Il processo per le violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020 subisce una nuova battuta d’arresto con il rinvio della testimonianza del medico-psichiatra Raffaele Sperandeo. La sua consulenza era centrale per accertare il trauma psichico subito dai detenuti vittime di pestaggi. Ciò che ora si discute è la validità di quella consulenza e il rispetto del diritto di difesa nel procedimento.
Raffaele Sperandeo, psichiatra incaricato dalla procura, ha svolto le perizie psicologiche sui detenuti colpiti dalle violenze del carcere. La sua consulenza ha evidenziato un trauma psicologico che ha costituito la base per contestare il reato di tortura, il capo d’accusa più grave nel processo. Di fatto, quasi metà degli imputati, tra agenti penitenziari, funzionari del Dap e medici dell’Asl di Caserta, rischiano pesanti conseguenze proprio sulla base delle valutazioni di Sperandeo.
L’importanza del suo lavoro emerge anche dalla mole di imputati a processo: 105 persone coinvolte in ruoli diversi legati all’amministrazione penitenziaria. La consulenza dello psichiatra ha messo in luce gli effetti degli episodi di violenza non solo fisici ma anche psicologici, confermando così le accuse formulate dalla procura.
Il punto centrale che ha bloccato la testimonianza riguarda la possibile irripetibilità di quella consulenza. È stata eseguita subito dopo gli eventi, senza che venisse dato spazio a un confronto con gli imputati o i loro legali. I difensori contestano questo aspetto, sostenendo che l’assenza di contraddittorio ha leso il diritto di difesa.
Questo “vulnus”, come lo hanno definito, rappresenta un ostacolo giuridico significativo. Senza un contraddittorio, la consulenza rischia di diventare un elemento debole o addirittura inutilizzabile nel procedimento penale. Per questo alcune difese hanno chiesto la nullità della perizia, portando alla richiesta di dichiararne l’inutilizzabilità.
A febbraio scorso, i legali di alcuni indagati avevano sollevato per la prima volta la questione, denunciando una compressione irreversibile del diritto di difesa. Le eccezioni hanno procurato tensioni processuali, soprattutto perché la testimonianza di Sperandeo sarebbe determinante a carico di numerosi imputati.
Il presidente del collegio giudicante, Roberto Donatiello, ha ascoltato le richieste durante l’ultima udienza. Dopo una camera di consiglio durata un’ora e mezza, ha deciso di rinviare la decisione sull’utilizzo della consulenza psichiatrica al 18 luglio 2025. A quella data si valuterà se permettere o meno la testimonianza di Sperandeo davanti al tribunale.
Il rinvio mette in stand-by una tappa decisiva del procedimento. Se verrà accolta la tesi dei difensori, la consulenza potrebbe essere esclusa come prova e questo comprometterebbe una parte fondamentale dell’impianto accusatorio. Nel caso contrario, lo stesso Sperandeo sarà chiamato a spiegare di persona i risultati delle sue valutazioni.
Il maxiprocesso riguarda un episodio di violenza dentro il sistema penitenziario che ha avuto un impatto molto ampio, coinvolgendo anche figure mediche e amministrative. Le vicende processuali riflettono un intreccio complesso tra richieste di giustizia e tutela dei diritti degli imputati. Il prossimo passaggio potrà definire meglio la validità delle prove psichiatriche e influire sulle eventuali condanne.
Resta alta l’attenzione sulle decisioni della corte, che dovrà bilanciare il rispetto delle procedure con la ricerca di verità rispetto a fatti gravissimi accaduti durante la pandemia all’interno di una struttura penitenziaria.
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