Padre Giuseppe Di Gennaro si è spento a Napoli, nella struttura di assistenza situata sulla collina di Posillipo. Uomo di fede e cultura, gesuita e poeta, ha trascorso più di cinquant’anni all’Aquila, dove ha lasciato una traccia profonda nel mondo accademico, spirituale e sociale. Questo articolo ripercorre la sua vita, il suo impegno e il legame con una città che ha definito “una Gerusalemme rovesciata”.
Giuseppe Di Gennaro nacque a Vico Equense nel 1932. Arrivò all’Aquila nel 1968, chiamato dall’allora rettore Ernesto Pontieri per partecipare alla nascita dell’Università statale della città. Fu proprio grazie a lui che l’ateneo riuscì ad acquisire il palazzo dei Gesuiti, una sede che diventò simbolo di quell’impegno culturale e spirituale.
Padre Di Gennaro amava raccontare la sua prima impressione: “Quando sono arrivato, ho subito respirato l’aria meravigliosa di questa città”. Per lui l’Aquila rappresentava un luogo di sofferenza e rinascita, in particolare dopo il terremoto del 2009 che provocò ingenti danni anche alla casa ‘Dono di Gesù’. Questa struttura fu per lo più ricostruita negli anni seguenti, a testimonianza della forza con cui la comunità locale ha voluto rialzarsi.
Il suo lavoro accademico si espresse soprattutto nell’insegnamento della lingua e letteratura spagnola presso l’Università dell’Aquila e nella cattedra di Storia della cultura spagnola alla Lumsa di Roma. Ma la sua figura superava il semplice ruolo di docente. Nel capoluogo abruzzese fondò l’Università della Preghiera, un centro dedicato allo studio e alla meditazione, ispirato dalla spiritualità di sant’Ignazio di Loyola.
Questo progetto ricevette l’attenzione di figure note a livello internazionale, tra cui madre Teresa di Calcutta, che visitò personalmente l’università. Padre Di Gennaro guidava gli esercizi spirituali, sia in presenza sia online, aprendo la riflessione a un pubblico ampio e diversificato. Inoltre, si occupò di tematiche sociali, dirigendo il Servizio terapeutico assistenziale Più Vita, destinato agli ammalati di tossicodipendenza.
Nel 1980, durante la visita di papa Giovanni Paolo II all’Aquila, padre Di Gennaro rappresentò le associazioni culturali locali, mettendo in luce il ruolo vivace della città sul piano religioso e culturale. La sua rete di contatti comprendeva personalità di rilievo come il cardinale Carlo Maria Martini e il filosofo bulgaro Cvetan Todorov, oltre ad altri esponenti politici e religiosi internazionali.
Nonostante l’ordine dei gesuiti avesse deciso di lasciare l’Aquila, lui rimase l’ultimo rappresentante della compagnia, proseguendo la sua opera e consolidando un punto di riferimento stabile per la comunità locale.
Il pomeriggio del giorno del suo funerale è stata celebrata una messa in suo onore all’interno della struttura dell’Università della Preghiera. Un momento di raccoglimento per chi ha avuto modo di conoscerlo e apprezzarne il lavoro.
La sua morte ha lasciato un vuoto tangibile, soprattutto nella vita culturale e religiosa dell’Aquila, dove le sue parole e il suo operato sono ancora vivi tra studenti, fedeli e residenti. L’eredità di padre Giuseppe Di Gennaro resta un segno concreto della sua presenza nella città e oltre, dal cuore del sud fino al nord Italia.
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