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Scoperti corpi decapitati e 16 cadaveri su veicolo a culiacán, teatro della guerra tra cartelli della droga

Culiacán, capoluogo dello stato messicano di Sinaloa, torna a far parlare di sé per un episodio di violenza estrema legato alla guerra tra i cartelli della droga. Le autorità locali hanno rinvenuto quattro corpi decapitati, appesi a un ponte stradale alla periferia della città. Poco dopo, a breve distanza, un veicolo abbandonato ha svelato altri sedici cadaveri. Questi eventi confermano il clima di terrore che da mesi opprime la zona e la popolazione.

Il macabro ritrovamento dei corpi decapitati sul ponte di culiacán

Nel pomeriggio di una giornata di fine 2025, le forze dell’ordine di Sinaloa hanno intercettato un quadro agghiacciante alla periferia di Culiacán. Quattro cadaveri legati per i piedi pendevano da un ponte stradale. Ogni corpo mostrava evidenti ferite da arma da fuoco, segno che le vittime erano state giustiziate sul posto o prima della decapitazione. Un sacco di plastica posto vicino ai corpi conteneva le teste separate dai corpi, una scena di violenza brutale che ha scioccato anche gli agenti.

La procura dello stato ha confermato la scoperta senza rilasciare troppi dettagli. Le indagini sono partite subito, mentre la comunità locale si ritrova di fronte a un segnale chiaro: il livello di brutalità dei cartelli è cresciuto ulteriormente. Non a caso, questi atti spaventano la popolazione e intendono mandare un messaggio forte alle fazioni rivali, dimostrando chi mantiene il controllo in questo territorio.

Il veicolo abbandonato con 16 corpi, messaggi e tensioni nella lotta fra bande

Non passano molte ore dal primo ritrovamento e lungo la stessa strada viene trovato un veicolo lasciato incustodito. All’interno, 16 corpi senza vita, ammassati e già in fase di decomposizione avanzata. La maggior parte sembra appartenere a un gruppo nemico rispetto a chi ha commesso la prima strage. Accanto all’auto è stato rinvenuto un messaggio scritto, attribuito a uno dei gruppi coinvolti nella lotta per il territorio. Le autorità, per rispetto delle indagini, non ne hanno rivelato il contenuto.

Questa doppia scoperta segnala un’escalation nel conflitto interno che attraversa Culiacán dal 2019, quando la frammentazione del cartello di Sinaloa ha spinto le varie fazioni a scontrarsi con violenza senza precedenti. Le sondate mostrano come ormai la caccia all’altro non risparmi mezzi o conseguenze, mettendo in secondo piano ogni forma di pietà umana e rispettando solo potere e controllo.

La guerra interna tra los chapitos e la mayiza, radice della crisi di culiacán

Dietro gli episodi di sangue c’è la lotta senza quartiere fra “Los Chapitos” e “La Mayiza”, due fazioni nate dal disgreghamento del cartello di Sinaloa. La frattura si è accentuata dopo il sequestro di un leader appartenente a una delle fazioni rivali. Il responsabile sarebbe uno dei figli di Joaquín “El Chapo” Guzmán, ex boss del cartello, ora detenuto negli Stati Uniti. Il rapito sarebbe stato consegnato agli agenti americani, scatenando rappresaglie violente.

Da allora, Culiacán è diventata una città dove la paura governa le strade. Entrambe le parti armate marciano senza sosta, come dimostrazione di forza verso i rivali e verso chiunque provi a opporsi. Le violenze si manifestano anche con atti plateali, come le decapitazioni o le esecuzioni di massa, che disegnano un quadro difficile da gestire per le forze dell’ordine locali.

Il clima di terrore quotidiano e l’impotenza delle forze dell’ordine

La popolazione di Culiacán vive una situazione che sembra senza via d’uscita. Le strade sono controllate da uomini armati e mascherati, spesso assenti o inadeguati sono gli agenti di polizia a intervenire. Ogni quartiere si trasforma in una zona di guerra, dove la legge sembra non avere presa. I cittadini evitano gli spostamenti superflui, mentre le scuole e i negozi lavorano a singhiozzo per via delle minacce continue.

Secondo i dati raccolti, nell’ultimo anno sono morte più di 1.200 persone in questo conflitto. La violenza ha toccato ogni aspetto della vita sociale: famiglie distrutte, economie locali paralizzate, una paura costante che si infiltra persino nelle stanze più private. Senza provvedimenti efficaci, il rischio è che la situazione peggiori ancora, esponendo ulteriormente Culiacán a nuove azioni sanguinarie da parte dei cartelli in lotta.

Paolo Ludovichi

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