Negli ultimi anni, il numero dei giovani rinchiusi negli istituti penali per minorenni in Italia ha conosciuto un significativo incremento. Tra il 2022 e il 2025 si registra un aumento del 55% nelle presenze, un fenomeno che ha riacceso il dibattito su politica penitenziaria, diritti dei minori e strategie di inclusione sociale. In questo contesto, la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà ha aderito all’appello sulla giustizia minorile promosso dall’Associazione Antigone, chiedendo misure urgenti e mirate per affrontare la situazione.
I dati sull’aumento dei giovani detenuti negli istituti penali per minorenni
Secondo una nota diffusa dalla Conferenza nazionale dei Garanti, il numero dei minorenni detenuti è salito da 392 a 611 unità dal 2022 ad oggi. Questa bolla di giovani ristretti nelle carceri per minori rappresenta un segnale di allarme sul modo in cui vengono gestite le misure cautelari e le alternative al carcere in Italia. L’aumento trova una spiegazione principale nell’introduzione del cosiddetto decreto caivano, entrato in vigore nel settembre 2023.
Effetti del decreto caivano
Il decreto ha ampliato le possibilità di custodia cautelare per i minorenni, limitando nel contempo il ricorso a misure alternative come l’affidamento ai servizi sociali o le comunità. L’effetto immediato è stato quindi quello di un ritorno a un modello più restrittivo, in controtendenza rispetto alle pratiche educative precedenti che favorivano il reinserimento e la tutela dei diritti del minore.
Questo incremento ha ripercussioni sulle condizioni di detenzione, sull’organizzazione degli istituti e sugli stessi progetti educativi e rieducativi che, fino a pochi anni fa, erano considerati innovativi rispetto ad altri paesi europei.
Le preoccupazioni dei garanti sul modello di giustizia minorile in italia
Samuele Ciambriello, garante della campania per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale e portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti, ha espresso preoccupazione per la deriva che sta prendendo la giustizia minorile in Italia. Secondo Ciambriello, il decreto caivano ha messo in crisi esperienze e modelli pedagogici che in passato avevano collocato il paese tra i più avanzati d’Europa nell’approccio ai minori detenuti.
La visione di samuele ciambriello
Ciambriello ha sottolineato che la risposta penale oggi tende a connotarsi più per la punizione che per la funzione educativa e di tutela, mentre è urgente tornare a una cultura che guarda all’accudimento e all’educazione. Ha ricordato che, in larga parte, i minori detenuti sono stranieri, e ha evidenziato la necessità di attivare programmi di mediazione culturale e inserimento sociale che sappiano rispondere a queste specifiche esigenze.
L’intenzione è di rilanciare una visione che coinvolge non solo i direttori degli istituti e il dipartimento di giustizia minorile, ma anche la rete di figure sociali, mediatori linguistici, educatori e operatori capaci di ascoltare e accompagnare i ragazzi nella loro crescita.
Richieste di interventi concreti per personale e formazione
Il garante Ciambriello ha ribadito che è necessario investire in personale formato e qualificato. Serve un rafforzamento nell’assunzione di educatori e assistenti sociali abilitati ad operare nel contesto penale minorile. Questi professionisti dovrebbero intervenire per promuovere percorsi di rieducazione efficaci e per svolgere funzioni di mediazione e supporto ai giovani detenuti.
Non basta: anche gli agenti di polizia penitenziaria e il personale socio-sanitario impiegato nelle carceri minorili devono affrontare corsi di formazione specifici sui diritti di bambini e adolescenti. Serve una preparazione adeguata per gestire la vulnerabilità e le potenzialità di questi giovani, prestando attenzione particolare alla loro origine straniera e alle difficoltà linguistiche e culturali che spesso incontrano.
L’obiettivo è evitare che il carcere minorile diventi solo un luogo di punizione, ma resti uno spazio nel quale i ragazzi possano essere ascoltati, sostenuti e preparati a reinserirsi nella società. Al momento, le richieste della Conferenza dei Garanti portano all’attenzione della politica e delle istituzioni un problema che coinvolge non solo l’ordinamento giuridico ma anche il tessuto sociale nel suo complesso.