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Pellegrinaggio della madonna bruna a Napoli e il documentario neremadonne raccontano riti e tradizioni campane

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Il pellegrinaggio alla chiesa del Carmine Maggiore di Napoli richiama da anni numerosi fedeli nell’annuale celebrazione dedicata alla Madonna Bruna. Oggi, 16 giugno 2025, la tradizione si rinnova con una lunga giornata di riti e preghiere, che coinvolgono la città partenopea e si intrecciano con il lancio del documentario “Neremadonne”. Nato dalla collaborazione di registi e realtà locali, il film approfondisce il legame tra territori campani e le loro Madonne Brune, mettendo a fuoco riti antichi e il ruolo delle donne nel mantenere viva questa devozione. Scopriamo come si svolge il pellegrinaggio e in che modo il documentario restituisce questa eredità culturale.

Il pellegrinaggio alla madonna bruna di napoli: riti e omaggi alla chiesa del carmine maggiore

Come da tradizione, la giornata dedicata alla Madonna Bruna a Napoli prende il via all’alba, con i fedeli che sfidano il caldo estivo per raggiungere la chiesa del Carmine Maggiore. L’icona venerata, secondo la tradizione, arrivò dal monte Carmelo portata da pellegrini provenienti da terre lontane. Da allora, la comunità napoletana dedica alla Madonna momenti di preghiera, invocazioni e riflessione che scandiscono l’intera giornata religiosa. I riti, iniziati alle 6 del mattino, si susseguono senza interruzione ogni 45 minuti, rinnovando una presenza spirituale che lega i fedeli alla storia e alla cultura della città.

L’atmosfera si carica di tensione emotiva e raccoglimento mentre le funzioni accompagnano i partecipanti in un percorso che intreccia devozione e tradizione popolare. Le celebrazioni non sono però unicamente religiose: in piazza si assiste a una rievocazione storica molto sentita, dedicata alla morte di Masaniello, figura centrale della rivolta napoletana del Seicento. A interpretare questi momenti sono diversi gruppi popolari come “La giostra degli Alarbi”, “Jastemma 10” e “Paranza fiorente”, che portano in scena una serie di quadri viventi, scenografie e performance teatrali legate al folklore.

Musica, danza e scene di vita popolare

Questi gruppi, insieme a “Mediterranti”, “Senza arte né parte”, “Soul palco e tutt’e guaglione ’e San Domenico”, arricchiscono la manifestazione con musiche, canti e danze, restituendo un quadro vibrante e autentico di una città che custodisce le sue storie attraverso il rito religioso e quello culturale. L’intera giornata si trasforma così in un momento di condivisione collettiva, in cui la fede si mescola allo spettacolo, coinvolgendo ogni fascia di età, dai bambini agli anziani.

Il documentario neremadonne: un viaggio nei territori campani e le madonne brune

Il documentario “Neremadonne”, presentato oggi a Napoli nel giorno del pellegrinaggio, cura un racconto visivo e narrativo portando al centro la relazione tra territori campani e le figure sacre delle Madonne Brune. Prodotto dalla Coop.Ar.Tu.Ro e sostenuto da Regione Campania, Film Commission, Teatro Serra e Procida Wi-Fi, il film è firmato da Cristiano Esposito e Simona Pasquale. La scelta di collegare diverse località – Montevergine, Pagani, Puccianiello, Moiano – riflette l’intento di mostrare un legame largamente disseminato, che unisce comunità diverse attorno a queste icone.

Le madonne brune come simbolo di appartenenza

Il progetto affronta il profondo legame tra la presenza di un santuario dedicato alla Madonna Bruna e le dinamiche sociali che esso sostiene in ogni territorio. Le Madonne Brune emergono come simboli concreti di appartenenza capace di frenare lo spopolamento. Hanno dato impulso a iniziative di recupero culturale, come il recupero di colture tradizionali e sapienze artigianali che rischiavano di sparire, facendo rivivere mestieri legati al terroir campano.

Il film concentra l’attenzione sulle donne, protagoniste di un racconto intimo e collettivo, che intreccia memoria personale, antropologia, teologia ed economia. Questa narrazione si sviluppa in forma circolare mimando la ciclicità della storia e delle festività, e mette in dialogo il presente con il mito. Viaggiando tra realtà e immaginazione, “Neremadonne” crea un’atmosfera sospesa che avvolge lo spettatore al ritmo di canti antichi e contrappunti musicali moderni firmati dal maestro Mario Fasciano. La voce narrante di Alessandro Incerto accompagna il racconto di storia, mito e devozione, scavando nei legami ancestrali della fede popolare.

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Napoli e la madonna del carmine: un ruolo cruciale nella tradizione campana

La Madonna del Carmine, custodita a Napoli, occupa un posto speciale nel racconto narrato da “Neremadonne”. La città non è mai stata solo un punto geografico, ma un crocevia di culti e miti che si sono stratificati in secoli di storia. Napoli ha intrecciato la sua identità con l’icona della Madonna Bruna, costruendo intorno a lei rocamboleschi racconti popolari che mescolano devozione e fantasia. Queste leggende hanno creato un sentire condiviso particolarmente profondo, radicato nelle tradizioni della città.

Gli autori spiegano come il rapporto tra Napoli e l’immagine sacra sia un dialogo fatto di segreti, riti e favole tramandate oralmente, ricco di riferimenti che ancora oggi affascinano studiosi e fedeli. La Madonna del Carmine, in questo contesto, diventa più che un oggetto di culto: è un cardine che tiene insieme la città, i suoi abitanti e la memoria collettiva. Le riprese esterne coinvolgono figure come Gerry Cibelli e Flaviano Mattino, che documentano con cura l’intensità di questo legame, mentre sul posto il presidente di Asso.gio.ca., Gianfranco Wurzburger, coordina le attività logistiche.

Una giornata di fede e tradizione

La giornata di oggi, con pellegrinaggio e la presentazione di “Neremadonne”, celebra tutto ciò senza mai perdere il contatto con la realtà della fede, che continua a plasmare vite e spazi urbani. Tra le scene dei riti, le rappresentazioni e le immagini in movimento il senso di appartenenza a una storia fatta di fede popolare e resistenti tradizioni emerge con chiarezza e vigore.

“È un modo per rivivere e raccontare una storia che lega profondamente le comunità del Sud, mantenendo viva una cultura che va oltre l’aspetto religioso,” sottolineano i registi.

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