Il bollo auto subirà modifiche importanti a partire da gennaio 2026. Tra le nuove disposizioni c’è l’obbligo di pagare l’imposta in un’unica soluzione per tutte le auto immatricolate dal nuovo anno, mentre restano ferme le condizioni per i veicoli già circolanti. Queste misure sono parte del 17esimo decreto attuativo della riforma fiscale approvata dal Consiglio dei ministri con l’obiettivo di semplificare i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione. Vediamo nei dettagli come cambiano le scadenze, le modalità di pagamento e chi sarà coinvolto da queste novità.
Per i veicoli immatricolati dal 2026 il bollo auto dovrà essere versato in un’unica soluzione annuale. Questo significa che non si potrà più pagare a rate, come accade attualmente in alcune regioni o per alcune categorie di veicoli. L’imposta rimarrà calcolata in base alla potenza del veicolo e alla sua classe ambientale, criteri che definiscono l’importo da liquidare.
Il pagamento dovrà essere effettuato entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di immatricolazione del veicolo. Per esempio, se un’auto viene immatricolata in aprile, il bollo va pagato entro fine maggio. La stessa scadenza varrà per gli anni successivi. Questo sistema permette un calcolo preciso delle scadenze, legando il versamento al mese di registrazione del veicolo.
Va chiarito che il bollo è una tassa regionale: ciascuna regione gestirà le aliquote, le scadenze e le eventuali esenzioni presenti sul territorio. Il versamento deve sempre avvenire nella regione dove il proprietario è residente al momento del pagamento. Per i residenti in regioni diverse da quelle di immatricolazione del veicolo, la tassa si paga sempre nell’area di residenza anagrafica.
Queste regole si applicano solo ai veicoli immatricolati da gennaio 2026 in poi. I veicoli già presenti in circolazione continueranno a seguire le disposizioni attuali, comprese le modalità di pagamento a rate ove previste.
Il pagamento del bollo auto sarà obbligatorio anche per i veicoli sottoposti a fermo amministrativo. Prima del 2026, infatti, una sentenza della Corte Costituzionale del 2017 aveva riconosciuto l’esenzione dal bollo per quei veicoli non circolanti a causa del fermo, di solito derivante da gravi violazioni del Codice della Strada. Questa deroga verrà eliminata.
Dal 2026 chi ha una vettura sospesa sotto fermo dovrà comunque ritirare il bollo e pagarlo anche se il veicolo resta fermo per motivi amministrativi. Questo obbligo nasce dalla volontà di uniformare la tassa e la sua riscossione evitando disparità tra chi può o meno circolare con la propria auto.
Questa norma interessa principalmente chi, per violazioni gravi come la guida senza assicurazione o altre infrazioni rilevanti, ha subito il fermo del mezzo. Anche con il divieto di utilizzo su strada, il proprietario rimane responsabile del pagamento della tassa annuale.
Restano invece esclusi dal pagamento i veicoli radiati o cancellati dal PRA, così come le vetture dichiarate definitivamente non circolanti.
Per quanto riguarda i veicoli usati, il bollo auto spetta a chi risulta proprietario del mezzo al Pubblico Registro Automobilistico il primo giorno del periodo tributario. L’anno di riferimento decorre dal primo giorno del mese in cui l’auto è stata immatricolata originariamente.
Ad esempio, se un’auto è stata immatricolata per la prima volta a marzo, ogni anno il bollo dovrà essere pagato entro l’ultimo giorno di marzo, qualunque sia il proprietario in quel momento. La tassa non è proporzionale alla durata del possesso ma segue la scadenza del veicolo in base alla sua immatricolazione.
Questo vuol dire che anche chi acquista un’auto usata dovrà verificare quando cade il termine di scadenza del bollo e provvedere al pagamento indipendentemente dal mese di acquisto. Nei trasferimenti di proprietà il cambio di intestazione al PRA farà sì che la responsabilità del versamento dell’imposta passi al nuovo proprietario solo dal mese di riferimento.
Le regole, comunque, non si differenziano sostanzialmente da quelle già vigenti e restano un punto fisso per gli automobilisti che acquistano veicoli di seconda mano.
Il superbollo, la tassa aggiuntiva che si applica ai veicoli più potenti, resta confermato senza modifiche. Questa tassa riguarda i mezzi con potenza superiore ai 185 kilowatt e si tratta di un costo extra rispetto al bollo ordinario.
In passato erano circolate voci su un possibile abolizione di questa maggiorazione, ma il governo ha deciso di mantenerla così com’è. Quindi, chi possiede o acquisterà un veicolo con potenza elevata dovrà continuare a versare l’importo aggiuntivo previsto dalla normativa in vigore.
Il superbollo serve a rendere più costoso il possesso di auto ad alte prestazioni e si applica indipendentemente dalle altre modifiche in arrivo sul bollo ordinario.
Il mantenimento del superbollo sottolinea la volontà delle istituzioni di limitare l’impatto ambientale e di spingere verso veicoli meno inquinanti, mantenendo una tassazione specifica per i mezzi più energivori.
A conti fatti, il 2026 porta con sé un cambiamento netto per chi prende una macchina nuova: niente più pagamenti frazionati e nuove responsabilità per chi ha veicoli fermi. I proprietari dovranno organizzarsi per rispettare le nuove scadenze e continuare a seguire i dettagli decisi dalle loro regioni di residenza.
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