Eva”, dimostrandosi un regista riservato ma attento. Questo film avrebbe potuto segnare un cambio di passo, ma Gastoni continua a vivere prevalentemente nel cinema di genere.
Il 1966 è un anno chiave grazie a due film: Sergio Corbucci la sceglie per “L’uomo che ride”, dove interpreta Lucrezia Borgia, e Carlo Lizzani la dirige in “Svegliati e uccidi”, accanto al bandito Luciano Lutring. Quest’ultimo film segna una svolta nella sua carriera, richiamando l’attenzione critica su di lei.
Pochi anni dopo prende parte a “Grazie zia”, opera d’esordio di Salvatore Samperi, che la vede coinvolta in un ruolo controverso e provocatorio, al fianco di Lou Castel. Il film scatena scandali ma ottiene un successo enorme. Lisa Gastoni, con questa pellicola, si fa riconoscere come interprete capace di sfidare le convenzioni mostrando una figura femminile complessa e sensuale.
Rimane però un’etichetta che si appiccica addosso a Lisa: quella della donna matura e sensuale attratta da partner più giovani. Questa immagine limita alcune scelte artistiche, al punto che rifiuta proposte di registi del calibro di Michelangelo Antonioni. Non evita, tuttavia, i film di qualità: recita in “I sette fratelli Cervi” di Gianni Puccini, in “L’amica” di Alberto Lattuada e in “Maddalena” diretto da Jerzy Kawalerowicz. Una menzione particolare spetta anche a “Mussolini, ultimo atto” di Carlo Lizzani, in cui interpreta Claretta Petacci, un ruolo intenso e drammatico al fianco di Rod Steiger.
Dopo un periodo di grande successo, Lisa Gastoni decide di abbandonare la recitazione nel 1970 circa. In alcuni suoi interventi ha dichiarato di non aver mai cercato di rivivere i momenti passati. La sua presenza nel mondo del cinema scompare, lasciando spazio alle sue passioni per la pittura e la scrittura. Nel 1995 pubblica “La madre di Taron”, un libro in parte autobiografico che mostra un’altra sua faccia, più intima e riflessiva.
Il rientro avviene soltanto nel 2005, chiamata da Ferzan Ozpetek per il film “Cuore sacro”. Dopo l’invito insistente del regista, accetta di tornare sul set e da allora si conquista spazi importanti nel cinema italiano contemporaneo. Realizza quattro film e partecipa a cinque progetti per la televisione, tra cui “La provinciale” e “L’onore e il rispetto” fino al 2017.
Nel frattempo la sua vita personale attraversa momenti difficili. Nel 2019 muore il marito, Claudio Isgrò, noto avvocato penalista. Lisa resta sola, vittima di un tentativo di truffa da parte dei vicini. Il passato sembra scivolarle via, come ha detto lei stessa: “Ho cancellato il passato perché nella vita devi viaggiare leggero”.
La sua carriera, breve ma carica di ruoli significativi e talvolta controversi, resta una testimonianza di un cinema che ha saputo esaltare la sua presenza intensa e la sua capacità di affrontare parti difficili con concretezza.
Lisa Gastoni, con i suoi 90 anni, è oggi un volto che evoca un’epoca precisa del cinema italiano e internazionale. Quella donna dagli occhi verdi e dai ruoli forti ha attraversato momenti di gloria e di silenzio senza mai perdere la propria identità. La sua figura resta legata a un modo di fare cinema che privilegiava il contrasto, la complessità dei personaggi femminili e l’impatto sul pubblico.
Brevi ritorni, scelte radicali, qualche rinuncia importante: tutto concorre a definire un carattere deciso, una presenza d’altri tempi nello scenario culturale italiano. Non è solo una diva del passato ma una leggenda che ha lasciato tracce che resistono nel tempo grazie a film che continuano a essere studiati e ammirati.
Nonostante gli anni, Lisa Gastoni continua a vivere lontano dai riflettori, lasciando dietro di sé un’eredità fatta di immagini intense e un percorso che resta aperto per chi vuole riscoprire la forza di un’attrice che ha segnato due continenti senza mai tradire se stessa.
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