Un meccanico di 30 anni, residente ad Amaseno, ha accettato una pena ridotta dopo essere stato accusato di una serie di reati legati alla vendita di auto rubate. Le indagini hanno rivelato un sistema di contraffazione di veicoli, che prevedeva l’alterazione dei numeri di telaio con quelli di mezzi incidentati e targhe straniere. L’operazione era scattata tre anni fa e aveva coinvolto la polizia stradale di Sora, che aveva sequestrato diverse vetture e individuato un’organizzazione ben strutturata.
Indagini e sequestro delle vetture
L’inchiesta, aperta tre anni fa, si è basata sull’attività della polizia stradale di Sora. Durante un controllo di routine, gli agenti notarono incongruenze legate a diversi veicoli sospetti. Questi mezzi risultavano provenire da fonti illegali e si presumeva che fossero stati modificati per evitare controlli. L’operazione portò al sequestro di trentaquattro auto, stimate per un valore totale intorno ai trecentomila euro.
Le verifiche proseguirono con approfondite analisi tecniche su ogni vettura. L’ufficio investigativo si concentrò sull’officina meccanica gestita dal meccanico coinvolto, ritenuta il centro dell’attività illecita. In seguito all’arresto, l’uomo fu posto agli arresti domiciliari mentre molte delle vetture sequestrate venivano mantenute sotto custodia giudiziaria.
Gli accertamenti compiuti mostrarono presto un modello preciso di alterazione dei veicoli: all’isolamento di automobili estere gravemente danneggiate, soprattutto in Germania, Olanda e Spagna, seguiva un procedimento artigianale tramite il quale venivano applicate nuove targhe e numeri di telaio contraffatti, falsificando completamente la tracciabilità dei mezzi.
Dettaglio del modus operandi della contraffazione
Secondo gli atti dell’inchiesta, il meccanico si occupava di ripulire le auto rubate per poi immetterle nuovamente sul mercato con documenti falsificati. I numeri di telaio venivano rimossi e sostituiti con codici recuperati da veicoli incidentati all’estero, in particolare da paesi europei geograficamente distanti.
Il metodo non era semplice: i codici venivano ripunzonati a mano in modo da sembrare originali. L’applicazione di targhe estere conferiva ulteriore copertura a questa rete illegale, rendendo difficile alle forze dell’ordine risalire alla reale provenienza delle vetture. Tuttavia, dai controlli incrociati e dall’analisi dei numeri del motore, gli investigatori riuscirono a mappare il traffico e a scoprire le tracce del meccanico.
Ulteriori elementi vennero fuori quando gli agenti notarono che il meccanico aveva iniziato a preparare la fuga all’estero per sottrarsi alle misure restrittive in arrivo, dimostrazione dell’entità della pressione giudiziaria gravante su di lui in quel periodo.
Coinvolgimento di altre persone e sviluppo del procedimento giudiziario
L’inchiesta ha portato a identificare anche altre persone coinvolte, tra cui alcuni automobilisti sospettati di aver partecipato alla vendita o all’acquisto di vetture alterate. Questi ultimi sono stati difesi da diversi legali, tra cui gli avvocati Rosario e Mario Grieco, oltre allo stesso Gianmarco Conca che difendeva il meccanico e uno degli automobilisti.
Durante l’ultima udienza, questi imputati sono stati prosciolti, mentre un operaio di Ferentino trovato coinvolto nella vicenda ha accettato una misura alternativa, a seguito della messa alla prova proposta dal suo legale Tony Ceccarelli.
Il meccanico, rappresentato dall’avvocato Conca del foro di Latina, ha deciso di patteggiare la pena, concordando una condanna a un anno, dieci mesi e venti giorni di carcere. Questo accordo ha chiuso una fase importante del procedimento, mentre restano sotto osservazione le dinamiche dell’intera rete di traffico scoperta.
La vicenda conferma quanto siano approfonditi i controlli operati dalle forze dell’ordine per contrastare i fenomeni di vendita di auto rubate o contraffatte sul territorio italiano, a partire da casi riscontrati in piccoli centri come Amaseno, fino a coinvolgere circuiti internazionali.