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Assolto in via definitiva nicola palladino, ex titolare cls calcestruzzi coinvolto nel clan dei casalesi

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Nicola Palladino torna libero da ogni accusa dopo anni di battaglie giudiziarie legate all’inchiesta sulla “scheda ballerina” della Procura di Napoli. L’ex imprenditore, già legato alla Cls Calcestruzzi di Pastorano, era finito sotto la lente d’ingrandimento per presunti collegamenti con il clan dei Casalesi. Ora, la corte d’appello di Napoli getta una nuova luce sul suo caso.

Percorso giudiziario e assoluzioni di nicola palladino

La vicenda giudiziaria di Nicola Palladino è cominciata con l’inchiesta battezzata “il principe e la scheda ballerina”, che si concentrava sulle infiltrazioni delle famiglie Schiavone e Zagaria nelle imprese locali. secondo gli inquirenti, Palladino avrebbe svolto un ruolo imprenditoriale chiave nel settore del calcestruzzo, collaborando con il clan dei Casalesi.

Nel 2013, Palladino ottenne una prima assoluzione in abbreviato, un provvedimento rapido ma fondamentale. Questa sentenza venne poi confermata nel 2017 dalla corte d’appello di Napoli, che riconobbe l’insussistenza delle accuse. A quel punto, la procura generale fece appello in cassazione, che però accolse il ricorso per motivi formali e ordinò un nuovo giudizio di appello. Durante questa nuova fase furono presentate nuove dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Antonio Iovine e Nicola Schiavone, noti esponenti del clan.

Implicazioni economiche e sequestro dei beni per 15 milioni di euro

Tra le misure più rilevanti adottate dalla magistratura vi fu il sequestro di beni per un valore stimato di 15 milioni di euro nei confronti di Palladino. Questa azione mirava a «bloccare» le risorse ritenute frutto o strumento delle attività illecite del clan attraverso l’impresa gestita dall’imprenditore. Il tribunale delle misure di prevenzione di Napoli però annullò successivamente questo provvedimento, riconoscendo una differenza tra la gestione economica effettiva e le accuse mosse negli anni.

Questa decisione ha contribuito a sfumare l’immagine di un imprenditore esclusivamente appoggiato da interessi criminali, mostrando anche l’incertezza di molti elementi raccolti durante le indagini. La complessità di questo filone ha reso il caso ancora più difficile da districare fino alla sentenza definitiva.

Il ruolo dei collaboratori di giustizia nel nuovo processo d’appello

Un passaggio cruciale nel nuovo giudizio di appello si è avuto con il deposito di nuove testimonianze da parte di ex affiliati al clan dei Casalesi, che hanno ampliato la narrazione iniziale. Antonio Iovine, Antonio Panaro, Nicola Schiavone e Francesco Zagaria hanno fornito dettagli sulle dinamiche interne e sulle relazioni tra il clan e gli imprenditori del territorio, tra cui Palladino.

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Queste dichiarazioni hanno pesato molto nella ricostruzione dei fatti, ma alla fine la corte ha stabilito l’insufficienza di prove concrete per confermare un coinvolgimento diretto dell’imprenditore nei presunti affari illeciti. Di fatto, le testimonianze aggiornate non sono riuscite a ribaltare le assoluzioni precedenti.

Il significato della sentenza per nicola palladino e la sua reputazione

Dopo oltre quindici anni di indagini e processi, la decisione della seconda sezione della corte d’appello di Napoli, presieduta da Francica e composta dai giudici Carapella e Valentini, ha chiuso il caso. Gli avvocati di Palladino, Francesco Picca e Paola Tafuro, hanno sottolineato che la sentenza riporta giustizia non solo sul piano legale, ma anche su quello personale.

Il procedimento aveva messo in discussione la reputazione e la dignità di un uomo che ha dovuto affrontare accuse gravi e vasti sequestri. Il verdetto finale restituisce un nome senza macchia, squarciando una lunga ombra di dubbi. Questa conclusione fa emergere la complessità delle inchieste antimafia, dove le prove possono rivelarsi fragili e il limite tra sospetto e realtà molto sottile.

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