Un intervento di soccorso sul Corno piccolo si è concluso nelle prime ore del mattino dopo una lunga operazione per salvare due alpinisti rimasti coinvolti in un incidente durante la scalata di ieri pomeriggio. L’allarme è scattato dopo la caduta del primo di cordata lungo una delle vie più note del Gran Sasso, la “Spigolo delle Guide”. Le condizioni meteo avverse e la complessità del terreno hanno complicato il recupero, portato avanti con mezzi aerei e a piedi dal Soccorso Alpino e dall’Aeronautica Militare.
L’incidente è avvenuto nel pomeriggio del 13 giugno 2025 sul versante del Corno piccolo, una delle cime del massiccio del Gran Sasso nel territorio abruzzese. Un alpinista di 34 anni, proveniente dalla provincia di Roma, si trovava al primo posto della cordata mentre saliva la via “Spigolo delle Guide”, famosa per la difficoltà e la bellezza del percorso. Durante la scalata, il giovane ha sbagliato l’itinerario, perdendo l’equilibrio e precipitando per diversi metri. Nella caduta ha staccato alcune protezioni, elementi fondamentali per la sicurezza sull’arrampicata in parete, e ha riportato gravi traumi alle gambe e alle braccia.
Il secondo alpinista ha reagito immediatamente cercando di frenare la discesa prolungata del compagno afferrando la corda. Questo gesto gli ha causato ustioni alle mani, segno di quanto la situazione fosse pericolosa e l’impatto violento. Nonostante il grave incidente e le ferite, i due sono riusciti, con prontezza di riflessi, a costruire un punto di sosta di emergenza su una cengia vicino al luogo dell’incidente. Da lì, hanno potuto inviare la chiamata di soccorso, fornendo indicazioni precise sulla loro posizione.
Il soccorso è iniziato con l’intervento dell’elicottero del 118, partito verso il Corno piccolo per raggiungere i feriti via aria. Le condizioni meteorologiche, caratterizzate da forti raffiche di vento e cielo coperto, hanno impedito agli elicotteri di avvicinarsi alla parete e completare il recupero direttamente dall’alto. La zona verticale e scoscesa, unita alle raffiche, ha costretto i tecnici del Soccorso Alpino ad effettuare la discesa arrampicando lungo la via, affrontando tratti complessi e dove ogni passo richiedeva grande concentrazione per evitare ulteriori rischi.
I soccorritori hanno raggiunto gli alpinisti e hanno provveduto a stabilizzare il primo ferito, immobilizzandolo con una barella. Sono partiti poi con il trasporto in discesa lungo tutta la parete fino al più accessibile sentiero Ventricini. Con il calare della notte l’eliambulanza dell’Aeronautica militare ha tentato un secondo avvicinamento, ma la meteorologia proibitiva ha fatto saltare anche questo tentativo. La scelta è stata quindi di proseguire la discesa a piedi per portare il ferito a una zona più sicura e favorevole per l’evacuazione.
Il trasporto a spalla del ferito lungo il sentiero Ventricini ha richiesto energie e tempo. I soccorritori hanno guidato l’alpinista debilitato verso la zona conosciuta come Madonnina, dove alle 3:30 della mattina si è concretizzato un nuovo tentativo di intervento aereo da parte dell’Aeronautica Militare. Questa volta l’elicottero è riuscito ad atterrare o più probabilmente a effettuare un verricello sicuro per prelevare ferito, medico e soccorritori.
I due alpinisti sono stati portati rapidamente in ospedale per valutazioni e cure mediche. Le lesioni riportate dal primo alpinista risultano serie ma compatibili con il salvataggio effettuato. Anche il compagno ha ricevuto assistenza per le ustioni alle mani. Il gruppo del Soccorso Alpino ha concluso il rientro a piedi fino al punto di partenza a Prati di Tivo, località nota base per escursioni e ascensioni sul Gran Sasso. Le operazioni sono terminate quasi all’alba, verso le 6:00, dopo quasi ventiquattro ore di lavoro coordinato e intenso.
Questa vicenda sottolinea la complessità degli interventi in alta montagna, soprattutto in condizioni climatiche difficili, e il ruolo fondamentale di professionalità e preparazione degli operatori di soccorso che agiscono spesso in situazioni critiche.
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