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Dalle sfide allo sviluppo: come le comunità interne d’Abruzzo resistono allo spopolamento

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Nel cuore dell’Abruzzo, nelle aree interne, emerge una spinta forte verso il futuro. La resistenza allo spopolamento prende forma attraverso la collaborazione tra istituzioni e comunità, capace di mantenere servizi fondamentali per giovani, anziani e famiglie. L’incontro recente a Navelli ha raccolto voci e progetti per ridare vita ai piccoli comuni, puntando su modelli concreti di innovazione sociale e coesione territoriale.

I servizi essenziali al centro delle strategie contro lo spopolamento

Il sindaco di Navelli, Paolo Federico, ha puntato i riflettori sulla qualità dei servizi offerti localmente. In un territorio fragile come quello delle aree interne, il successo dipende da iniziative come l’apertura di nidi, centri sociali per anziani, assistenza domiciliare, scuole e punti di pronto intervento. Federico ha illustrato come, negli anni, questi servizi abbiano rappresentato una forza per mantenere la comunità viva e attrattiva per chi ci vive.

Il sistema di segretariato sociale, che aiuta le persone a orientarsi tra le molteplici offerte di supporto, rappresenta un altro tassello prezioso nel mantenere le condizioni per una permanenza stabile sul territorio. Il discorso del sindaco sottolinea quanto sia indispensabile puntare su strutture concrete piuttosto che su grandi investimenti infrastrutturali non sempre sostenibili.

Il convegno di navelli, un momento di confronto tra i protagonisti delle aree interne

Nel centro storico di Navelli, simbolo della tenacia delle zone montane d’Abruzzo, si è svolto un convegno che ha raccolto amministratori, rappresentanti istituzionali e associazioni. Il tema centrale ha riguardato la costruzione di “comunità resilienti” capaci di reagire alle difficoltà causate dallo spopolamento e dal rallentamento economico. L’evento, promosso dall’associazione Location, ha messo insieme i principali attori del territorio per parlare di servizi sociali, infrastrutture minime e sviluppo locale.

Nei giorni scorsi, nella sede comunale di Navelli, le discussioni si sono concentrate sulla necessità di mettere le persone, e non soltanto le grandi opere, al centro della rinascita dei piccoli paesi. Emerse sono state la volontà di mantenere i servizi sul territorio e di creare una rete di collaborazione tra enti locali, comunità e soggetti privati. La varietà di ospiti – dai sindaci all’assessore regionale alle politiche sociali – ha dato non solo peso istituzionale all’incontro, ma anche concretezza nelle proposte.

L’impegno degli enti e delle istituzioni regionali per la ricostruzione sociale

Nel dibattito sono intervenuti rappresentanti con ruoli chiave nella gestione dei territori colpiti da fenomeni come il sisma e lo spopolamento. Roberto Santangelo, assessore regionale al sociale e cultura, ha porto l’attenzione sull’integrazione di politiche culturali e sociali, fondamentali per creare legami forti tra le persone. Manuela Tursini, assessore alle politiche sociali del Comune dell’Aquila, ha argomentato sulle misure che si mettono in campo per sostenere famiglie e giovani.

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Al tavolo erano presenti anche diversi sindaci e rappresentanti delle unioni montane. Massimo Verrecchia e Pierpaolo Pietrucci, consiglieri regionali, e Gianni Anastasio, presidente Ecad e sindaco di Pizzoli, hanno discusso delle strategie più efficaci per far dialogare istituzioni e comunità. Infine, gli uffici speciali per la ricostruzione del cratere e dell’Aquila hanno rassicurato sulla disponibilità a supportare concretamente le attività sul territorio.

La visione comune: un futuro possibile nelle aree interne d’abruzzo

Il convegno a Navelli porta a galla un messaggio chiaro: il valore delle aree interne non si misura solo in termini economici o infrastrutturali, ma nella capacità delle comunità di restare unite, sostenersi e offrire servizi vitali. L’esperienza di Navelli spinge altri comuni ad adottare modalità simili, con un approccio di collaborazione e progetti condivisi.

Anche se lo spopolamento resta una minaccia per molte frazioni montane, è la presenza e la cura dei servizi sociali, educativi e sanitari a trattenere le persone. Il senso di appartenenza e la voglia di non lasciare pezzi di territori vuoti sono tra i motivi che guidano amministrazioni e cittadini. Il tavolo ha mostrato come, lavorando insieme, si possa delineare una strada per il futuro dell’Abruzzo interno che non sia solo sopravvivenza, ma anche rinascita.

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