Dash rappresenta un punto di riferimento nella casa di molte famiglie italiane dal 1965, quando Procter & Gamble introdusse il detersivo in Italia. In sessant’anni il marchio ha saputo cambiare pelle e linguaggio, mantenendo però un legame forte con il pubblico, tra pubblicità memorabili e prodotti innovativi. Quest’anno, il brand celebra il suo anniversario con una campagna speciale che unisce promozioni commerciali e omaggi per chi ha seguito le sue tappe.
Nel 1965 Dash è arrivato nelle case italiane grazie a Procter & Gamble, presentandosi come un detersivo capace di unire pulizia e divertimento. Tra gli anni Sessanta e Ottanta ha usato mezzi di comunicazione molto popolari, come i fotoromanzi e i programmi Caroselli, per farsi conoscere. Il fustino cilindrico, diventato il simbolo del prodotto, veniva ricordato per il claim “più bianco non si può”.
Nei decenni successivi, lo spot chiamato “Lo scambio impossibile” ha segnato un momento importante della pubblicità italiana. Paolo Ferrari, noto attore, proponeva di sostituire due confezioni di un comune detersivo con una di Dash, quasi come un esperimento per confermare la fedeltà delle consumatrici al prodotto. Questi passaggi hanno stabilito una presenza capillare e riconoscibile nel mercato.
Il marchio ha sempre scelto testimonial famosi, dal piccolo schermo al teatro, con nomi come Enrico Brignano e regie di registi noti come Paolo Genovese. Questa strategia ha permesso a Dash di rimanere rilevante e vicino alle famiglie italiane, adattandosi alle mode e ai modi di comunicare sempre nuovi.
Dash ha seguito il cambiamento dei bisogni in casa e della tecnologia tessile, aggiornando continuamente la sua offerta. Vittorio Sapio, a capo del marketing di Procter & Gamble Italia, ha ricordato come il prodotto abbia proposto nuove formule e confezioni più pratiche col passare degli anni.
Dagli inizi con il Perboratex nei detersivi in polvere e il classico fustino, Dash ha poi introdotto in Italia, nel 1982, la “valigetta” per la polvere, che facilitava il trasporto e la conservazione. Nel 2010, il detersivo monodose ha segnato una svolta verso la praticità e il risparmio di dosaggio. Più recentemente, la gamma Dash Power ha permesso di lavare a freddo e in cicli brevi, riducendo consumi e impatto ambientale.
Anche il packaging si è evoluto per migliorare accessibilità e inclusività, con confezioni studiate per diverse esigenze degli utenti, confermando una scelta di sostenibilità che risponde anche alle nuove sensibilità ecologiche.
Per celebrare l’importante ricorrenza, Dash ha ideato una campagna chiamata “Relax, da 60 anni lava Dash”. Chi acquisterà i prodotti riceverà un rimborso del 60% in buoni spesa, un incentivo concreto che premia la fedeltà. Inoltre, verrà messo in palio il fustino cilindrico in edizione limitata, un oggetto destinato a collezionisti e appassionati di memorabilia della pubblicità.
La nuova grafica del marchio presenta un logo celebrativo, con il numero 60 che si fonde in un simbolo infinito, adatto a rappresentare la longevità del brand. Una presenza mirata su social network coinvolgerà vari influencer per raggiungere anche le nuove generazioni, confermando Dash come un marchio sempre presente, in grado di parlare linguaggi diversi.
Paolo Grue, presidente di Procter & Gamble Italia, ha definito Dash un “lovemark” per gli italiani, un marchio capace di entrare non solo nelle case ma anche nei ricordi affettivi grazie alla sua affidabilità e alla capacità di rinnovarsi. Questo rapporto si è costruito anche sul piano sociale.
Nel 1987 Dash ha avviato un progetto chiamato “Missione Bontà”, prima iniziativa di tipo ‘Cause Related Marketing’ in Italia, collaborando con associazioni come Abio Italia Onlus, Action Aid e Unicef. Per più di vent’anni ha portato avanti attività a favore di bambini in difficoltà. Recentemente ha proseguito con Fondazione Banco Alimentare Onlus e ha sostenuto l’Ospedale Spallanzani di Roma durante la pandemia, raccogliendo fondi e dimostrando attenzione verso il sociale.
Un marchio con radici profonde, quindi, che ha saputo indirizzare parte dei suoi valori anche verso chi ha bisogno, mantenendo vivo il legame con la società italiana di cui fa parte da sessant’anni.
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