La giunta regionale del Lazio si prepara a un rimpasto che riguarda due assessori di Forza Italia, ma il presidente Francesco Rocca mantiene la linea della calma in attesa che il partito formali le nuove proposte. La situazione tra i vertici azzurri mostra una spaccatura netta, con alcuni gruppi che chiedono un cambio di passo nella rappresentanza politica regionale. Intanto, a livello locale e provinciale emergono fratture e scontri che indicano un momento particolarmente teso per Forza Italia nel Lazio, tra rivalità tra correnti e conflitti sulle alleanze. I fatti si inseriscono nel quadro più ampio della partita nazionale che investe la guida del partito.
Il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca, ha confermato la volontà di procedere alla sostituzione dei due assessori di Forza Italia soltanto dopo aver ricevuto la richiesta ufficiale del partito con i nomi dei nuovi incaricati. I due assessori coinvolti sono Giuseppe Schiboni, con deleghe a urbanistica, lavoro, scuola, formazione, ricerca e merito, e Luisa Regimenti, con incarichi su personale, polizia locale, enti locali, sicurezza urbana e università. Il partito azzurro ha avanzato questa richiesta per dare un “cambio di passo” all’azione politica regionale, senza mettere in discussione la fiducia nei confronti degli attuali rappresentanti.
Sempre secondo fonti interne, raccolte dall’agenzia Nova, il gruppo consiliare di Forza Italia, con il capogruppo Giorgio Simeoni primo firmatario, ha protocollato un documento con questa richiesta, sottolineando l’ampliamento delle deleghe e la necessità di una rappresentanza più rispondente alla nuova realtà politica. I nomi in ballo per sostituire Regimenti e Schiboni sono Pino Cangemi, vicino a Lotito, per il primo incarico, e Cosmo Mitrano, legato a Fazzone, per la seconda delega. Si tratta di un segnale importante che segna la marginalizzazione dell’area legata ad Antonio Tajani, sostenitore di Regimenti, che resta fuori dall’esecutivo di Rocca. Proprio per Schiboni e Regimenti sono state comunque individuate collocazioni alternative nella rete del centrodestra regionale, segno che non si tratta di un’autentica espulsione ma di un riassetto interno.
La manovra regionale assume riflessi particolari se si considera la situazione nazionale di Forza Italia. Il ministro degli esteri e vicepremier Antonio Tajani vive infatti una fase di incertezza sul suo ruolo di leadership, specie dopo le parole di Pier Silvio Berlusconi che recentemente ha chiesto “presenze nuove e idee nuove” nel partito. Berlusconi ha inoltre preso le distanze da alcune proposte politiche di Tajani, come lo ius scholae, chiarendo che tali indicazioni non provengono da lui o dalla sorella Marina.
La figura del coordinatore regionale Claudio Fazzone si muove in questo contesto con una strategia precisa, opponendosi a Tajani e lavorando per rafforzare la sua presenza nel Lazio attraverso nomine e scelte politiche. Anche se in apparenza la nota pubblicata dal gruppo azzurro è stata minimizzata come una semplice questione interna, è evidente che l’area Tajani viene tagliata fuori dalla giunta regionale mentre le componenti di Fazzone e Lotito si ritagliano ruoli più forti. Non si tratta di alleanze strette: le due correnti hanno interessi e approcci distinti che complicano la gestione del partito.
Il comune di Frosinone rappresenta un altro campo di tensione per Forza Italia laziale. Qui il partito, guidato dalla coordinatrice provinciale Rosanna Chiusaroli sotto l’egida di Fazzone, ha scelto di uscire dalla maggioranza di governo cittadina. Una decisione che ha generato polemiche sia tra gli stessi azzurri che tra gli alleati del centrodestra. Fratelli d’Italia ha aperto discussioni per cercare di ricucire il centrodestra, ma le divisioni in consiglio comunale restano evidenti.
Il sindaco Mastrangeli si trova così a guidare una maggioranza variegata e instabile, dopo che nove consiglieri di centrodestra eletti nel 2022 si sono schierati all’opposizione. Le fibrillazioni interne a Forza Italia, unite anche alla scarsa intermediazione della Lega e di Nicola Ottaviani, fermo nel suo dialogo con Ruspandini, hanno fatto naufragare ogni tentativo di ricomposizione. Questo scenario di frammentazione lascia aperta la possibilità che alle prossime elezioni comunali vi siano almeno due candidati riconducibili all’area moderata, mentre Forza Italia sembra intenzionata a non sostenere Mastrangeli per il secondo mandato.
Nel territorio di Sora la situazione di Forza Italia ha subito forti scosse dopo il congresso provinciale. L’area di Fazzone, con il supporto di De Meo e Marrocco, ha preso in mano la segreteria, scegliendo come segretario provinciale Sergio Cippitelli a scapito di Vittorio Di Carlo, vicino a Tajani. Questa mossa ha acuito gli scontri interni e provocato dimissioni nel direttivo cittadino, come quelle di Serena Petricca e Salvatore Meglio.
Il comune di Cassino mostra una linea politica meno aggressiva, con settori di Forza Italia che hanno adottato un atteggiamento di sostegno soft al sindaco di centrosinistra, evitando posizioni di scontro aperto. Questa posizione, rafforzata dall’influenza di Fazzone tramite la coordinatrice Chiusaroli, ha contribuito alla caduta del precedente sindaco di centrodestra Carlo Maria D’Alessandro nel 2019. La scelta di strategia morbida nei confronti del Pd rappresenta un elemento nuovo che potrebbe avere riflessi sugli equilibri interni al partito.
Un altro episodio che evidenzia le tensioni nel partito riguarda la richiesta di radiazione avanzata dal direttivo provinciale nei confronti di Samuel Battaglini, giovane dirigente vicino a Gasparri, Barelli e Tajani. Questa iniziativa mette in luce un confronto aperto tra gli esponenti più legati al senatore di Fondi e chi invece segue Fazzone.
Il senatore dimostra una forte influenza sui territori, intervenendo direttamente nelle decisioni chiave. Al contrario, il vicepremier Tajani mostra un radicamento meno solido nella regione, spesso in contrapposizione con Fazzone. Lo scontro tra queste figure fa prevedere che la leadership regionale continuerà a essere dominata dalle correnti più forti, almeno nel breve termine, anche mentre Forza Italia cerca di definire la sua nuova identità.
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