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Come la riperimetrazione riduttiva del Sin Valle del Sacco cambia la strategia contro l’inquinamento dopo anni di proteste

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La vicenda della Valle del Sacco torna al centro del dibattito ambientale e politico nel Lazio, dopo che molti anni di proteste sulle condizioni di inquinamento della zona sembrano scontrarsi con nuove scelte sul perimetro del Sito di interesse nazionale . Attivisti, politici e associazioni hanno spesso denunciato i rischi per la salute causati dall’inquinamento di aria, acque e terreni in questa importante area, tra Colleferro e Ceprano. Di recente, la decisione di ridurre l’estensione del Sin da livello nazionale a regionale ha sollevato nuove domande sulle reali intenzioni di chi governa il territorio e sulla tutela delle popolazioni coinvolte. Il dibattito è incandescente perché riguarda non solo questioni ambientali, ma anche la coerenza di chi difende quel territorio o governa mettendo mano alle normative.

La lunga battaglia contro l’inquinamento nella valle del sacco

Da tempo la Valle del Sacco è teatro di manifestazioni e proteste pubbliche che sottolineano i gravi problemi ambientali. La cosiddetta “grande puzza”, la schiuma maleodorante che affiora nel fiume, i pesci morti, gli studi che mostrano tassi elevati di tumori e contaminazioni nei terreni sono temi ben noti in quella zona. Personaggi politici come l’onorevole Massimo Ruspandini e l’ex sindaco di Ceccano Roberto Caligiore hanno guidato queste lotte, per anni hanno denunciato la situazione in nome del diritto a respirare aria pulita e a vivere in sicurezza. La pressione sulle istituzioni era chiara: bonifiche immediate, controlli, misure sanitarie dedicate. Nel dicembre 2020, Ruspandini insieme all’assessore regionale Righini, firmò un documento che denunciava la mancanza di strutture sanitarie specifiche per trattare le malattie tumorali legate all’inquinamento della Valle. In quegli anni la situazione veniva definita “estesa e pericolosa”, con dati preoccupanti sulle polveri sottili e altri inquinanti.

Il passaggio dal sin nazionale al sin regionale e la sospensione del decreto

Nel 2016 era stato definito per decreto il perimetro del Sin Valle del Sacco, esteso su 7.300 ettari e comprendente 19 comuni con oltre 200mila abitanti e 79 aziende. Quell’area era stata riconosciuta un importante Sito di interesse nazionale dopo una lunga battaglia legale, soprattutto a seguito di una sentenza del 2014 che aveva ristabilito il suo status dopo un tentativo di declassamento del 2013. Questo riconoscimento era cruciale per poter avviare interventi di bonifica su larga scala. Nel maggio del 2022, però, il governo guidato da Mario Draghi insieme al ministro Cingolani dispone la sospensione del decreto di perimetrazione del Sin. Anche la regione Lazio con Zingaretti esprime consenso su questa decisione. Da quel momento si moltiplicano le critiche dal centrodestra che vede in questa scelta una riduzione dell’impegno verso la tutela ambientale e la salute pubblica del territorio. Nonostante l’opposizione, il Ministero della Transizione ecologica boccia ufficialmente la richiesta di riperimetrazione riduttiva a luglio 2022, proteggendo così l’estensione del Sin.

Le nuove posizioni politiche e la riperimetrazione riduttiva nel 2024

Da quell’epoca in poi l’approccio di alcuni protagonisti politici cambia in modo evidente. Massimo Ruspandini, fino a pochi anni fa in prima linea contro l’inquinamento, nell’autunno del 2024 parla apertamente di un ambientalismo “eccessivo” che avrebbe cavalcato la questione della valle solo per scopi elettorali. A fine 2024 esprime la necessità di alleggerire i vincoli del Sin, proteggendo solo i territori dove l’inquinamento dell’acqua e del terreno è realmente pericoloso. Il punto centrale diventa così il tentativo di semplificare procedure tecniche e amministrative che limitano lo sviluppo delle imprese e la vita quotidiana delle famiglie nei comuni coinvolti. Per i sostenitori di questa posizione, si tratta di eliminare paure non giustificate e rendere più trasparente la situazione ambientale. La svolta segna una distanza netta rispetto alle battaglie passate, riallineando la posizione politica verso una linea più favorevole al mondo produttivo, senza però negare l’esistenza dell’inquinamento.

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Le criticità e le tensioni sul territorio dopo le scelte governative

La Valle del Sacco resta un caso complesso e simbolico di conflitti tra tutela ambientale e interessi economici. L’area presenta un inquinamento cronico e la necessità di bonifiche è stata ampiamente riconosciuta da più parti nel passato. Lo scontro odierno nasce dal tentativo di rivedere il confine del Sin, con il rischio di escludere territori gravemente contaminati, secondo le associazioni ambientaliste e alcuni amministratori locali. Le preoccupazioni riguardano inoltre la mancanza di nuovi interventi sanitari dedicati e aggiornamenti su un registro tumori specifico per la valle. La politica locale e regionale vive tensioni evidenti, mentre il governo cerca un equilibrio tra impegni ambientali e rilancio dell’economia. I cittadini, nella maggior parte dei casi, attendono risposte concrete e azioni effettive, non solo dichiarazioni o riduzioni di perimetri che possono ridurre i controlli.

La vicenda del Sin Valle del Sacco è quindi ancora aperta e in piena evoluzione. I prossimi mesi diranno come questa zona importante del Lazio vedrà affrontati i tanti nodi irrisolti, tra tutela della salute, gestione ambientale e sviluppo economico.

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