La vicenda giudiziaria legata alla morte di giovanni mastrodomenico si è conclusa ieri mattina in tribunale a latina, dopo quasi undici anni. L’operaio, 49 anni, perse la vita in un cantiere ai piedi dei monti lepini nella periferia della città. Il caso, che ha scosso la comunità locale, ha visto la condanna di due imputati e l’assoluzione di un terzo, con pene commisurate al ruolo nel cantiere e nelle responsabilità di sicurezza. Il processo ha acceso ancora una volta i riflettori sulle condizioni di lavoro nei cantieri italiani.
Il tragico incidente del 22 dicembre 2014 sul cantiere ai monti lepini
La mattina del 22 dicembre 2014, giovanni mastrodomenico stava svolgendo lavori di sistemazione in un centro espositivo poco distante da via bassianese, nella zona dei monti lepini. A quel punto, mentre era su un ponteggio a un’altezza superiore ai cinque metri, cadde rovinosamente riportando ferite gravissime. Il crollo fu fatale. Da subito si ipotizzò una violazione delle norme di sicurezza a causa della struttura provvisoria, ritenuta non conforme a quanto previsto dalla legge.
Il pm di allora, cristina pigozzo, segnalò come il ponteggio fosse stato realizzato in difformità dalla normativa, sottolineando le mancanze che avrebbero favorito l’incidente. La tragedia sollevò dubbi e polemiche sulle misure adottate dalla ditta che eseguiva i lavori e su chi affidava e controllava i lavori nel cantiere. L’evento ripropose una questione delicata, quella della sicurezza sul lavoro e delle responsabilità dei vari soggetti coinvolti.
La sentenza del tribunale monocratico di latina e le responsabilità penali
Dopo anni di indagini e udienze, ieri il giudice monocratico mario la rosa ha emesso la sentenza riguardante i tre imputati accusati di omicidio colposo. Due di loro sono stati condannati a due anni di reclusione: uno è il proprietario dell’immobile, con le iniziali b.l., l’altro è c.q., titolare dell’azienda incaricata dei lavori. Entrambi sono stati ritenuti responsabili delle carenze che hanno portato all’incidente fatale.
Il terzo imputato, g.c., coordinatore della sicurezza del cantiere, è stato assolto. Il giudice ha stabilito che non ci fossero elementi sufficienti a collegare responsabilità penali dirette alla sua omissione o negligenza. Questa decisione ha evidenziato come nel procedimento siano emerse differenze di ruoli e responsabilità nelle misure di sicurezza e nell’organizzazione del lavoro.
Il tribunale ha inoltre disposto il risarcimento a favore dei familiari della vittima, assistiti da un pool di avvocati, che dovrà essere definito in un procedimento separato. Questa fase mira a riconoscere il danno subito dalla famiglia mastrodomenico e garantire un sostegno economico per la perdita subita.
I prossimi passi: ricorso in corte d’appello e ulteriori sviluppi legali
La pubblicazione della sentenza rappresenta un passaggio importante, ma il processo non è concluso. Una volta depositate le motivazioni del giudice, la difesa dei condannati ha già annunciato l’intenzione di ricorrere in corte d’appello. Il ricorso cercherà di rivedere i punti critici del verdetto, mettendo in discussione i criteri con cui è stata valutata la responsabilità penale degli imputati.
Parallelamente, gli inquirenti avevano contestato anche la violazione delle normative sulla sicurezza sul lavoro come aggravante. La questione resta centrale nelle indagini e nel dibattito pubblico locale, dal momento che manifesta le problematiche persistenti nel garantire condizioni di lavoro sicure nei cantieri.
Il caso mastrodomenico conferma come la giustizia richieda tempo per accertare le responsabilità in tragedie simili, spesso avvolte da complessità tecniche e legali. Intanto, la sentenza di ieri ricompone parte degli eventi accaduti quella mattina di dicembre 2014, e segna un punto di riferimento per la tutela dei lavoratori nella provincia di latina.